Scopriamo chi è razzista

di Raffaella Milandri
 
Emmanuel e Mancini? Entrambi vittime.
 
Correva il lontano anno 2000. Stavo andando per la prima volta in America, a Los Angeles, dove una mia amica italiana, dopo tre anni da clandestina negli States, aveva sposato un cittadino americano e “messo a posto” la sua situazione di immigrata. Pur con la “penale” di non poter lasciare gli States per 2 anni, vista la sua precedente posizione illegale. Sull’aereo, a fianco a me, uno dei pochi uomini di colore che avessi mai incontrato. Era il 2000, avevo appena iniziato a viaggiare all’estero, e in Italia, in particolare nelle Marche, era ancora abbastanza raro incontrare e parlare con persone straniere e di colore. L’uomo stentò a rispondere ad un paio di miei tentativi di conversazione, mostrando insofferenza. Iniziò a leggere una rivista dove, notai, c’erano solo foto di modelli, attori, attrici di colore. Capii che era una rivista “monorazziale” e che probabilmente non amava molto i “bianchi”. Forse non aveva tutti i torti: i bianchi, una minoranza nel mondo intero, ne hanno davvero combinate tante, a proposito di razzismo, specialmente negli Stati Uniti. Dallo schiavismo in poi, oggi siamo nel 2016 e la convivenza tra bianchi e neri può essere ancora un problema e riempie le cronache, basta vedere gli ultimi fatti di Dallas e i vari episodi di sparatorie che coinvolgono persone di colore. Se in una società come quella statunitense, multirazziale per antonomasia, ci sono tensioni tra “bianchi e neri”, cosa succede altrove?

In Italia la storia è diversa: innanzitutto tra il 1876 e il 1976 il fenomeno più importante è stato il flusso in uscita, la emigrazione degli italiani, con oltre 24 milioni di partenze. Non pochi. Poi, negli anni ’80 in Italia cominciarono ad arrivare un certo numero di immigrati, che toccarono oltre il milione solo agli inizi del 2000, e oggi contano oltre 5 milioni. Per immigrati consideriamo i cittadini stranieri residenti in Italia, nati all’estero e che via via hanno acquisito e acquisiscono cittadinanza italiana; per popolazione straniera si intendono i residenti in Italia che hanno cittadinanza straniera, anche se nati in Italia. I dati sui cittadini stranieri residenti non includono gli stranieri naturalizzati italiani e i cittadini stranieri irregolari. Da parecchi anni, l’aumento della popolazione in Italia è pressoché dato solo dalla immigrazione, essendo un Paese a crescita zero o addirittura in bilancio negativo. La maggioranza dei cittadini stranieri residenti in Italia nei dati del 2015 ISTAT è dalla Romania, circa 1.130.000, dalla Albania, circa 490.000, dal Marocco, circa 440.000, dalla Cina, circa 260.000, a seguire Ucraina, Filippine, Moldavia, India, Moldavia, Bangladesh, Perù, Egitto e Sri Lanka.
 
Parliamo ora dell’episodio di Emmanuel Chidi Namdi, il nigeriano morto a Fermo, e dico “morto” e non ucciso perchè non sta a me stabilire la dinamica dei fatti. Di certo, dicono, c’è solo la provocazione di Mancini. Fiumi di inchiostro sono stati versati, alle volte all’insegna del buonismo, alle volte all’insegna del razzismo. Chi è il buono e chi il cattivo? Amedeo Mancini, che ha chiamato la moglie di Emmanuel “scimmia africana”, innescando la violenza? O Emmanuel, che ha reagito alla provocazione con la violenza? Nessuno è buono nè cattivo. L’episodio, che ha sollevato tanto polverone, non deve assolutamente innescare il meccanismo di due fazioni opposte: immigrati contro italiani, integrazionisti contro razzisti. Non serve a nulla dare ragione tout court a Emmanuel , nè appoggiare la reazione di Mancini, peraltro pentito. NON SERVE A NULLA. Occorre riflettere su questo episodio che ha avuto tanta risonanza mediatica. Innanzitutto i media hanno versato tanta benzina sul fuoco, alimentando discussioni a non finire, prendendo posizioni a volte scioccanti. Poi, le istituzioni hanno speso parole e partecipato al funerale del povero Emmanuel, anche qui direi tout court, prendendolo ad emblema del perseguitato, implicitamente a danno di Mancini. Ma in realtà, puntando il dito contro quella parte degli italiani che potremmo definire “conservatori”. La verità, come spesso accade, sta nel mezzo. Mancini ed Emmanuel sono entrambi vittime. Vittime dei proprio Paesi. Emmanuel, in fuga dalla Nigeria e da Boko Haram, esasperato da terrorismo e persecuzioni. Mancini, che vive in un Paese, l’Italia, dove oltre 4 milioni di persone vive sotto la soglia della povertà, oggi. Dove a livello sociale non si sono creati adeguati clima e strutture per la comprensione, per la convivenza pacifica, per la multicultura. Dove non siamo informati a dovere su cosa comporti avere un flusso di immigrati, ma dove si sente tuonare a volte “dobbiamo accoglierli” e, a volte, “dobbiamo fermarli”, in una alternanza micidiale che crea solo insicurezza per il cittadino. Il cittadino italiano che, alle prese con la crisi come in molte parti del mondo, sente tuonare l’Unione Europea a favore della accoglienza degli immigrati e di quote obbligatorie per Paese. E così, dalla non-comprensione, o meglio dalla non-divulgazione chiara da parte delle istituzioni di leggi, diritti, doveri e spese, che potrebbero magari rendere il cittadino italiano partecipe, si arriva al fatto che il cittadino si sente estraneo e, perchè no, si sente preso per i fondelli. Non sapendo da dove arriva questa crisi, che nasce a livello globale e mondiale da un mercato comune, da un sistema finanziario che è in crisi e che divora sè stesso, oltre che popoli e il Pianeta stesso, la prima autodifesa di molti italiani è chiudersi a riccio contro chi è straniero, mettendo da parte comprensione e buoni sentimenti. Ma ahimè, siamo tutti vittime dello stesso sistema, italiani e migranti. Tutti vittime del Denaro dei Potenti. Invece, alla base di tutto ci dovrebbe essere l’apprezzamento del diverso, della cultura, di tutto ciò che arricchisce, come fecero, in fin dei conti, gli antichi Romani. Ormai siamo una società multiculturale, non si può tornare indietro. Non si può additare l’italiano che fa del male allo straniero. Non si può additare lo straniero che fa male all’italiano. Nel primo caso, vale il discorso di tranquillizzare gli italiani e renderli partecipi anzichè estranei ai fatti di casa loro. Nel secondo caso, spesso vale invece il discorso di sicurezza contro la criminalità, che, italiana e non, è sicuramente in crescita. Per non andare tutti allo sbando, occorre informazione corretta e spirito di convivenza.
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