Studenti cinesi alla scoperta dell’Italia e di Macerata con UniMc

 
Sono quasi quaranta gli allievi delle prime due summer school attivate dall’Ateneo maceratese con l’Università Normale di Pechino.
 
Macerata, 2016-07-20 – Hanno preso il via all’Università di Macerata le prime due summer school attivate in collaborazione con l’Università Normale di Pechino, una delle più importanti della Cina, da anni partner dell’Ateneo maceratese per l’Istituto Confucio. Quasi quaranta studenti cinesi frequenteranno per due settimane questi corsi di formazione intensivi.
La summer shool “Arts, fashion e culture: the era of innovative and creative industries” è incentrata su creatività, scienze umane e innovazione in correlazione con il ruolo emergente delle industrie culturali e creative per lo sviluppo locale e la crescita economica sostenibile, anche nell’ottica della Macro Regione Adriatico-Ionica. Oltre alle lezioni in aula, per gli allievi sono state organizzate visite ad aziende innovative e affermate, come IGuzzini e Rainbow, a luoghi d’arte come Urbino per lo studio sul campo del Rinascimento Italiano e al centro di analisi sensoriale di Matelica. Oltre ai ragazzi cinesi, partecipano anche quattro italiani. La seconda summer school, “Western Civilization. From Macerata and the Marche to Europe”, si rivolge a neodiplomati e neolaureati cinesi interessati ad operare nel settore artistico-letterario, della mediazione culturale, dello studio del pensiero occidentale, dei rapporti e dell’interscambio con la realtà italiana ed europea, con un’attenzione particolare alle opportunità legate, in ambito internazionale e nazionale, ai beni culturali e alla tradizione occidentale. La domanda di formazione deriva dalla forte attenzione che in Cina sta assumendo il tema dell’umanesimo, dell’arte e della cultura occidentale.
Yulai Zhao, Qihang Wang, Deng Yun Fei e Elena Santilli sono iscritti al primo dei due corsi. “Amo l’Italia – dice Zhao -. E’ la prima volta che sono qui. La sua cultura è molto diversa da quella della Cina. Macerata è una piccola deliziosa città, sembra uscita dalla serie tv “Il trono di spade”. Sono qui per imparare l’arte, vivendola dove è nata, e cercare di capire il modo di pensare occidentale”. Spiega, dal canto suo, Wang: “Ho deciso di frequentare questo corso perché avevo sentito parlare dell’Istituto Confucio di Macerata e perché mi interessa molto la cultura italiana. Mi piacerebbe promuovere scambi culturali tra Italia e Cina. E’ la mia seconda volta in Italia, la prima è stata sei anni fa. Non avevo mai visitato una città come Macerata, che è molto differente dai centri più turistici come Roma, Milano e Firenze. Per me Macerata è una città molto silenziosa e piacevole. Il mio sogno è dipingere. Forse è difficile nella società odierna, ma voglio seguire il mio sogno. E comunque vorrei fare una professione nel mondo dell’arte, magari come insegnante”. “Sono in Italia – aggiunge Yun Fei – per l’arte, la moda, la creatività, il design. Macerata è una città antica, tranquilla, facile da vivere. Vorrei diventare un’insegnante di danza moderna”. “Studio filologia comparativa – specifica Elena – e sono attratta dal confronto creativo tra Europa e Cina. Questo corso riesce a fornire un’idea delle distanze e delle zone di frontiera dove attivare un confronto tra cultura occidentale e orientale, non limitato alle scienze dure, ma capace di dare voce alle sensibilità culturali. Dopo l’esperienza del dottorato, spero di proseguire il mio impegno nel mondo della ricerca”.
Jia Bei e Zhang Xinran frequentano, invece, la summer school in “Western Civilization” e sono carichi di entusiasmo. “L’Italia ha avuto un ruolo storico molto importante nella nascita e nello sviluppo del pensiero e della cultura occidentale – ribadisce Bei -. L’Università di Macerata è di sette secoli più vecchia della Normale di Pechino e poter studiare in un luogo come questo aiuta”. “Ho sempre desiderato conoscere l’Italia, la culla del Rinascimento – conclude Xinran – e di tanti piatti prelibati. Macerata è una città romantica, dove gli elementi tradizionali sono molto ben conservati e sono molto diversi dal nostro Paese”.
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