Terremoto: ridicolo 7 mesi per le casette di legno

 
Intervista con Umberto Cuccioloni, Presidente del Centro Servizi Volontariato Marche per la provincia di Ascoli Piceno.
 
Arquata del Tronto – Percorrendo la Salaria, trovo un traffico di mezzi civili pressochè inesistente. Lungo la strada che si snoda in un panorama rigogliosamente verde, di una bellezza mozzafiato, si susseguono mezzi di Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Protezione Civile, Carabinieri, a testimoniare la tragica anormalità che questo cuore degli Appennini sta vivendo. Dalla Salaria, Arquata del Tronto sembra quasi intatta, celando nella “zona rossa” le macerie del centro. Poi, la drammatica vista di Pescara del Tronto svela apertamente la catastrofe. Rispetto a qualche giorno fa la frana sotto il paese si è allargata ed ha invaso la carreggiata. Dopo poco, sulla sinistra andando verso Roma, la tendopoli di Pescara, proprio a ridosso della strada. Uno dei terremoti più fotografati e documentati della storia contemporanea , quello del 24 agosto 2016. Non sento il bisogno di fare foto o filmati, nè di interrogare le persone provate della tendopoli. E’ stato fatto anche troppo. Sento invece la necessità di fare domande a un tecnico, che ha fatto del volontariato parte integrante della sua vita, e che si batte per la prevenzione delle catastrofi e dei loro esiti e per la preparazione dei volontari, al punto che secondo lui, la protezione civile dovrebbe essere materia di studio nelle scuole. E non ha certo tutti i torti.
Umberto, innanzitutto dicci quali sono le tue esperienze e competenze in materia di volontariato. E i tuoi incarichi.
Attuale presidente del Centro Servizi Volontariato Marche, per la provincia
di Ascoli Piceno, referente del Coordinamento Associazioni di Protezione civile
e delegato dell’Associazione Aerpicena. Presente in questo settore fin dalla
sua nascita, con esperienze di vario tipo per eventi calamitosi, quale volontario
innanzitutto e quindi responsabile del sistema di radiocomunicazioni in
emergenza. In breve : coordinatore in diverse sale operative dal 1995 in poi,
referente nazionale per la Federazione Italiana ricetrasmissioni e
Raggruppamento Nazionale Radio Emergenza dal 2000 in poi, formatore di
Protezione Civile dal 2005, collaboratore di numerosi convegni e stage sul tema
quali ad esempio gli ultimi su fragilità ed emergenza, con il patrocinio del
Dipartimento Nazionale e del Ministero dell’Interno. Tra i vari interventi,le
alluvioni in nord Italia, Piemonte, Liguria e Toscana, ed i terremoti in Emilia
Romagna,Umbria,Puglia, Abruzzo, ancora Emilia Romagna.
 
Umberto, quale differenza riscontri tra il terremoto di L’Aquila e quello di Amatrice?
Innanzitutto la differenza sostanziale nel terremoto abruzzese di essere
stato preceduto da uno sciame sismico piuttosto lungo,con scosse anche di
notevole importanza, prima di quella tragica del 6 aprile, mentre qui si sono
avuti solo dei piccoli eventi nei giorni precedenti. Poi la vicinanza
dell’evento che ha coinvolto molto più seriamente l’entroterra piceno.
Purtroppo i decessi sono stati simili in entrambi, a fronte però di una
situazione completamente diversa in merito agli sfollati: all’Aquila se ne
contavano circa 70.000, qui circa tremila, il che sta permettendo di poter far
chiudere dei campi, potendo far defluire le persone presso diversi alberghi,al
contrario dell’Aquila, dove le tende hanno stazionato anche per sei mesi.
 
A distanza di 7 anni, cosa è cambiato?
Ecco, su questa domanda uno si aspetterebbe di sentirsi dire che, dopo
l’evento aquilano, molte cose siano state fatte al meglio, vista la precedente
esperienza. Duole invece constatare come, in certe occasioni, si sia lavorato
come se fosse la prima volta. Piccoli, ma seri particolari, che non possono
passare inosservati, segno che forse non si è lavorato bene in tempo di pace, che
la formazione non è stata sufficiente o che, peggio, siano stati affidati compiti
agli ultimi arrivati, probabilmente con poca esperienza alle spalle.
In un terremoto di questo genere che vede coinvolte 4 regioni (Lazio-Umbria -Marche-Abruzzo)
non c’è unità di linguaggi e procedure perché sono in ballo quattro protezioni civili diverse
e la DICOMAC istituita giorni dopo (molti) giorni a Rieti, non sembra avere
quella autorevolezza che si presuppone in un evento di questo genere.
La protezione civile non è una moda che ciclicamente cambia; essa è un
servizio e come tale deve essere erogato nei modi convenzionali e secondo le
norme che lo regolano, con meccanismi collaudati, che permettano a questa
complessa macchina di governare, nel miglior modo, le attività collegate alla
previsione, prevenzione e, a maggior ragione, all’emergenza.
 
A tuo parere come si sta muovendo la Protezione Civile in questa emergenza?
Bè,non lo dico io, ma lo faccio dire agli “anziani” della Protezione Civile
che si sono già esposti….qualcosa è cambiato dopo l’Aquila, ma forse non in
positivo. Vogliamo dire troppa politica e troppi posti di comando affidati più
per appartenenza partitica che per specifiche competenze? Vogliamo parlare dei
famosi piani di protezione che ogni comune avrebbe dovuto fare, ma soprattutto
testare, per verificarne la loro efficienza? A chi spettava il compito di
verificare se fossero o meno adatti, in caso di evento calamitoso? E perchè non
è stato fatto? Poi succede che è solo con il buon senso e l’esperienza dei
tanti volontari presenti ogni volta sul campo, che si superano le avversità che
si presentano di volta in volta, non tralasciando certo l’immenso ed
incommensurabile lavoro svolto dai nostri angeli custodi, i vigili del fuoco.
 
Come si sta muovendo il Governo?
Esprimo semplicemente un parere molto personale: avevo visto crescere la
Protezione Civile, grazie naturalmente e soprattutto all’aiuto del Governo, poi
ho visto un lento decadere dato dai tanti tagli imposti (guardate i miracoli
che devono fare i vigili del fuoco, con mezzi sempre più rappezzati ed
attrezzature spesso vecchie e logore)..stesso discorso per le associazioni. Poi,
con l’accentramento in regione e lo smantellamento delle strutture provinciali,
abbiamo completato il degrado della struttura che appare ancora bella,ma è solo
la facciata..
 
E come si stanno muovendo le amministrazioni locali ?
Peggio di come ci si muove in alte sfere..se mancano poi i fondi la
frittata è fatta. Vorrei solo far capire che questo non è disfattismo o
pessimismo, ma la nuda e cruda realtà di un settore che, invece di venire
valorizzato è stato, negli ultimi anni, pesantemente colpito, senza che ci sia
stata la forza e la volontà di reagire. Eppure stimoli e suggerimenti ce ne sono
stati tanti, ma evidentemente è più forte la lotta intestina tra partiti e
movimenti politici che non la loro unione su un tema importante come la
protezione civile, soprattutto nello studio della prevenzione e previsione,ormai
messi decisamente da parte,in attesa del prossimo evento calamitoso, dove tutti
si accorceranno le maniche per correre ai ripari, spendendo molto, ma molto di
più di quello che si potrebbe spendere per mettere in sicurezza il territorio.
 
Raccontaci i punti negativi , dal tuo punto di vista, degli interventi sul sisma del 24 agosto.
Parliamo prima di punti positivi. Cioè del gran senso di responsabilità che hanno dimostrato,
se mai ce ne fosse bisogno, tutti i volontari che si sono adoperati, fin dai primi
momenti e con le loro associazioni, nel partecipare a tutti gli interventi per
la ricerca e la salvaguardia della popolazione colpita dal sisma, per proseguire
poi nell’aiuto concreto con la raccolta di materiali e supporto nei campi di
accoglienza. Il problema è stato che non sempre hanno ricevuto l’aiuto giusto ma,
anzi, si sono viste complicate le loro azioni per modi e metodi diversi da
regione a regione: eppure il sistema dovrebbe essere nazionale! Ci sarebbero
tante piccole situazioni su cui discutere, però poi qualcuno potrebbe pensare
che si voglia fare solo una sterile polemica. Sarebbe davvero il caso di
rivedere certe posizioni in merito alla capacità e alla competenza che, mi ripeto,
non possono venire dettate da una becera politica di favoritismi e
clientelismo: in protezione civile non si può ragionare così. Piuttosto
portiamola nelle nostre scuole, insegniamola ai nostri figli, facciamo che le
nuove generazioni sappiano cosa vuol dire vivere in un territorio come il
nostro, soggetto da tanti pericoli che potrebbero essere mitigati da una buona
politica di prevenzione e non scendiamo nel ridicolo, invece, quando parliamo di
sette o otto mesi per le casette in legno.
Terremoto: ridicolo 7 mesi per le casette di legnoTerremoto
Biografia di Raffaella Milandri 
Terremoto: ridicolo 7 mesi per le casette di legnoScrittrice, fotografa umanitaria e viaggiatrice in solitaria . Attivista per i diritti umani dei popoli indigeni, è membro adottivo della tribù Crow, in Montana. Presidente della Omnibus Omnes Onlus. Titolare alla Europrinters Consulting. Membro del Lions Club Ascoli Host. Redattore a Il Mascalzone. Attualmente iscritta alla Facoltà di Scienze Sociali alla Unicam di Camerino.
Dice Raffaella Milandri : “Viaggiare non vuol dire visitare luoghi, ma percepire l’animo dei popoli”. Come viaggiatrice solitaria è stata accolta da tribù nei più remoti angoli di mondo. Dice di sè: “Amo le persone semplici, e sono fiera di essere una di loro”.
La Milandri si dedica alla scrittura, alla fotografia e ai reportage, intesi come strumento di sensibilizzazione e divulgazione sul tema dei diritti umani e delle problematiche sociali, attraverso campagne di informazione, appelli, petizioni e conferenze, e diffondendo filmati, libri e interviste su media e social network. Varie le partecipazioni televisive e radiofoniche in Italia, numerosi gli articoli sui suoi viaggi, su quotidiani e riviste. I suoi viaggi in diretta su Facebook sono un evento mediatico molto seguito. Il gruppo Tabula Osca ha dedicato un pezzo al suo impegno umanitario https://youtu.be/18ePxizn7ug . Una sua intervista sui popoli indigeni è stata pubblicata sul sito dell’ONU http://www.unric.org/it/attualita/30454-raffaella-milandri-la-situazione-dei-popoli-indigeni-oggi .
Tra le mete dei suoi viaggi, ricordiamo la Papua Nuova Guinea, l’Alaska, il deserto del Kalahari,
il Tibet, il Kimberly in Australia. Tra i Popoli Indigeni oggetto delle sue campagne per i diritti umani, i Nativi Americani, i Pigmei, i Boscimani, gli Adivasi dell’Orissa.
Libri pubblicati
Io e i Pigmei.Cronache di una donna nella Foresta, Polaris 2011.
Booktrailer https://youtu.be/5sHZgaTRPOY
La mia Tribù.Storie autentiche di Indiani d’America, Polaris 2013.
Booktrailer https://youtu.be/5xtIuTYxCWA
In India. Cronache per veri viaggiatori, Ponte Sisto 2014.
Booktrailer https://youtu.be/KH3J-NNJRXY
 
Email raffaellamilandri@gmail.com
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