Unimc aderisce alla Primavera delle Università Italiane
L’Università di Macerata ha organizzato un incontro pubblico aperto all’intera comunità universitaria e a tutti gli interlocutori dell’Ateneo per lunedì alle 10.30 al Polo Didattico Pantaleoni. Si tratta di una giornata nazionale per riaffermare il ruolo strategico della ricerca e dell’alta formazione per il futuro del Paese.
Macerata – Il prossimo 21 marzo diventa una data simbolica per l’Università italiana: la Conferenza dei rettori delle Università italiane – Crui ha chiamato a raccolta gli atenei per lanciare un allarme sul rischio di perdita di competitività internazionale. L’Università di Macerata ha aderito organizzando un incontro pubblico aperto all’intera comunità universitaria e a tutti gli interlocutori dell’Ateneo – politici, autorità, imprenditori, giornalisti – per lunedì (21 marzo) alle 10.30 al Polo Didattico Pantaleoni in via della Pescheria Vecchia. Verranno discusse e raccolte le idee e le proposte da consegnare al Governo in un documento di sintesi unitario redatto dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane.
Sono dieci i punti che gli 80 atenei aderenti Conferenza hanno messo in evidenza per inaugurare una Nuova Primavera. La laurea aumenta la possibilità di trovare occupazione e consente di guadagnare di più: fatto 100 lo stipendio di un diplomato, quello di un laureato è pari a 143 e un tasso di disoccupazione pari al 30% per i diplomati, scende al 17,7% per il laureati. Attraverso trasferimenti di tecnologia, contaminazione di conoscenza, divulgazione, sanità e servizi per i cittadini, posti di lavoro diretti e indiretti, consumi dei residenti temporanei, miglior qualità della vita culturale, un euro investito nell’università frutta almeno un euro al territorio. Grazie all’università il paese è più innovativo e competitivo: nonostante crisi e sottofinanziamento l’Italia si colloca all’ottavo posto tra i paesi Ocse e davanti alla Cina per quantità assoluta e qualità della produzione scientifica. L’Italia ha il numero di laureati più basso d’Europa e non solo. L’Italia non investe nell’università: l’investimento in euro per abitante è di 573 a Singapore, 628 in Corea del Sud, 331 in Giappone, 303 in Francia, 304 in Germania e 109 in Italia. L’Italia ha applicato l’austerity all’università, con una diminuzione di quasi il 10% dei fondi pubblici dal 2009 al 2016. L’università è in declino: 130.000 studenti in meno su 1.700.000 negli ultimi 5 anni; 10.000 docenti e ricercatori in meno su 60.500 dal 2008 al 2015; 5000 dottori di ricerca in meno negli ultimi 5 anni. Il diritto allo studio non è più garantito: in Italia solo lo 0%-9% degli studenti usufruisce degli strumenti di supporto allo studio contro il 10%-30% in Germania il 10%-30% e il 40% e l’80% in Francia. Inoltre in Italia il numero degli aventi diritto supera la disponibilità delle risorse. Il personale tecnico-amministrativo e i docenti non sono incentivati: il contratto di lavoro del personale tecnico-amministrativo è fermo al 2009, gli stipendi dei docenti al 2010, le retribuzioni sono fra le più basse d’Europa. Le norme bizantine impediscono all’Università di essere competitiva nella didattica e nella ricerca con avversari internazionali snelli ed efficaci.
Su questi temi il prossimo 21 marzo ogni ateneo aderente alla Crui darà vita a iniziative di riflessione interna e di incontro con i rappresentanti del territorio, al fine di individuare le nuove sfide da portare al centro del dibattito istituzionale e con la convinzione che solo la conoscenza può liberare il futuro dell’Italia. Il documento programmatico e la lista in continuo aggiornamento degli eventi sono consultabili su http://www.crui.it/index.php/per-una-nuova-primavera-delle-universita.
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