Mario Vespasiani: il mio matrimonio, un’opera d’arte verso l’eternità

 
Un evento dove uomo e donna, arte e natura si fondono insieme.
 
San Benedetto del Tronto – Lo scorso 10 luglio 2016 presso il Duomo di Fermo si sono uniti in matrimonio il famoso artista Mario Vespasiani e la sua musa Mara, e a seguire nel pomeriggio presso la Villa Vinci si è tenuta la loro performance “Matrimonio del Cielo e della Terra”.
Durante la cerimonia religiosa , al fianco degli sposi era esposto il Palio dell’Assunta, dipinto da Vespasiani lo scorso anno, nel quale Mara posava nelle vesti della Madonna. Ad accompagnare gli sposi, le parole dei messaggi di Papa Francesco, del cardinale Gianfranco Ravasi, dell’Arcivescovo Giuseppe Chiaretti, di padre Enzo Bianchi priore di Bose e del grande esorcista Gabriele Amorth. La performance è stata un atto poetico e artistico, un inno alla vita e all’amore che ha coinvolto gli invitati : Mario e Mara, che hanno sempre condiviso alla base della loro unione uno stretto contatto con la natura, sono apparsi accompagnati dal ritmo dei tamburi, dal fruscio dei ventagli e delle sete, coniugando spirito umano e universale, richiamando a sè gli elementi della natura in un momento di creazione universale. Dice Mario Vespasiani: “Abbiamo rappresentanto noi stessi, senza recitare. Il matrimonio è un punto fisso nella mia vita, e nella performance ho voluto rappresentare il mondo e il matrimonio come momenti di creazione che non possono cessare”.
Mario, raccontaci la tua più forte emozione del “sì, lo voglio” davanti all’altare. 
E’ stato il coronamento di un percorso nato sui banchi di scuola, una presentazione ufficiale di una storia fuori dall’ordinario che ne ha viste di ogni tipo, in questo lungo periodo di conoscenza e di ammirazione reciproca. Siamo cresciuti insieme, compiendo scelte ardue, che difficilmente avrebbero immaginato i nostri genitori pur augurando qualsiasi bene ai figli. Ci siamo scelti a vicenda e non ci siamo lasciati mai, nonostante il panorama contemporaneo non faciliti la vita di coppia, per di più con in mente un progetto indipendente e duraturo. Quel Sì rappresenta la decisione, la determinazione di procedere da qui in avanti come due mondi che inevitabilmente si scontreranno ma che, essendo uniti in un cuore solo, non potranno farlo che per amore reciproco, per quell’Amour fou che rende inestimabili tutti i momenti passati insieme.
Nessun timore o pensiero di fronte alla unione del matrimonio?
Abbiamo timore delle nostre forze, di tutte le fragilità e delle incognite che potranno presentarsi, ma il nostro è un patto a tre e questo è una richiesta assillante di protezione. Non un desiderio passeggero o una voglia dell’ultim’ora, ma una convocazione di Dio qui e adesso, nel dire che se non si mette lui a capo di questa barchetta il naufragio è a rischio già con le prime onde.
Mara, la tua musa, è ora ufficialmente tua moglie. Nel rapporto di coppia la consideri “la tua metà”, come si suol dire?
E’ la mia metà, ma non esatta, in quanto un maschio e una femmina non potranno mai essere uguali, così come non penseranno mai allo stesso modo e non possono avere le stesse identiche esigenze. Bisogna per questo tornare a ragionare sul significato di persona più che di individuo, accogliendo le diversità e le proprie necessità. Mara è ciò che io in certi momenti non sono: forte quando vacillo, integra quando perdo vigore, decisa quando non si può esitare. Stesso discorso per me: lei sa che ha una spalla e non un cavalier servente, semmai ha un don Chisciotte con tanto di levriero, che impazzisce per lei.
E come consideri la donna in generale, nella società moderna?
Il problema è che la società non è tanto moderna come si dichiara. Bisogna lavorare sul concetto di parità e di empatia in molti aspetti del nostro stile di vita, che muta giornalmente quanti sono gli incontri e le dinamiche globali, perfino quando sembrano non sfiorarci minimamente. Dobbiamo renderci conto che siamo in relazione e che ogni nostra buona o poco lodevole azione tornerà indietro moltiplicata. La donna per di più è fonte di vita e il suo potenziale spaventa perchè è fuori controllo, l’uomo avveduto ha chiaro il compito di essere solo un buon giardiniere, prendendosi cura di lei, che non significa garantirle il mantenimento, ma metterla in condizione di fiorire, e in questo ognuno ha (o dovrebbe avere) un suo metodo a riguardo.
La performance a Villa Vinci, l’unione fra cielo e terra, è un atto fortemente poetico dove tu e Mara rappresentate voi stessi. Come è scaturita questa idea e ispirazione? Si potrebbe dire che hai unito il sacro al profano?
La performance è stata la conseguenza della promessa d’amore avvenuta in chiesa verso l’Eternità. Volevamo allo stesso modo dare testimonianza, presentare anche alla natura la nostra unione ed io volevo che fosse la mia prima opera da sposati. Un’operazione artistica anomala, semplice quanto effimera, ma dal profondo significato simbolico, dove nel giardino delle rose il movimento prima caotico e poi ordinato degli invitati, con in mano ventagli e foulard in seta diventasse parte di un mondo, che roteando ha abbracciato questa coppia posta al centro e che come un albero sprofonda nelle radici per poi innalzarsi unita e fruttificare. Non si tratta tanto di distinguere sacro e profano bensì di sentirsi parte di un respiro spirituale che pervade ogni cosa.
Parlaci della tua mostra a Montefortino, L’arte alchemica e la leggenda della pittura dal 1400 ad oggi, e della tua interpretazione della Collezione Duranti.
Come altre mostre realizzate in passato mi auguro possa prima di tutto servire da spunto, nel valorizzare il territorio e nel cogliere il collegamento che unisce l’antico al contemporaneo. Spero possa invogliare altri artisti a non rimanere legati al proprio ego ma a mettersi in discussione con progetti ambiziosi, dove il rischio di manifestare con decisione la propria visione sia altrettanto coinvolgente come l’entusiasmo che riscontro nei pareri delle persone che ne fanno esperienza. La mostra parla di un fare alchemico, che non ha nulla a che fare con l’esoterismo, quanto nel presentare una pittura nel suo farsi, prima che possa prendere forma, come fosse un’evaporazione o anche un semplice abbozzo dei capolavori che adornano la pinacoteca orchestrata dall’impeto visionario di Fortunato Duranti. Le opere per questo non sono invadenti, non aggiungono altre immagini, sono quasi presenze, evocando le tracce lasciate dei fedeli, dai personaggi leggendari, dagli animali selvatici e dagli elementi naturali.
Mentre domenica 10 giugno celebravi il tuo matrimonio, a Fermo lo stesso giorno autorità del governo venivano per il funerale del nigeriano morto tragicamente. Come vede la tua sensibilità artistica questo dilemma, questo senso di timore nei confronti del diverso, che abbrutisce l’animo umano e ci rende ostili l’uno all’altro?
E1′stato un fatto doloroso per tutti noi, non solo per le persone coinvolte. Gli italiani sono un grande popolo, con pregi e difetti, con limiti ed eccellenze ma non siamo secondi a nessuno in fatto di generosità e accoglienza. Certi episodi vanno condannati con fermezza, ma non possiamo non considerare le tensioni che ci raggiungono da più fronti e che possono far esplodere come una bomba le teste calde come chi potrebbe sembrare insospettabile. Da qui in avanti si dovrà stare attenti a non sottovalutare l’equilibrio, nostro e di chi ci circonda, per evitare o almeno ridurre possibili atti pericolosi. Il futuro migliore avrà molto a che fare con l’arte perchè riguarderà il fare attenzione, a noi, agli altri e all’ambiente. Il futuro che mi auguro è prendersi cura di ciò che amo, della mia gente come dei miei luoghi ed allargare il cerchio. E’una sorta di egoismo, mi occupo di illuminare ciò che mi circonda, in modo che un giorno il tutto possa prendersi cura di me.
Mario Vespasiani: il mio matrimonio, un’opera d’arte verso l’eternitàMario Vespasiani
Biografia
Mario Vespasiani (San Benedetto del Tronto, 1978) è un artista visivo, uno dei grandi talenti dell’arte contemporanea italiana.
Mario Vespasiani: il mio matrimonio, un’opera d’arte verso l’eternitàMario Vespasiani
Fin dall’esordio è sempre stato considerato una figura indipendente e al di fuori delle attuali tendenze artistiche, anche grazie ad una ricerca che non ha riferimenti analoghi. Rispetto al materialismo ateo e a un certo manierismo pittorico che hanno imperversato in Italia nell’ultimo trentennio la sua arte è apparsa subito un caso a sè, per il suo interesse a dare forma ad un “gesto eroico” che sa essere autore e testimone di un momento storico di grande accelerazione, evolvendo progressivamente l’ampio aspetto stilistico dei soggetti indagati, nei tratti essenziali e simbolici. Vespasiani è uno dei giovani pionieri dell’arte italiana che sta portando la pittura a livelli inaspettati, oltre i limiti tradizionali del quadro e ben lontano dalle provocazioni estetiche: confrontandosi con la fotografia, la performance, le istallazioni e di recente con la letteratura, ha saputo imprimere all’azione pittorica dei significati che nel flusso creativo, fanno diventare il suo percorso ardito e le persone che lo animano figure leggendarie.
L’interesse che sta suscitando il lavoro di Mario Vespasiani sta anche nel fatto che lui e la sua opera coincidono perfettamente e questo fa si che ad emergere non sia il ruolo da artista bensì la continua relazione con la potenza creatrice, la stessa che – dichiara – lo attrae costantemente verso il mistero e lo fa sentire in cerca di vibrazioni primordiali, in stretto contatto con una fonte che ha una chiara matrice spirituale
Diplomato all’Istituto d’Arte di Fermo dove si distingue fin dal primo anno tra i migliori allievi, non ancora ventenne presenta la sua prima mostra personale, che avvia il suo percorso espositivo su tutto il territorio nazionale. Nel 2008 a dieci anni dalla prima personale realizza la mostra che avvia il progetto denominato La quarta dimensione attraverso il quale propone un dialogo con alcuni grandi maestri dell’arte italiana a lui particolarmente vicini in un determinato momento della ricerca. Il primo avvenne nel 2008 con Mario Schifano mettendo in risalto il colore e il gesto pittorico che contraddistingue il procedere istintivo dei due autori, per l’approccio grintoso, per la carica vitale e mai prevedibile della pittura. Nel 2010 presso la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Ascoli Piceno le sue opere si affiancarono all’astrattismo lirico di Osvaldo Licini, in questo momento le tele di Vespasiani sempre meno figurative forniscono una panoramica del tratto pittorico che raggiunge soluzioni stilistiche più evanescenti ed essenziali.
Sulla linea colorista, che scende lungo l’Adriatico, nel 2012 presenta il dialogo in tre sedi con i capolavori di Lorenzo Lotto, il quale oltre ad essere uno dei più autorevoli interpreti è anche colui che ha saputo rivoluzionare i codici del ritratto e la mostra ha focalizzato l’attenzione sull’interpretazione psicologica e formale del volto, dalle espressioni comuni alle tensioni umane più profonde. Nel 2015 il gallerista Pio Monti presenta la mostra La quarta dimensione nella fotografia di Mario Giacomelli e Mario Vespasiani dove per la prima volta le sue immagini fotografiche si specchiano nei riflessi comuni e nello sguardo appassionato di Giacomelli, uno dei fotografi più incisivi del ’900. Con la mostra Gemine Muse espone giovanissimo ai Musei Capitolini di Roma, a 27 anni vince il primo Premio Pagine Bianche d’Autore, nel 2011 viene invitato al Padiglione Italia della 45a Biennale di Venezia, figura nel libro Fragili eroi di Roberto Gramiccia dedicato ai più interessanti artisti italiani dal futurismo ad oggi e sul Dizionario dell’Arte Italiana edito da Giancarlo Politi.
Tra i primissimi artisti italiani ad espandere l’impronta pittorica dai nuovi materiali alle tecnologie, viene inviato nel 2012 dall’Accademia di Belle Arti di Macerata a tenere una conferenza dal titolo: L’essenza e il dono. Arte, relazione e condivisione, dalla tela all’iPad e nello stesso anno con le opere realizzate mediante l’iPad ed applicate su alluminio partecipa al Premio Termoli. Per tutto il 2014 si è dedicato al progetto Mara as Muse sottolineando, in piena controtendenza, il ruolo di una Musa quale figura ispiratrice dell’atto creativo e delle sue molteplici forme espressive. Nel 2015 realizza delle opere in pura seta intitolate Storie di viaggiatori, territori e bandiere che espone come fossero vessilli di un’arte che torna ed essere simbolo e immagine di un’identità ben precisa e che va oltre le classiche modalità espositive per mostrarsi in una performance nella Pinacoteca civica di Ascoli Piceno, in un happening con le opere disposte al vento sulla cima della Torre dei Gualtieri di San Benedetto del Tronto e al 48° Premio Vasto. Nel mese di maggio esce Planet Aurum il suo primo libro interamente dedicato agli scritti e nello stesso anno la città di Fermo lo invita a dipingere il Palio dell’Assunta dedicandogli contemporaneamente una personale. La città di Santa Vittoria in Matenano gli riserva una grande mostra che raccoglie per la prima volta le opere dagli esordi ad oggi ed una importante pubblicazione generale.
Dal 1998 sono oltre trenta le mostre personali documentate da 37 volumi prodotti in serie limitata, arricchiti da testi critici, interviste e da testimonianze trasversali. Contemporaneamente alla pittura, ha frequentato un workshop di fotografia con Ferdinando Scianna e di cinema con Lech Majewski. Del suo lavoro se ne sono occupati oltre agli storici e ai critici d’arte, anche filosofi, scrittori, antropologi e teologi. Risiede a Ripatransone nelle Marche dove ha lo studio principale, alternandosi periodicamente nei luoghi che meglio si prestano a sviluppare i suoi progetti.
 
Biografia di Raffaella Milandri 
Mario Vespasiani: il mio matrimonio, un’opera d’arte verso l’eternitàScrittrice, fotografa umanitaria e viaggiatrice in solitaria . Attivista per i diritti umani dei popoli indigeni, è membro adottivo della tribù Crow, in Montana. Presidente della Omnibus Omnes Onlus. Titolare alla Europrinters Consulting. Membro del Lions Club Ascoli Host. Redattore a Il Mascalzone. Attualmente iscritta alla Facoltà di Scienze Sociali alla Unicam di Camerino.
Dice Raffaella Milandri : “Viaggiare non vuol dire visitare luoghi, ma percepire l’animo dei popoli”. Come viaggiatrice solitaria è stata accolta da tribù nei più remoti angoli di mondo. Dice di sè: “Amo le persone semplici, e sono fiera di essere una di loro”.
La Milandri si dedica alla scrittura, alla fotografia e ai reportage, intesi come strumento di sensibilizzazione e divulgazione sul tema dei diritti umani e delle problematiche sociali, attraverso campagne di informazione, appelli, petizioni e conferenze, e diffondendo filmati, libri e interviste su media e social network. Varie le partecipazioni televisive e radiofoniche in Italia, numerosi gli articoli sui suoi viaggi, su quotidiani e riviste. I suoi viaggi in diretta su Facebook sono un evento mediatico molto seguito. Il gruppo Tabula Osca ha dedicato un pezzo al suo impegno umanitario https://youtu.be/18ePxizn7ug . Una sua intervista sui popoli indigeni è stata pubblicata sul sito dell’ONU http://www.unric.org/it/attualita/30454-raffaella-milandri-la-situazione-dei-popoli-indigeni-oggi .
Tra le mete dei suoi viaggi, ricordiamo la Papua Nuova Guinea, l’Alaska, il deserto del Kalahari,
il Tibet, il Kimberly in Australia. Tra i Popoli Indigeni oggetto delle sue campagne per i diritti umani, i Nativi Americani, i Pigmei, i Boscimani, gli Adivasi dell’Orissa.
Libri pubblicati
Io e i Pigmei.Cronache di una donna nella Foresta, Polaris 2011.
Booktrailer https://youtu.be/5sHZgaTRPOY
La mia Tribù.Storie autentiche di Indiani d’America, Polaris 2013.
Booktrailer https://youtu.be/5xtIuTYxCWA
In India. Cronache per veri viaggiatori, Ponte Sisto 2014.
Booktrailer https://youtu.be/KH3J-NNJRXY
 
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