Il Giornalista, un giornalista

6 Ottobre 2016 Redazione Senza categoria 0

di FDA

Cerco di sintetizzare perché provi la massima stima per il giornalista Eugenio Scalfari.
Dai suoi articoli, dai suoi libri traspaiono, indubbi , uno spessore culturale, una conoscenza storico-politica, un livello di frequentazioni personali, una poliedricità di convincimenti e un know-how professionale-manageriale di difficilissimo paragone in Italia: mi tolgo il cappello, ma non è tutto. Le stesse positività (forse addirittura ampliate) si riscontrano in tutte le occasioni pubbliche in cui interviene, dai simposi a tema politico, a quelli letterari, ai confronti televisivi: ma , ancora, non è tutto. La simbiosi fra physique du role e dialettica, pur a novantatrè anni, detta soggezioni e rispetto: ma, di nuovo, non è tutto.
E’ che, qualsiasi cosa scriva o dica, Eugenio Scalfari la supporta analiticamente consentendo all’ audience ricevente anche di dissentire utilizzando le sue stesse ‘dimostrazioni’ analitiche. Ecco, adesso è tutto.

Domenica scorsa, 2 ottobre, Scalfari , nel consueto fondo su ‘la Repubblica’, ha elencato e approfondito il motivo primo per cui ritiene che Renzi abbia prevalso su Zagrebelsky in un recente confronto televisivo. Premesso che Zagrebelsky ha contestato a Renzi un comportamento politico tendenzialmente oligarchico vedendo nell’oligarchia l’embrione dell’autoritarismo e l’opposto della democrazia, Scalfari correla una serie di esempi – da Platone a Pericle, dalle Repubbliche marinare ai Comuni, dall’agire della DC all’agire del PCI – per dimostrare come Oligarchia (intesa come ‘classe dirigente’) e Democrazia siano la stessa cosa. Di più, afferma che l’Oligarchia è la sola forma di Democrazia, al di là della Democrazia-diretta che si esprime solo attraverso referendum (sistema – perorato da Marco Pannella ai tempi e adesso dall’M5S – sicuramente inviso a Zagrebelsky). Ancora, Scalfari auspica che Renzi arrivi presto a circondarsi di un’efficiente classe dirigente il cui sentire plurimo generi l’azione politica equilibrata.
Bene: nel fondo, “il GIORNALISTA” Eugenio Scalfari evidenzia tutti gli elementi su cui basa ciò che afferma e permette al lettore di formarsi, su tali distinguo, un’opinione conforme, contraria o intermedia alla sua.
Il dì appresso, 3 ottobre, nell’articolo di spalla de “il Fatto Quotidiano”, il direttore Marco Travaglio riprende il fondo di Scalfari lungamente riportandolo in virgolettato. Il messaggio conseguente è di tipologia pubblicitaria : mira a far percepire al lettore quanto sia contrario il pensiero dell’autore a quello di Scalfari ma tale contrapposizione non è puntualizzata né minimamente surrogata.
Il messaggio di Travaglio, su cui sembra aleggiare il noto sorriso sardonico, è esattamente solo questo :
“Quindi: 1) aboliamo le elezioni; 2) cambiamo testata da ‘La Repubblica’ a ‘l’Oligarchia’”.
Ora, questa forma di comunicazione non consente di (ri) elaborare ragionamenti e convinzioni: lancia solo imput emozionali, gli stessi traguardati dagli slogan pubblicitari, nessun supporto a razionalità analitiche.

Personalmente, provo fastidio. Eugenio Scalfari, con articolo di fondo sul maggior quotidiano italiano, solleva in forma analitica un argomento importante sicuramente destinato a spronare il dialogo pluralista (richiama l’analisi sociologica e gli studi di Robert Michels sui partiti nella democrazia moderna e sulle tendenze oligarchiche). Marco Travaglio bofonchia una risposta (puerile?) inserendola nella sua periodica rubrica titolata ‘Ma mi faccia il piacere’ che ha per logo la figura di Totò (egregia e mai tanto fuori luogo).
Sto parlando dello stesso Travaglio che, anni fa, tutta l’Italia di sinistra attendeva sbranasse, ruggendo, Berlusconi in un testa-a-testa televisivo rimasto famoso e invece, alzatosi dalla sedia , sostanzialmente miagolò mentre il Cavaliere spolverava la seduta della stessa sedia per assidervisi gioioso.
Penso a Travaglio come ad un giornalista il cui miglior livello di comunicazione sembra concentrarsi più nello stereotipato sarcasmo che permea le argomentazioni che nei contenuti delle stesse.