“Hotel del Nordamerica”: intervista a Rick Moody
Rick Moody è tornato con un romanzo spiazzante, “Hotel del Nordamerica” (Bompiani – pag. 224, euro 18,00), il cui protagonista, Reginald Edward Morse, è la caricatura perfetta dell’uomo senza qualità contemporaneo, dedito con devozione assoluta a recensire hotel per il sito ValutaIlTuoSoggiorno.com e a soddisfare la presunta fedeltà dei suoi lettori.
Il romanzo è la raccolta delle recensioni di Reginald che, in una sorta di cerimoniale distimico, cerca il suo ruolo nel mondo accumulando esperienza su esperienza, viaggio su viaggio, sporcizie e scarafaggi, amplessi e solitudini. Spesso le recensioni sono solo un pretesto per parlare di tutt’altro, di una vita che non indossa un senso e di un’epoca che spinge alla deriva.
Abbiamo parlato con l’autore newyorkese di uno dei suoi romanzi più riusciti, che si affida ad una narrazione insolita e discontinua, per quanto al passo con i tempi.
“Hotel del Nordamerica” è un romanzo molto originale. L’originalità è un obiettivo che ti poni, quando inizi a scrivere un libro?
Certamente c’è un potente desiderio di essere originali e di evitare di ripetere se stessi. Allo stesso tempo, credo che il concetto di originalità non abbia un senso universale, ma risieda almeno in parte negli occhi di chi legge e osserva. Per quanto mi riguarda, sto cercando di portare il romanzo in direzioni che sono state prese di rado, credo faccia parte del mio lavoro. Spetterà agli altri, poi, dire se sono riuscito nell’intento.
Come è nato “Hotel del Nordamerica”?
Stavo cercando di scrivere un romanzo più convenzionale, ma sentivo che il mio cuore non mi seguiva, che non riusciva ad entrare nel romanzo. Avevo la sensazione che qualsiasi opera di finzione che ignorava internet e la possibilità di una vita online non sarebbe riuscita a descrivere il luogo e il tempo in cui ci troviamo ora. E poi è successo che ho alloggiato in un pessimo hotel a Bergen, in Norvegia, e ho pensato: perché non provare a fare un romanzo di questa roba qua? Una sequenza di recensioni di pessimi alberghi? Non racconterei così la vita contemporanea meglio che con un romanzo di vecchio stampo?
L’hai scritto ‘on the road’?
Sì, almeno in parte.
Il romanzo è scritto in una fantastica prima persona singolare…
La voce di Reginald è stata la prima cosa a venire fuori. Non avrei potuto scrivere questo libro senza la voce giusta!
Hai raccolto le recensioni cronologicamente, nell’ordine in cui sono state scritte?
No. La mia mente è sempre anti-cronologica.
“Hotel del Nordamerica” è strettamente connesso con la contemporaneità e i suoi strumenti. Non pensi – come Paul Auster, che nei suoi romanzi non contempla nemmeno la presenza di un telefono cellulare – che questo possa far invecchiare prematuramente il romanzo?
Ammiro ed amo Paul, che è anche un mio amico. Ma ognuno deve scegliere la propria strada. Credo che alcuni romanzi di attualità che mi vengono in mente siano durati molto bene, ed inoltre non penso che le recensioni online siano destinate a scomparire molto presto. Internet è parte della nostra vita.
Cos’è peggio? Lo scarafaggio nel letto o la musica jazz melensa nella hall dell’hotel?
E’ come testa o croce. Entrambe sono cose pessime. Ma gli scarafaggi lasciano anche un segno sul lenzuolo!
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