al Cinema Margherita

Cupra Marittima

Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti
Ave, Cesare! di Ethan Coen e Joel Coen

al Cinema Margherita

FINE SETTIMANA
Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti
giovedì 24 marzo ore 21,15
venerdì 25 chiuso
sabato 26 marzo ore 18.00
domenica 27 marzo ore 16,30-21,15
lunedì 28 marzo ore 21,15
Ave, Cesare! di Ethan Coen e Joel Coen
sabato 26 marzo ore 21,15
domenica 27 marzo ore 18,30
lunedì 28 marzo ore 18,30
Frammenti di festival – Martedì d’Essai
Vinicio Capossella – Nel paese dei coppoloni di Stefano Obino
martedì 29 marzo ore 21,15
Ingresso unico € 5,00

Prossimamente: Il caso Spotlight di Tom McCarthy, Suffragette di Sarah Gavron, Come saltano i pesci di Alessandro Valori, Condominio dei cuori infranti di Samuel Benchetrit, Kung Fu Panda 3 di Alessandro Carloni e Jennifer Yuh, God’s Not Dead di Harold Cronk.
al Cinema Margherita
Il Cinema Margherita di Cupra Marittima, per le feste di Pasqua, da giovedì 24 a lunedì 28 marzo propone:

Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, con Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli, Stefano Ambrogi, Maurizio Tesei. Il film è candidato a sedici David di Donatello 2016
Ave, Cesare! di Ethan Coen e Joel Coen, con Josh Brolin, George Clooney, Alden Ehrenreich, Ralph Fiennes, Scarlett Johansson. Il film è stato scelto per aprire il Festival di Berlino 2016

Frammenti di festival – Martedì d’Essai
Vinicio Capossella – Nel paese dei coppoloni di Stefano Obino
martedì 29 marzo ore 21,15
Ingresso unico € 5,00
Lo chiamavano Jeeg Robot: Enzo Ceccotti, un pregiudicato di borgata, entra in contatto con una sostanza radioattiva. A causa di un incidente scopre di avere una forza sovraumana. Ombroso, introverso e chiuso in se stesso, Enzo accoglie il dono dei nuovi poteri come una benedizione per la sua carriera di delinquente. Tutto cambia quando incontra Alessia, convinta che lui sia l’eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d’Acciaio. (www.trovacinema.it)
“Quello tentato da Gabriele Mainetti è un superhero movie classico, con la struttura, le finalità e l’impianto dei più fulgidi esempi indipendenti statunitensi. Pensato come una “origin story” da fumetto americano degli anni ’60, girato come un film d’azione moderno e contaminato da moltissima ironia che non intacca mai la serietà con cui il genere è preso di petto, Lo chiamavano Jeeg Robot si muove tra Tor Bella Monaca e lo stadio Olimpico, felice di riuscire a tradurre in italiano la mitologia dell’uomo qualunque che riceve i poteri in seguito a un incidente e che, attraverso un percorso di colpa e redenzione, matura la consapevolezza di un obbligo morale.
Il risultato è riuscito oltre ogni più rosea aspettativa, somiglia a tutto ma non è uguale a niente, si fa bello con un cast in gran forma scelto con la cura che merita ma ha anche la forza di farlo lavorare per il film e non per se stesso. Claudio Santamaria è il protagonista, outsider da tutto, un po’ rintronato e selvaggio, avido, alimentato a film porno, pieno di libido ma anche dotato della dirittura morale migliore; Luca Marinelli è la sua nemesi, piccolo boss eccentrico e sopra le righe, spaventoso e sanguinario con i suoi occhi piccoli e iniettati di follia ma anche malato di immagine (ha partecipato a Buona Domenica anni fa e sogna di diventare famoso e rispettato con il crimine), l’anello di congiunzione tra la borgata di Roma e il Joker. Intorno a loro un trionfo di comprimari tra i quali spicca (per adeguatezza alla parte e physique du role) Ilenia Pastorelli.
Il duo creativo Mainetti/Guaglianone (regia e sceneggiatura) si era già fatto notare anni fa, prima mettendo in scena Lupin III con attori romani (tra cui Valerio Mastandrea nella parte principale) nel corto Basette e poi con Tiger boy (alla lontana ispirato a L’uomo tigre). I due, con la collaborazione alla sceneggiatura di Menotti, hanno così costruito un percorso creativo e tecnico originale centrato sulla forza dell’ispirazione. Ciò che nel loro primo lungometraggio emerge infatti è come le storie che assorbiamo influenzino la nostra vita, come siamo i primi a desiderare una narrazione di noi stessi. Alessia crede che Jeeg Robot esista, Enzo sa bene che non è così eppure lentamente comincia ad aderire alla sua visione senza senso per la quale è lui l’eroe, comincia a crederci e a ragionare in quella maniera. Da quando sostituisce i DVD porno con quelli della serie animata nella sua dieta mediatica inizia anche a maturare un’altra consapevolezza, dentro di lui germogliano altri concetti. Guardando un mito e assistendo alle sue storie egli stesso si “fa” personaggio.
Ma anche a un livello più immediato quello di Lo chiamavano Jeeg Robot è un trionfo di puro cinema, di scrittura, recitazione, capacità di mettere in scena e ostinazione produttiva, un lungometraggio come non se ne fanno in Italia, realizzato senza essere troppo innamorati dei film stranieri ma sapendo importare con efficacia i loro tratti migliori. Soprattutto è un’opera che si fa portatrice di una visione di cinema d’intrattenimento priva di boria e snoberia intellettuale, una boccata d’aria fresca per come afferma che il meglio di quest’arte non sta nel contenuto o nel tema ma nella forma (da cui tutto il resto discende). Nonostante un budget evidentemente inadeguato al tipo di storia Lo chiamavano Jeeg Robot è un trionfo di movimenti interni alle inquadrature, di trovate ironiche e invenzioni visive, un tour de force di montaggio creativo e fotografia ispirata (per non dire di effetti digitali a costo contenuto), tutto ciò che serve per raccontare un mito senza crederci troppo e divertendosi molto.” (Gabriele Niola – mymovies.it)
Ave, Cesare!: Una commedia ambientata negli ultimi anni dell’Età d’Oro di Hollywood. Interpretata da Josh Brolin, George Clooney, Ralph Fiennes, Tilda Swinton, Channing Tatum, Scarlett Johansson, Jonah Hill e Frances McDormand, “Ave, Cesare!” racconta di una giornata nella vita di un “fixer”, ovvero di un faccendiere di uno studio cinematografico alle prese con numerosi problemi da risolvere. La commedia è stata prodotta dai Fratelli Cohen attraverso la loro casa di produzione Mike Zoss, insieme ad Eric Fellner e Tim Bevan di Working Title Films. (www.trovacinema.it)
“Sono davvero pochi i registi in attività forniti di una solida conoscenza di tutti i generi cinematografici e della loro evoluzione nel corso della storia del cinema. I fratelli Coen fanno di diritto parte di questa ristretta cerchia. Il loro pregio ulteriore è quello di saperli declinare secondo letture che vanno dal dramma di impianto intellettuale alla commedia più brillante.
Nell’ormai lontano 1991 (datazione che ci offre la misura della loro tenuta) la vicenda hollywodiana dello sceneggiatore Barton Fink finiva tra fiamme allucinatorie. Oggi il fil rouge di critica allo star system si è affinato grazie ad un’ironia che non nasconde l’amore per il cinema del passato ma lo depura da qualsiasi sospetto di nostalgia rétro. Le vicende del cattolicissimo Eddie Mannix (che confessa anche quante sigarette fuma di nascosto) ci fanno entrare in un mondo che ci ricorda ciò che affermava un vero sceneggiatore, Ben Hetch: “Io odio gli attori!”. Qui sono tutti adatti a un ruolo ma goffi e incapaci di vivere o di accettare possibili mutamenti di caratterizzazione. Su tutti emerge il Baird Whitlock di George Clooney tanto abile sul set (anche se con qualche fondamentale defaillance) quanto capace di farsi incantare da abili mistificatori.
Tra fondali finti e improbabili farm del West, i Coen ci ricordano anche come la fabbrica della finzione si nutra di un pubblico che ha fame di affabulazioni che stanno dentro e fuori dallo schermo. A quelle ‘fuori’ pensano le due gemelle giornaliste, interpretate da Tilda Swinton, sempre a caccia di quegli scandali che Eddie deve coprire per contratto. Così i due fratelli ci spingono a considerare quanto siano cambiati i costumi: oggi gli scandali delle star del mondo dello spettacolo non si nascondono, si creano ad arte. Sanno però fare anche molto di più: chi pensava di non poter assistere nella vita a un dibattito teologico e/o a uno sul materialismo dialettico senza annoiarsi profondamente sarà costretto a ricredersi. Anche perché se nel film precedente (A proposito di Davis) il gatto la faceva da padrone qui, davanti a un cane che si chiama Engels, non si può fare a meno di divertirsi sapendo che, come sempre con i Coen, non si sta smettendo di pensare.” (Giancarlo Zappoli– mymovies.it)
Anche per la stagione 2015-2016 il Cinema Margherita propone la Tessera Acec Marche. La tessera costa € 5, permette di avere 5 ingressi ridotti, più uno in omaggio, ed è utilizzabile in tutte le Sale Acec Marche.
Ingressi: € 6,50 interi, € 5,00 ridotti
Ingresso universitari: € 4,00
Ingresso Frammenti di festival € 5,00 ingresso unico

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Cinema Margherita
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