Leonard Michaels “Sylvia”

«A volte Sylvia era felice e spiritosa, ma è più facile ricordare i brutti momenti. Erano più clamorosi; e, rispetto a ciò che amavo, ora fa meno male ricordarli. C’erano attimi in cui ci capitava di guardarci, mentre eravamo seduti a qualche metro di distanza in una metropolitana affollata, o a una festa, o nel lento flusso di una conversazione drogata con altre quattro persone nel nostro soggiorno, quando l’alba grigia iniziava a illuminare le finestre, e ci sorridevamo con gli occhi, come se fossimo imbarazzati dalla nostra fortuna, la fortuna di stare insieme.»
 
“Sylvia” racconta una storia d’amore, estrema e struggente, indimenticabile. Due ventenni si incontrano in un lurido appartamento al sesto piano di una palazzina del Greenwich Village a New York, sono i primi anni Sessanta e il mondo, da qualsiasi angolazione lo si guardi, è in fermento.
Fuori e dentro Leonard e Sylvia, niente sarà più come prima. L’amore è capace di trasformare due esistenze, di farle combaciare l’una all’altra e poi, d’improvviso, di farle scontrare, incurante delle conseguenze. I due ragazzi vanno a vivere insieme, escono con gli amici, ascoltano il jazz di Charles Mingus e Miles Davis, sperimentano qualche droga. Lei studia, lui prova a diventare uno scrittore. Sono splendidi e leggeri. Finché la gelosia inizia a tarlare le loro giornate e, con la gelosia, si presenta la malattia mentale.
Un po’ memoir e un po’ romanzo, “Sylvia” è stato scritto nei primi anni Novanta da Leonard Michaels per raccontare il suicidio della sua prima moglie. L’autore è preciso nel descrivere la paranoia che può insinuarsi tra le mura domestiche fino a renderle fragilissime e a farle crollare. Tra improvvise febbri erotiche e debolezze disarmanti, un giovane uomo e una giovane donna non riescono ad amarsi come si sono promessi e finiscono per distruggersi. Il tragico dato autobiografico è mescolato in modo mirabile con la cronaca di un’epoca irripetibile i cui protagonisti si chiamavano John Fitzgerald Kennedy, Cassius Clay, Lenny Bruce, Jack Kerouac, Allen Ginsberg. “Sylvia” è un romanzo da divorare di notte, ascoltando il jazz di Harlem e il folk del Village, un romanzo da non dimenticare più.
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