Mascalzonate settimanali (16 – 23 ott 2016)
di FDA
Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia, pungola la UE: vuole sia approvato un deficit nazionale
al 2,3%, sia chiaro per gli accadimenti dovuti al terremoto e ai migranti. Per la questione accoglienza migranti, in particolare, contrappone l’agire dell’Italia a quello opposto dell’Ungheria che innalza muri respingenti.
Padoan evidenzia come dal G20 scaturiscano chiaramente orientamenti contro l’austerità a favore dello sviluppo delle risorse e, attenzione, a contrasto delle diseguaglianze: l’Italia, da tale punto di vista, è da considerarsi un modello eccellente.
Dice ancora, il ministro, di aver sollevato discussione in UE sul cambiamento del metodo di calcolo del deficit strutturale e i Paesi che la sostengono sono già ufficialmente otto mentre altri si stanno aggregando.
Tre flash consentono di puntualizzare vieppiù l’attuale Padoan–pensiero: uno, ritiene che alcune proposte del presidente dell’INPS potrebbero mettere a rischio i conti pubbblici; due, il rapporto con Renzi resta collaborativo fermo restando la funzione di severo controllo una prerogativa irrinunciabile del proprio ruolo a tutela del costante sforzo di contenimento del livello del debito e di monitoraggio dei mercati; tre, al Referendum è assolutamente per il SI alla riforma costituzionale vista come locomotiva per tutte le altre riforme necessarie al Paese.
Sic stantibus rebus, ad maiora.
Un recente sondaggio Demopolis da indicazioni puntuali.
Sulla partita fra il SI e il NO al prossimo Referendum di dicembre.
Incertissima, la partita:
Il campione significativo è di 1.500 intervistati maggiorenni.
L’affluenza previsionale: 53%.
Fra gli elettori italiani tutti : SI al 35%, NO al 36%, NON SO al 29% (dopo la cena di Renzi con Obama, presumibilmente è pareggio fra si e no)
Fra gli elettori del PD (la Sinistra italiana?): SI al 67%, NO al 18%, INDECISI al 15%.
Personalmente sono in una situazione precaria: da sempre ‘bersaniano’, ho in animo il NO. Da sempre repellendo il ‘grillismo stellare frinente’, mi tufferei nel SI. Per una certa antipatia verso Renzi, veleggerei verso il NO. Dopo aver sentito D’Alema, in sala consiglio del comune di Santomartire, perorare per il signor Perazzoli a sindaco ( cinque minuti su novanta d’intervento : gli altri ottantacinque a disquisire velenosamente su questioni interne della direzione centrale PD) mi ritufferei nel SI.
Resta il fatto che, non essendomi ancor sufficientemente approfondito sulle variazioni alla Carta costituzionale, tendo ad appoggiarmi al dire di Terzi politici riconoscendone il parere di ‘esperti’. Credo sia un errore. Mi riprometto di affrontare lo sforzo di un maggior acculturamento personale entro il 4 dicembre così da escludere ogni possibilità di votare SO o NI.
A proposito dei limpidi e puri. Trascuriamo, pietosamente, le ultime notizie sulla Sindaco di Roma
Raggi (scusate, sindaco con la minuscola). Che nei primi 100 giorni di potere ha deliberato solo 30 volte di cui 28 per le ‘poltrone’. Che va sui tetti del Quirinale a fare il break. Che viene scoperta a far festa e gran mangiate con gli adepti e sparlare dei giornalisti che la ritraggono per quel che è (o che non è) : ma è così sprovveduta che si fa scoprire proprio quando non vorrebbe esserlo. Questa simpatica signora non sembra in possesso di alcuno dei fondamentali di comportamento politico nonostante lo stage lavorativo presso il noto Studio Previti in Roma ed è tutto dire. Per capire di più su Raggi sindaco, dunque, potrebbe essere d’utilità leggere il nuovo saggio di Maurizio Ferraris “L’imbecillità è una cosa seria” , il Mulino, pag.129, €12.
Trascurata pietosamente la frinente signora Raggi, la limpidezza e purezza grillina si può riscontrare in provincia. Di Macerata: sono state mosse contestazioni al consigliere regionale signor Bisonni per 7 giorni trascorsi fra manifestazioni, eventi elettorali e volantinaggi a fronte di permessi straordinari d’assenza dall’attività lavorativa ottenuti (legge 104) per accudire il padre bisognoso (verrebbe da scrivere ‘’bisonnioso”).
Una fra le notizie che non possono lasciare indifferenti: l’industria in Italia si sta spegnendo? Ecco
cosa mostrano alcune nostre grandi aziende (fra cui le top-ten 1990) nel confronto dei dati dell’occupazione nel 2015 e di venticinque anni prima.
AZIENDA 2015-DIPENDENTI 1990-DIPENDENTI
POSTE 143.600 237.000
FIAT (1)* 84.900 237.000
FFSS 65.500 186.700
COOP 54.600 27.700
TELECOM ITALIA (3) 52.600 126.000
ENEL (4) 33.000 114.100
FINMECCANICA (5) 29.700 58.500
EDIZIONE (BENETTON) 23.100 2.500
ESSELUNGA 21.100 5.400
ENI(2) 16.700 127.200
ILVA (6) 14.100 50.400
FERRUZZI-MONTEDISON (7) 3.100 48.800
OLIVETTI (8) = = = 31.600
ALITALIA (9) 11.800 29.600
FINCANTIERI (10) 7.700 20.60
*Valga anche un dettaglio non secondario: FIAT e le altre del Gruppo Exor hanno tutt’ora nel mondo 303.000 addetti, quanti ne avevano nel 1990: la drastica riduzione è avvenuta solo in Italia
Ottimo il saggio di Giuseppe Berta “Che fine ha fatto il capitalismo italiano?” (il Mulino) dove l’Autore afferma che, a guardare i numeri e l’architettura storica del sistema delle imprese, detto capitalismo non esiste più. Poste e FFSS, sostanzialmente aziende statali, sono oggi nelle prime posizioni quando nel 1990 non erano neppur SpA; due grandi quali Olivetti e Montedison sono scomparse; scivolano via ILVA, ALITALIA, FINCANTIERI. Per un’Italia che ha tutto predisposto in funzione export è pessimo segnale come è negativo il dato sulle new entry: la GDO con COOP, ormai il quarto datore di lavoro; ESSELLUNGA, nono datore di lavoro ; la holding EDIZIONE dei Benetton che ormai ha pochi riferimenti nel tessile ma molti più nella ristorazione e nelle concessioni autostradali e aeroportuali: e comunque solo 1 lavoratore su tre dei 65.000 nel mondo è italiano.
Come giustamente evidenzia il professor Coltorti della Cattolica di Milano ( a lungo Direttore dell’Area Studi di Mediobanca) , oltre il progresso tecnologico e la ricerca di maggior efficienza nelle aziende che si sono quotate in Borsa aprendosi ai capitali terzi, c’è il paradosso delle lobby private che spingevano perché i gruppi statali cedessero parti d’attività e, quando ciò è accaduto (vedi Telecom Italia), il capitalismo italiano non è stato all’altezza di assumersi i rischi gestionali e ha dato via libera agli stranieri (in tali mani sono caduti i gioielli dell’IRI). E non è una storia europea, questa: all’estero sembra si muovano diversamente le cose: Volkswagen passa dai 260.000 dipendenti del 1993 ai 376.000 del 2009; La Siemens non diminuisce affatto i propri 400.000 occupati; Bosh sale da 165.000 a 271.000 in pari tempi; Continental li raddoppia a 133.000; Saint Gobin pure, a 200.000.
In Italia, non sembra emergere dal basso alcun Operatore di peso che sappia sfruttare le potenzialità dei mercati così dimostrando come le patologie negative fossero già insite anche negli industriali ‘minori’ : Tronchetti Provera, Pesenti, Merloni, Zoppas, Zanussi hanno venduto…I figli dei grandi non hanno saputo portare avanti le industrie dei padri ….
Ma qui si apre un discorso complesso, già oggetto di approfondimento nei testi di storia dell’economia riferiti alle grandi industrie e alle PMI italiane, che rimanderei alle prossime puntate. **
**Tutti i riferimenti sono derivati dall’articolo “L’industria non c’è più”- L’Espresso 16/10/2016
Altan, come sempre, è unico!
C’è il solito personaggio di mezz’età, un pò flaccido, mollemente adagiato in poltrona con le mani dietro la testa. Guarda il lettore e dice, lo sguardo mesto, rassegnato: “IL CERVELLO MI E’ FUGGITO ALL’ESTERO. PURTROPPO IO SONO RIMASTO QUA.”.
Bob ha postato il Nobel in Letteratura sul sito Fb.
Leggo (su quotidiano, ma non ricordo quale) che Bob ha cancellato il riferimento del Nobel dal sito.
Gli darei il Nobel per l’intelligenza razionale…
In attesa di partecipare all’annuale storica Fiera di San Martino , mi faccio della gran passeggiate
in bicicletta da Santomartire a La Perla (e proseguo fino a Cupra). Corro su una ciclabile meravigliosa, penso che pochi comuni in Italia ne abbiano strutturata una così. Articolata quel tanto da non consentire al ciclista di distrarsi dalla guida o, se molto anziano, di addormentarsi al manubrio; abbellita da tutte quelle piante che potenziano l’immagine splendida del sito; massimizzata nel godimento dall’ineguagliabile panorama mare-colline circostante (che ancor più giustifica il tracciato anti-distrazione).
Sono cittadino albanese, di Albano Laziale in provincia di Roma, intendo; domiciliato in Santomartire da anni : esprimo qui il mio plauso alle Amministrazioni di sinistra che si sono succedute a La Perla (quantomeno per un sentire turistico!).
Francucciovostro, Santomartire del Tronto 24 ottobre 2016
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