L’Amore ai tempi della Formazione

 
di FDA
 
Lo scorso anno accademico, durante una lezione, sto divertendomi coi miei studenti sugli aspetti teorici e aziendali della valutazione degli investimenti-a-ritorno quando noto due che sembrano divertirsi meno, anzi affatto. Di sesso diverso, siedono in fondo all’aula, tanto persi nei rispettivi sguardi che non si accorgono che gli vado accanto sorridendo comprensivo:
‘Vi amate!’ affermo a bassa voce mentre la classe scoppia fragorosamente a ridere; “No, professore” arrossisce lui “è che non ci capiamo molto…”; “No? Non vi amate?”; “No, professore” ri-arrossisce lui “Intendevo dire che proprio non capiamo il metodo della valutazione…ci riesce difficile…”; “Qual è il problema? Non venite a sostenere l’esame!”; “Ci scusiamo, professore…” fa lui; “Parli anche per lei?” gli chiedo; “Mi scuso anch’io” sussurra lei (è di un’avvenenza che motiva senz’altro il comportamento di lui) .
La simpatia che sta nascendo tra noi viene interrotta da una segretaria di segreteria che , affacciandosi alla porta dell’aula (le tengo sempre aperte per non far mancare ossigeno all’interno) mi dice “Il Rettore la vorrebbe vedere…”.
La Grammatica della Lingua Italiana non ha mai detto tutta la verità: il condizionale presente di un verbo, quando usato verso un sottoposto dal superiore che ha il potere di firmargli le note spese e/o variargli algebricamente lo stipendio, equivale esattamente al modo imperativo. Gli insegnanti di italiano delle medie o delle superiori, con quel loro daltonismo congenito sul bicolore rosso-blu, non lo sanno o, se lo sanno, non lo evidenziano mai ai loro alunni.
‘Dica al Rettore che arrivo subito!’ rispondo alla segretaria di segreteria e, uscendo dall’aula, americaneggio agli studenti un ‘break!’.
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“Congratulazioni” mi dice il Rettore ; “Grazie, Rettore, perché?”; “Il consiglio di facoltà di Giurisprudenza le affida l’insegnamento Marketing delle Piccole Medie Industrie. E’ soddisfatto di operare in due facoltà?” ; “Sì, certo: il mio compenso aumenta?” ; “No” ; “Beh, allora, Rettore, mi divertirò molto meno”; “ Invece non sarà così, le congratulazioni erano più ampie…”. Lo sto a sentire e mi verrebbe voglia di dirgli come lo studente innamorato “…non capisco”. Lui, il Rettore, continua “ Ho qui una carta…il Bollettino Ufficiale Regionale numero 148 dell’ottobre 2014… che approva il progetto ‘Accelerazione d’Impresa’… e il relativo impegno di spesa….bene: le comunico che è stato selezionato come relatore per la docenza dell’insegnamento formativo “Strumenti per il marketing e la gestione di reti commerciali in Italia e all’estero” e mi passa una lettera : che è intestata al Dottor Francucciovostro. Il Rettore arguisce la mia perplessità “Lei è stato selezionato come dirigente aziendale e non come professore universitario…. Ha visto il compenso? Soddisfatto?”; “ Sì soddisfatto, ma devo intendere che la cifra copre anche l’incarico a Giurisprudenza?“; “ Sì, nel senso che Lei non sarà obbligato a fare lezioni front-line a Giurisprudenza per le stesse ore che dedicherà alla formazione regionale: intanto, a Giurisprudenza, faccia agire la sua Cultrice della Materia…”.
Tutto torna, no?, penso: il Rettore m’ha rettificato la via…”Grazie, Rettore, se è tutto, torno in aula”.
Torno in aula e i due innamorati si sono spostati nei primi scranni “Vogliamo fare l’esame, professore” dicono; “E l’amore?” chiedo ; “Se non avesse aperto l’argomento… chissà quando l’avremmo affrontato!” fa lei con un sorriso da orecchio ad orecchio; “E lo avete risolto?” chiedo con finta preoccupazione ; “ Sì, certo! “ melodizza lui ; “Dovreste fare una valutazione a vent’anni di questo vostro investimento! Anzi, non scherzo, portatemela all’esame!” dico loro. E riprendo a far lezione.
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Quelli che – con l’alto patrocinio di (mamma mia!) Unione Europea, Repubblica Italiana, Regione, FESR Fondo europeo sviluppo regionale, SMART Strategia regionale specializzazione intelligente, ARTI Agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione, ILO Progetti per lo SMART regionale – devono essere formati stanno ora di fronte a me, in una bellissima aula della nuova succursale dell’ ateneo. Sono una trentina e compongono un gruppo poliedrico per età e ruolo aziendale : dal giovane quadro di una grossa realtà metalmeccanica regionale, al manager di mezza età dirigente di un’azienda vinicola d’alta qualità produttiva, dal figlio dell’imprenditore oleario venuto in sostituzione del papà che ha la febbre all’anziano proprietario della fabbrica di un noto (mono)prodotto, dalla giovane moglie-segretaria del creativo di mobili in cartone pressato (in dolce attesa: sesto mese e sarà una femminuccia!) al responsabile marketing di grande agenzia pubblicitaria…provenienti dal capoluogo regionale dove insistono le rispettive sedi aziendali, ci sono tutti e mi squadrano.
Ci auto-presentiamo velocemente, è un buon sistema per rompere il ghiaccio, dovremo interagire per un’intera settimana a 6 ore al giorno.
Il manager di mezz’età mi dice: “ Abbiamo parlato fra noi, prima d’entrare in aula: potrebbe introdurre subito l’argomento della diversificazione d’attività in mercati esteri? Interessa a tutti indistintamente!”.
Lo introduco e uso un metodo collaudato di trattazione : cerco di alleggerire la vastità della materia alternando la pianificazione necessaria all’aggressione di un mercato extranazionale con esempi ‘comici’ dei più frequenti errori pratici, la metodologia di costruzione degli obiettivi perseguibili con il dettaglio dell’azione ‘astuta’ che minimizza il rischio societario, la creazione di un business-plan strategico con la sua implementazione sul campo…
Passano le giornate ma ci sono due , in fondo all’aula, di sesso diverso, persi nei rispettivi sguardi.
Lui è un giovane dirigente responsabile di una line commerciale con un manpower di cinquanta venditori alle dirette dipendenze, lei la responsabile legale del servizio contratti di una società emergente a livello nazionale. E’ fin dal primo giorno di formazione che questi due arrivano sempre in ritardo, intorno alle dieci e trenta invece delle nove, lei bella di un bello e perfettamente truccata mentre lui, già a quell’ora del mattino, un po’ provato… Quando entrano nell’aula in ritardo, salutano con un cenno del capo e, camminando in punta di piedi (e la bocca a pesce) per non disturbare, vanno a piazzarsi in fondo all’aula e iniziano a guardarsi nel profondo degli occhi…E qui, capirete, non posso andargli silenziosamente vicino a sussurrare “Vi amate!” così da generare una rigenerante risata collettiva: intanto perché non sono miei studenti universitari ma, particolarmente, per il fatto che all’ anulare lei porta una bella fede lucida (fermata da un anello con brillante) a dimostrazione di quanto sia sposata!
Ai saluti finali al termine della formazione – anche l’ultimo giorno i due sono arrivati in forte ritardo – mi si avvicinano tenendosi per mano , così senza alcun pudore. Ignorando gli sguardi di un po’ tutti, mi si piazzano davanti e mi ringraziano per l’interessantissima trattazione e per il mio modo di rendere partecipi gli astanti. Accondiscendo (mentre penso a quanta fortuna abbia lui). Poi, lei mi si fa più vicina e mi lascia a bocca aperta: il corso è iniziato il lunedì, loro si sono sposati il sabato precedente e, d’accordo con le rispettive aziende, hanno rimandato la partenza per il viaggio di nozze a domani; li scuserò per i ritardi mattutini che non volevano assolutamente essere offensivi? Potrò non denunciarli alle loro società?
Potrò, certo, senz’altro: “ L’aveste detto prima” dico con fare complice, abbassando anche la voce “ avreste potuto venire solo al pomeriggio…”. Mentre lei si illumina per la mia comprensione, a lui scappa di dire che no, non l’avrebbe fatto, “quel ch’è troppo è troppo!”.
Francucciovostro, Santomartire del Tronto 22 ottobre 2016
Nota dell’autore: Il racconto è di assoluta fantasia e, neppur parzialmente, corrisponde a fatti accaduti.
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