Intesa con i medici di medicina generale per la gestione della residenzialità negli Ospedali di comunità
Ancona, 2016-07-08 – La Regione Marche e tutte le organizzazioni sindacali dei medici di medicina generale hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per la gestione della residenzialità nei 13 Ospedali di comunità: Cagli, Fossombrone, Sassocorvaro, Sassoferrato, Cingoli, Chiaravalle, Loreto, Recanati, Tolentino, Treia, Matelica, Montegiorgio, Sant’Elpidio a Mare. L’obiettivo è quello di garantire un’appropriata gestione medica territoriale dei posti letto in questi ospedali, dal momento che gli aspetti legati all’assistenza di loro ricoveri sono direttamente riconducibili alla professionalità dei medici di medicina generale. Lo schema di accordo siglato si pone in continuità con quello sottoscritto nel 2007 ancora vigente, in relazione al sistema della residenzialità, e con quanto stabilito nel protocollo d’intesa del 2015, in relazione all’implementazione delle forme organizzative della Medicina generale. “È il primo accordo firmato in Italia che concretizza il forte legame tra territorio e ospedale nella cura delle cronicità – ha evidenziato il presidente della Regione, Luca Ceriscioli – Le strutture territoriali si riqualificano attraverso la gestione dei posti letto, con intensità di cura paragonabile a una lunga degenza, dove il medico di medicina generale è protagonista. Nelle Marche non sarà solo un prescrittore di farmaci e visite, invece lo vedremo come un professionista che ci segue e ci cura, permettendoci di avere una risposta di maggiore qualità. Spesso vediamo la struttura territoriale come una sanità di serie B, invece è quella che ci offre il meglio sulla base delle patologie che abbiamo. Nel momento in cui scriveremo il budget, confermeremo per tutte e 13 le strutture le risorse che hanno avuto fino all’anno scorso. Nessuno potrà parlare di tagli, ma potremo parlare di riforma con questo coinvolgimento straordinario del medico che meglio ci conosce e che ci permetterà di avere, sul territorio, i presidi di grande valore e importanza”. Fabrizio Volpini (presidente IV Commissione consiliare) ha sottolineato come si sia “raggiunto un risultato importante di un percorso che è solo all’inizio del suo tragitto, nell’ambito delle cure primarie tradizionalmente presidiato dai medici dii medicina generale. Si da concretezza al concetto, a volte astratto, dell’integrazione tra ospedale e territorio nella cura delle cronicità”. Massimo Magi (segretario generale Fimmg Marche) ha parlato di “una data storica per il Servizio sanitario regionale. L’accordo per la gestione condivisa delle strutture residenziali e ospedali di comunità darà vita, al momento, a 13 strutture residenziali nel territorio regionale per la gestione appropriata dei malati cronici. Sono strutture che rappresentano una vera innovazione nel panorama dell’assistenza, essendo dedicate alle cure della persona, alla prossimità, ai bisogni dei soggetti fragili. Si tratta di un cambio epocale della modalità assistenziale, finora basata sulla centralità della malattia e dell’ospedale, verso un modello più orientato alla cura della persona. Una sfida a cui sono chiamati a concorrere i medici di famiglia delle Marche”. Fabrizio Valeri (presidente regionale Snami) ha affermato di credere in questo accordo “perché sorregge e rafforza la sanità dell’entroterra”. Per Alessandro Marini (direttore Asur) “si tratta di un vero trapianto di cuore, con il cuore in realtà già oltre l’ostacolo. Abbiamo a disposizione lo strumento più potente per cambiare la sanità e per fare in mondo che le riforme non rimangano sulla carta, ma si calino nella quotidianità dei territori. Con questo accordo tutto il sistema della residenzialità inizia a porsi al centro della sanità marchigiana”. Il protocollo sottoscritto, che ha valore di accordo quadro regionale e linea guida per tutti gli accordi Aziendali di ASUR – Area Vasta, reca anche uno schema per siglare specifici accordi per la gestione di singole strutture nelle Aree Vaste, garantendo così criteri generali omogenei. L’Accordo si sviluppa lungo due binari: l’appropriata gestione medica territoriale degli Ospedali di comunità nel sistema della residenzialità; l’implementazione delle forme organizzative complesse della medicina generale e dell’assistenza aggiuntiva. Per quanto riguarda il primo punto (residenzialità territoriale), l’accordo stabilisce il ruolo del Medico di medicina generale nella struttura e le modalità di assistenza nella stessa (medici di assistenza primaria: 4 ore di presenza, di cui 2 la mattina, e 8 ore di disponibilità telefonica; medici di continuità assistenziale: in orari notturni, festivi e prefestivi con compiti aggiuntivi di assistenza nella struttura); fissa i relativi compensi per i medici che operano nei moduli di dieci posti letto, rinviando la gestione delle singole strutture a specifici accordi locali da sottoscrivere in base allo schema concordato ed allegato; stabilisce la presenza di un medico coordinatore della struttura; fissa i contenuti della cartella clinica. Stabilisce anche che l’Osservatorio regionale dell’appropriatezza, entro sei mesi, definirà gli indicatori delle strutture per migliorare le prestazioni rese. I costi degli accordi decentrati da sottoscrivere sono a carico dell’Asur e delle risorse che si saranno riallocate a seguito della riconversione dell’area ospedaliera in territoriale. Per quanto riguarda il secondo punto (favorire forme organizzative complesse della medicina generale) si coglie l’opportunità offerta dalle nuove forme residenziali territoriali – Ospedali di comunità, per continuare a sollecitare i medici di medicina generale a svolgere il loro lavoro nelle forme organizzative incentivate (rete, gruppo, collaboratori di studio). Al fine di includere anche le nuove strutture residenziali nella nuova organizzazione territoriale voluta dalla Legge Balduzzi e ormai di prossima applicazione, i direttori di distretto affideranno la gestione degli Ospedali di comunità, in via prioritaria, ai medici di medicina generale già strutturati in forme associative. L’accordo garantisce comunque la libera adesione dei medici ai singoli progetti e la possibilità di coinvolgere nella gestione degli ospedali di comunità anche i medici singoli. I costi dell’inclusione dei medici aderenti nelle forme associative, sono a carico dei fondi della medicina generale e saranno erogati con le modalità previste dai vigenti accordi.
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