Pensione: Retributivo? Contributivo?

QUAL È LA DIFFERENZA SULLA PENSIONE, TRA IL CALCOLO CONTRIBUTIVO E RETRIBUTIVO?
 
Ascoli Piceno – La pensione del futuro, non è una novità, avrà un importo ben diverso da quelle del passato. Questo, a fronte delle diverse Riforme Pensioni che sono intervenute con il tempo, a partire da quella varata nel 1995 dal Governo Dini che ha introdotto gradualmente un nuovo sistema di calcolo delle pensioni: il metodo contributivo.
Metodo contributivo
Sono dunque le pensioni dei giovani sotto i 35 anni di età a prospettarsi sempre più magre, perché calcolate interamente con il metodo contributivo. Il criterio è semplice: il metodo contributivo lega l’importo dei futuri assegni pensionistici ai versamenti previdenziali effettuati nel corso della carriera. Più si versa, più alta sarà la pensione.
Il metodo retributivo, in vigore prima del 1995, legava invece l’importo degli assegni alla media degli stipendi percepiti dal lavoratore prima di andare in pensione, permettendo al pensionato di mantenere più o meno lo stesso tenore di vita precedente al pensionamento. Ad essere maggiormente penalizzati sono, ovviamente, i giovani e le categorie di lavoratori discontinui.
L’aggravante del calcolo pensionistico con sistema contributivo è la rivalutazione. Il quadro dei contributi previdenziali versati – spesso già di per sé carente per via di una vita lavorativa oggi sempre più discontinua – va a sommarsi l’effetto della variazione media del Prodotto Interno Lordo (PIL) nominale degli ultimi cinque anni (per quest’anno, comunicato dall’INPS con Messaggio n.1130/2016) che va a rivalutare il conto contributivo. In sostanza: se il PIL cresce poco, anche i contributi accantonati dai lavoratori si rivalutano poco e la pensione futura rimane piuttosto esigua.
Per fare un esempio attuale: eventuali 1.000 euro di contribuzione accantonati nel 2014, con il calcolo della pensione con sistema contributivo, varranno nel 2016 solo 1.005,05 euro.
Anche il meccanismo che lega l’importo delle future pensioni con l’andamento dell’economia italiana, è parte della revisione al sistema previdenziale effettuata nel 1995 (Riforma Pensioni Dini) e a farne le spese sono ancora una volta i più giovani
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