UniMc per la Primavera delle Università Italiane

L’Ateneo maceratese si è unito all’iniziativa della Crui per lanciare un allarme sul rischio di perdita di competitività internazionale. “Il confronto con gli altri Paesi ci condanna al declino”. Osservato un minuto di silenzio per le studentesse rimaste vittime in Spagna. 
 
Macerata, 2016-03-21 – Investimenti veri e strutturati nei dottorati di ricerca, nel diritto allo studio e nei fondi premiali. Ma, soprattutto, una politica di finanziamento strutturale e programmata. Sono alcuni tra i punti più urgenti per rivitalizzare il sistema universitario indicati dal rettore dell’Università di Macerata Luigi Lacchè. L’Ateneo maceratese si è unito a tutti gli altri per lanciare un allarme sul rischio di perdita di competitività internazionale. “Il confronto con gli altri Paesi ci condanna al declino” ha sottolineato Lacchè, che questa mattina si è confrontato con studenti, docenti, personale dell’Ateneo e rappresentanti del territorio aderendo all’iniziativa lanciata per il 21 marzo dalla Crui, la Conferenza dei rettori delle Università italiane, “Per una nuova primavera delle Università”. Presente anche Irene Manzi, segretaria della commissione cultura dalla Camera dei Deputati. In apertura è stato osservato un minuto di silenzio per ricordare le studentesse in Erasmus in Spagna rimaste vittime del tragico incidente a Tarragona.
Il quadro emerso dall’incontro è quello di un Ateneo che sta facendo fronte comune davanti a un sistema che sta penalizzando sempre di più, in primo luogo, le risorse umane – studenti, docenti, ricercatori, dottorandi di ricerca, personale amministrativo – ma che chiede maggiore competitività per spartirsi risorse sempre più scarse.
Di fronte alla crisi economica e al conseguente taglio agli investimenti pubblici, diminuiti a livello nazionale di quasi il 10% dal 2009 al 2016, l’Ateneo maceratese ha reagito attraverso una seria politica di razionalizzazione e attraverso la ricerca di risorse esterne, a partire dai fondi europei per la ricerca: nel 2015 sono stati otto i progetti finanziati con un introito di quasi un milione e mezzo di euro. Si tratta di un risultato notevole, raggiunto a dispetto del calo del numero di docenti e ricercatori, passati dai 308 del 2011 al 283 del 2015, nonché del personale tecnico amministrativo, diminuito in quattro anni di venticinque persone.  Ricordando anche i tre spin off – imprese innovative nate in seno all’Ateneo – avviati lo scorso anno, le borse di studio per i dottorati del progetto regionale Eureka e il milione di euro ottenuto tramite i finanziamenti per la ricerca applicata, il rettore ha però precisato che queste misure non possono compensare i tagli dell’investimento pubblico.
“In Italia si investe un terzo o la metà rispetto agli altri Paesi europei, per non parlare delle ‘tigri asiatiche”. Il dato più drammatico è quello relativo al diritto allo studio. “Sebbene la laurea sia considerata una forma di ascensore sociale, tanto che il 70 per cento degli studenti universitari sono figli di genitori non laureati, in Italia solo il 10 per cento usufruisce degli strumenti di supporto allo, con forti disparità territoriali, mentre altrove si investe fino a sette volte tanto”. Allo stesso tempo, l’Italia è tra i primi quattro paesi in Europa per l’aumento della contribuzione studentesca. Sul fronte della ricerca, il fermo dei salari, poi, disincentiva i migliori ricercatori a rimanere in Italia. Anche le borse di studio per il dottorato di ricerca, anello di congiunzione tra formazione e ricerca, sono in costante calo. “E’ una strada senza sbocchi”, ha sottolineato Beatrice Bianconi, rappresentante degli studenti per Officina Universitaria. Altro problema è la ripartizione dei finanziamenti. “Gli atenei devono farsi guerra tra loro per la sopravvivenza” ha ribadito Antonio Renga, rappresentante del personale per la Cgil. Il cosiddetto fondo premiale non è altro, infatti, che una quota del più generale fondo di finanziamento ordinario. “Ben vengano fondi da assegnare sulla base del merito, ma che arrivino” ha commentato il rettore Lacchè. “E’ necessaria una mobilitazione unitaria di docenti, studenti, personale amministrativo e territorio” ha esortato in chiusura Francesco Adornato, direttore del Dipartimento di Scienze politiche.
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