Gli studenti di UniMc portano in scena “Il sogno americano”

 
Mercoledì 15 giugno, alle ore 21.00 nell’Aula Shakespeare del Dipartimento di Studi Umanistici andrà in scena lo spettacolo “The American Dream” di E. Albee, per la regia di Allì Caracciolo.
 
Macerata – Mercoledì 15 giugno, alle ore 21.00 nell’Aula Shakespeare del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Macerata (polo didattico Tucci, ingresso da via Morbiducci) andrà in scena lo spettacolo “The American Dream” di E. Albee, per la regia di Allì Caracciolo, costruito dallo Sperimentale Teatro con gli studenti del corso di storia del teatro e dello spettacolo-teatro angloamericano-pratica, in collaborazione con il corso di letteratura e cultura nordamericana. Il testo è rappresentato in italiano, con brevi scene in lingua originale. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.
Lo spettacolo si inserisce all’interno di una tradizione ormai ventennale del Dipartimento di Studi Umanistici, che permette agli studenti di confrontarsi con le lingue e la letteratura anche attraverso la traduzione e la recitazione. Questa specializzazione potrebbe trovare sbocco, ha annunciato il direttore Carlo Pongetti durante la presentazione dello spettacolo, nell’attivazione di uno spazio permanente, denominato, appunto, “Spazio Teatro”, che coinvolga tutto l’Ateneo e aperto anche a una città, come quella di Macerata, dalla forte vocazione teatrale, rimarcata anche l’assessore e vicensindaco Stefania Monteverde.

Come ha spiegato la regista Allì Caracciolo, la commedia di Edward Albee che andrà in scena mercoledì, “The american dream”, ha importato negli Stati Uniti il Teatro dell’Assurdo, in particolare di Jonesco e Beckett, trovando, in quelle specifiche modalità e fraseggio, la chiave idonea a esprimere la crisi del ‘Sogno Americano’ che, con il suo ottimismo, fiducioso impegno, e in taluni casi retorica, investe la cultura americana del dopoguerra trasformando sempre più la sua forza programmatica iniziale in enfasi e culto dell’apparire. Ciò dà origine a una sorta di ‘doppio’ del Sogno, quello iniziale fondato su ideali di libertà, democrazia, lavoro per tutti, nonché sulla costruzione di un mondo reale a essi corrispondente, e la sua degenerazione in un successivo ‘Sogno’ di bassi ideali utilitaristici, arricchimento arrivismo prestigio supremazia economica e sociale.
 
Ne è espressione il Giovanotto, fratello gemello di un altro precedentemente adottato, anzi comperato, dalla famiglia, ma fatto a pezzi e smembrato. Questo secondo ‘acquisto’ è uno splendido involucro, vuoto di aspirazioni elevate, che cerca danaro facile e benessere, attraversato solo da una vaga, dolorosa, sensazione di essersi sentito, a momenti, come smembrare brano a brano di sé. I personaggi dell’opera attestano tale crisi attraverso la perdita di valori, di razionalità. La loro banalità si fonda su un’occulta ferocia, latente sotto le preoccupazioni fatue assunte come decisive, ma che in realtà affiora in situazioni verbali e lessicali tali da tradire un oscuro magma di grottesco horror. La scrittura scenica si avvale dell’incrocio di linguaggi diversi: teatrale, televisivo, cinematografico.
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