Quel che racconta Quintus Curtius Rufus
di FDA
Dareus il Persiano, dice Curzio Rufo di Dario Re, pose il campo a Babilonia e lì ebbe quel pensiero: entusiasmare gli armati schierandoli tutti e… contarli. La movimentazione durò dall’alba fino a notte: erano centomila i Persiani; sessantamila i Medi; dodicimila i Barcani ; quarantasettemila gli Armeni; settemila fra Ircani e Tapuri; quarantaduemila i Derbici; ottomila i Caspici; seimila quelli di provenienza ignota; trentamila i Greci. Dovevano ancora giungere i Battriani, i Sogdiani, gli Indiani e quelli del Mar Rosso…
Innumerevoli i bagliori nella notte. Sbalorditiva, all’alba, la vista dei già trecentododicimila schierati .
Quando ordinò la partenza, il Re era in testa sul suo carro coperto di gemme, vestito d’oro, circondato dagli altari d’argento semoventi, da trecentossessantacinque salmodianti e diecimila lancieri con aste d’oro, dal carro aureo consacrato a Giove, dagli stallieri con scudisci d’oro, da dieci carrozze d’oro scortate dai diecimila ‘Immortali’ (vestiti d’oro e di preziosi) e dai quindicimila elegantissimi ‘Parenti del Re’, dai trentamila opliti da parata e dai quattrocento destrieri regi. Poi, leggermente discosti, procedevano il carro di Sisigambim madre di Dareus, quello della splendida moglie Statira, i quindici ‘armamaxe’ con i figli di Dareus, le istitutrici e gli eunuchi, quelli delle trecentosessanta concubine e quindi, al passo, i seicento muli e trecento cammelli col tesoro della corona. Infine, migliaia di addetti alle salmerie anticipavano l’esercito. Si erano mosse trecentocinquantamila persone.
Alexander il Macedone – dice sempre Quinto di Alessandro – era tutto un altro film. Avanzava con un esercito formato da soldati protetti solo da ferro e bronzo, uno schieramento pronto ad arrestare o proseguire la marcia in un amen, assolutamente autosufficiente per accamparsi e per il vettovagliamento. Certo, i Macedoni numericamente erano un terzo dei Persiani ma Alexander, stratega sopraffino, stava trascinando Dareus in luoghi tanto ristretti – ristretti fra mare e monti – da rendere superfluo lo strabordare numerico dell’esercito nemico: lo stava attirando verso Isso! E gli eserciti, ora,si stavano per fronteggiare.
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Un paio di anni fa, in Place du Sablon a Bruxelles, ho assistito ad una riproposizione storica delle parate della banda musicale dell’esercito Ottomano antico: trecento soldati-musici perfettamente addobbati con elegantissime divise orientali seicentesche dove risaltavano prepotentemente l’oro, l’argento, le gemme, il rosso carminio delle stoffe, i bianchi copricapi piumati e gemmati, la larghezza delle brache a cavallo bassissimo, le calzature a punta rialzata: un retaggio dei vestiari persiani di ventitrè secoli fa?
La parata richiamava l’assedio di Vienna del 1683 (dove, guarda caso, quelli di Solimano erano trecentomila come i Persiani a Isso nel 333 a.C.): i trecento soldati-musici avanzavano nella Piazza tutt’altro che allineati anzi, ondeggiando quasi scompostamente mentre la loro sonorità inquietante provocava negli astanti effetti…quasi psichidelici, sempre più pregnanti col procedere della marcia.
Giunto quel ‘frastuono perfetto’ ad un volume e corpo altissimi, improvvisamente la banda tacque al battere simultaneo dei suonatori di un piede sul selciato: un rumore tanto diversificato dal precedente clangore da far sobbalzare. Ma letteralmente spavento’ l’urlo unisono dei trecento dopo il ‘passo’.
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A eserciti contrapposti, i trecentocinquantamila di Dareus, all’unisono, batterono il passo e lanciarono l’urlo di guerra! Però Alexander velocissimamente annullò le distanze dai nemici così che i frombolieri, i lanciatori di giavellotto, i lancieri e gli arcieri di Dareus rimanessero sostanzialmente impotenti mentre nei corpo a corpo le magnifiche armature dorate dei Persiani, pesantissime di gemme, rendevano quei soldati succubi dell’incredibile agilità delle falangi Macedoni : fu lo sterminio di centodiecimila persiani…
Che Quinto Curzio Rufo, poi, racconti come fra i Macedoni soccombessero solo centottantadue soldati e ne restassero feriti cinquecentoquattro, beh, è difficile da credere.
Francucciovostro Santomartire del Tronto, 12 ottobre 2016
Nota: questo scritto è liberamente tratto da Q.C.Rufus, Historiae Alexandri Magni Macedonis, Rizzoli,. 2011
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