Da Camerino a Forlì, in mostra un tesoro della Pinacoteca
Camerino – C’è un po’ di Camerino nell’importante mostra inaugurata sabato ai Musei San Domenico di Forlì alla presenza del ministro Maria Elena Boschi. L’opera attribuita a Giovanni Angelo d’Antonio – raffigurante La Madonna in trono col Bambino tra san Nicola da Tolentino e sant’Amtonio abate datata1149 – è infatti in esposizione alla mostra dal titolo “Piero della Francesca. Indagine su un mito”, che resterà aperta fino al 26 giugno. “Si tratta – ha affermato il sindaco Gianluca Pasqui – di un evento espositivo che in soli due giorni ha fatto parlare i più importanti critici e studiosi. Da domenica le pagine culturali di molti quotidiani riportano autorevoli pareri su questa mostra. La scelta di prestare l’opera custodita nella nostra Pinacoteca, quindi, è strategica per la città, perché, una volta acquisiti i pareri favorevoli delle autorità competenti e garantita quindi l’incolumità dell’opera, ci è sembrato un buon modo per promuovere il nostro territorio. Camerino ha tanto da offrire ai suoi visitatori e anche il prestito di alcuni nostri tesori, per eventi culturali di assoluto livello, diventa un modo per richiamare turisti”.
“Le opere di Piero della Francesca esposte nella mostra che porta il suo nome sono quattro – afferma la curatrice delle collezioni civiche, Barbara Mastrocola – Ma, come sottolinea Gianfranco Brunelli, direttore generale del comitato scientifico, a Forlì non si mette in scena un’affabulazione. L’obiettivo è, infatti, quello di individuare le tracce del suo mito attraverso i secoli, tant’è che la mostra s’intitola Piero della Francesca. Indagine su un mito. Un’operazione decisamente rischiosa e senza dubbio non facile, sia per chi l’ha organizzata sia per chi vedrà i risultati del lungo lavoro di ricerca, ma che per la prima volta mette a fuoco la fortuna nel dibattito storiografico e artistico di Piero della Francesca (1415-1492): una fortuna che fu immediata e folgorante per i suoi contemporanei, ma che nei secoli successivi vide un profondo e completo oblio che coinvolse gran parte dell’arte quattrocentesca, tanto da far quasi dimenticare e trascurare l’esistenza di affreschi e dipinti che oggi sono considerati assoluti capolavori. E tra questi capolavori non poteva mancare il nostro affresco intriso di luce, chiaro e splendente, commissionato da una famiglia di beccai già nella chiesa degli Agostiniani e risalente al 1449: il primo lucente riflesso dell’arte di Piero, custodito proprio a Camerino”.
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