Bon anniversaire, Léo! Nessuno spettacolo, solo la musica di Ferré
di Rosita Spinozzi
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Celebrare un anniversario importante all’indomani di una tragedia che ha colpito tutti dritto al cuore non è certo impresa facile. È difficile sorridere pensando alle persone che hanno pagato con la propria vita questo capriccio della natura chiamato terremoto. Nonostante ciò, lo spettacolo conclusivo del Festival Ferré si è svolto, per volontà degli organizzatori e con il consenso dell’amministrazione comunale, “nel segno e nello spirito di non abbattersi mai davanti alle tragedie, neppure le più grandi, perché la vita deve sempre e comunque continuare davanti ad ogni accadimento. Nel rispetto, comunque, di quanti non ci sono più”. Fedele a questo principio, Giuseppe Gennari, ‘anima’ del Festival, è salito sul palco del Teatro Concordia con un messaggio di solidarietà nei confronti delle persone colpite dal sisma e con il monito di non arrendersi mai. Ed è proprio con l’intento di affrontare le contrarietà con uno sguardo rivolto al di là che, ieri, tutti i presenti hanno celebrato il centenario della nascita di Léo Ferré. In punta di piedi, ma con la forza dirompente del bel canto che di per sé ha assunto i toni di una preghiera che si è innalzata in Cielo, raggiungendo in qualche modo le anime di chi non è più fra di noi. Alla giovanissima studentessa Clara Corridoni di Fermo la responsabilità di aprire al pianoforte una serata così importante: le sue dita delicate hanno sfiorato i tasti infondendo nei presenti una sensazione di pace. Gennari ha riconosciuto in lei il talento, ed ha voluto premiare il suo impegno permettendole di partecipare ad un Festival di cui Clara comprenderà pienamente la valenza quando avrà qualche anno in più.
Un dolce preludio all’entrata in scena di Christiane Courvoisier, magnifica interprete che ha manifestato una totale simbiosi con Ferré cimentandosi nella parte del suo repertorio più difficile ed elevata, gradita in modo particolare a quanti avevano desiderio di approfondire ulteriormente la conoscenza dell’opera del grande Léo. Accompagnata al pianoforte dall’impareggiabile Christophe Brillaud, che le ha ritmato l’acutezza interpretativa e l’impetuoso canto, Christiane ha conquistato i presenti con diversi brani tra cui ‘Cette blessure’, ‘Ta source’, ‘FLB’(Fronte Liberazione Bretone), ‘Requiem’. Parole come ‘blessure’(ferita) e ‘source’ (fonte), nella loro accezione metaforica del termine, hanno dato occasione a Gennari di esprimere la sua totale stima nei confronti della donna, definita come “colei che dà la vita”, per poi annunciare la ferrea volontà di lanciare una petizione in cui “ogni azione contro la donna per bassi motivi di possesso diventi un crimine contro la vita e l’umanità”. Dopodichè, riflettori accesi sul folgorante Michel Hermon: potrei spendere migliaia di aggettivi su di lui ma, con il rischio di ripetermi, ancora oggi folgorante è quello che reputo più spontaneo. Uomo di incommensurabile carisma e talento, Hermon possiede una voce limpida e a tratti graffiante che arriva diretta al cuore, per poi imprimersi nella mente e scatenare un volo di farfalle nello stomaco. Alto, di nero vestito, con lo sguardo rivolto all’infinito, ha incantato il pubblico con ‘Rotterdam’, ‘A toi’, ‘Les gares, les ports’, ‘Le bateau espagnol’ di Ferré; ‘Les poètes de sept ans’ di Rimbaud/Ferré, ‘Recueillement’ di Baudelaire/Ferré. Tripudio di applausi, meritatissimi, per lui e per il pianista Christophe Brillaud, che lo ha egregiamente accompagnato in questo viaggio musicale. E la promessa di tornare ancora al Festival Ferrè, perché ad una forza della natura come Giuseppe Gennari è impossibile dire di no.
Poi è arrivata lei: Annick Cisaruk, creatura dell’est, cantante raffinata e attrice di rilievo internazionale (ha lavorato anche con Giorgio Strehler), donna dal fascino dirompente al punto tale da essere stata associata all’eruzione di un vulcano. Simbolismi a parte, ieri abbiamo compreso tutti il perché dicono che alla sua voce non avrebbe resistito neanche Ulisse. E se poi la sua ugola d’oro è accompagnata da un fisarmonicista funambolico del calibro di David Venitucci, allora per il povero Ulisse non c’è davvero scampo. Perfettamente padrona della scena, Annick colora il suo canto con movenze leggiadre proponendo ‘Marizibill’ di Apollinaire/Ferré, ‘Je te donne’, ‘Ton style’,‘Quartier Latin’, ‘La vie moderne’ ed altro ancora. Chiede, infine, che vengano accese le luci in sala perché le piace vedere i volti del pubblico che ringrazia per essere presente, così come ringrazia uno ad uno per nome tutte le persone che “lavorano dietro le quinte” e, ovviamente anche il direttore artistico Giuseppe Gennari e il direttore operativo Maurizio Silvestri.
Ed ecco arrivare gli avveniristici Têtes de Bois nella formazione originale del quartetto composto da Andrea Satta (vocalist), Carlo Amato (basso), Luca De Carlo (tromba), Angelo Pelini (pianoforte), pronti a farci dono delle canzoni di Ferré in italiano, grazie all’ottima traduzione di Gennari. Senza ombra di dubbio, le ‘teste di legno’ sono il gruppo più musicalmente artistico in circolazione in Italia, in grado di sublimare efficacia espressiva ad una perfezione stilistica raggiunta nell’armonizzare musiche di stampo classico in orchestrazioni di assoluta modernità.Non a caso, con i loro due CD (“Ferré, l’amore e la rivolta” e “EXTRA”) dedicati all’opera di Ferré, hanno vinto il prestigioso Premio Tenco nel 2002 e nel 2015. Motivo per cui, con pieno merito, la Targa Ferré del Centenario, opera di Manuela Ferré, è stata loro attribuita per “aver dedicato con arte personalissima e virile affetto due album all’opera del Maestro, conseguendo due vittorie al Premio Tenco”. «Dedichiamo la nostra targa alla rinascita della alte valli del Tronto e del Velino e all’amore che le deve accompagnare – dichiarano iTêtes de Bois sulla loro pagina Facebook – Qui, trent’anni fa, a San Bendetto del Tronto, a pochi chilometri dal terremoto che ha buttato nel cuore della notte, tutti in strada, in spiaggia e in acqua, Léo Ferré venne nelle scuole a parlare a ragazzi di libertà, di anarchia e di amore. Qui noi parliamo di di lui, di voi e di noi. Qui, ieri, nessuno spettacolo, nessuna sagra, solo la musica di Léo…». Parole veritiere dettate dal cuore di artisti che hanno reso omaggio a Ferrè con quella caparbietà che solo l’amore può dare. Così come un atto d’amore è stato il gran finale del Festival, che ha riunito sul palco del Concordia tutti gli ospiti della serata per cantare insieme al pubblico presente ‘L’âge d’or’ , splendida canzone che, tanti anni fa, un gruppo di emozionati allievi dell’Itc ‘Capriotti’ eseguì dinanzi a Ferré in occasione di una visita, organizzata dal prof.Gennari, nella sua dimora a Castellina in Chianti . Un canto pieno di speranza, oggi più che mai attuale. Bon anniversaire, Léo! E grazie.
da sx Annick Cisaruk, Giuseppe Gennari, Christiane Courvoisier, Michel Hermon
da sx Annick Cisaruk, Giuseppe Gennari, Christiane Courvoisier, Michel Hermon
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