Le donne socialmente impegnate: imprenditorialità, responsabilità ed etica olivettiana

LE DONNE SOCIALMENTE IMPEGNATE
Ancona, 2016-06-21 – Questo pomeriggio a Villa Favorita di Ancona si è svolto il convegno organizzato dall’Istao “Le donne socialmente impegnate: imprenditorialità, responsabilità ed etica olivettiana” con la partecipazione, tra gli altri, dell’assessore regionale Istruzione, formazione e lavoro, Loretta Bravi.
Duante l’incontro è emerso che imprenditorialità non è solo azione economica, ma anche fatica e impegno volti a innalzare le condizioni di vita, di lavoro, di socialità, di benessere, individuale e collettivo. Proprio Adriano Olivetti teorizzava che gli ideali di coraggio, di giustizia sociale, di partecipazione e realizzazione della persona diventano azioni.
“E’ la società civile  – ha detto Bravi – il terreno tipico dell’agire femminile. Oggi è la società civile che soffre quel livello di progettualità, operosità e diritti che rischia di rimanere schiacciata tra le istanze dell’individualità da un lato e lo Stato dall’altro, Stato che spesso appare lontano, inaccessibile. Credo che la donna sia chiamata quotidianamente ad esprimere le dimensioni dell’imprenditorialità e responsabilità”.
“La donna – ha proseguito l’assessore regionale – è ancora oggetto di ingiustizia. Caso ancora esistente anche in Paesi a cosiddetta democrazia avanzata, come in India dove vige il mancato riconoscimento della sua dignità, oppure nei Paesi occidentali, che si dicono evoluti ma vi è violenza e femminicidio. Nella nostra Europa, più sono aumentate le bacheche dei diritti, più essi sono stati violati. L’etica olivettiana è un modello di attualità, civiltà che vede la persona al centro, per noi oggi un tentativo non facile da attuare. Quello che manca rispetto a modello Olivetti è la reale cura del soggetto, una concezione di qualità della vita”.
“Credo – ha concluso Bravi – che in una programmazione regionale, soprattutto al femminile, sia necessario ragionare in termini di flessibilità, competenze, formazione, contribuendo a dare ciò che serve nel preciso contesto storico, di crisi e trasformazione del lavoro. Abbiamo avviato delle filiere sui settori propri della laboriosità marchigiana, ma occorre il recupero di una eccellenza, in primo luogo femminile e in particolare nel tessile e di nuovi profili professionali legati alle nuove tecnologie.
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