Vittorio Sgarbi e Fortecuore

 
La scorsa primavera, un organizzatore di eventi ne organizza uno a Santomartire. Condotto da un noto critico d’Arte, il professore Sgarbi. Vittorio Sgarbi. L’organizzatore mi telefona: non ci conosciamo, mi propone un incontro in un bar di viale Alcide che non ho motivo di rifiutare. Arriva col figlio, giovane quarantenne e, mentre sorbiamo tutti un caffè, mi chiede di partecipare all’evento per introdurre Sgarbi : sa della mia passione per la Storia dell’Arte in quanto, svela, “ i nostri figli si conoscono e parlano…”.
Accanto a noi, suo figlio sorride apertamente (non ha i baffi).
L’evento, continua l’organizzatore, vuole promuovere la collana in più tomi ‘Il Tesoro d’Italia’* , una Storia dell’Arte elaborata da Sgarbi in forma inusuale: maggior rilievo alle immagini documentali, parti scritte pregnanti ma sintetiche. In particolare, l’evento si impernia sull’ultimo tomo edito, il terzo, che tratta del periodo pittorico da Michelangelo a Caravaggio. In cosa possa consistere la mia introduzione, l’organizzatore lo fa capire con un “ sarà affar suo, cinque minuti, non più”. Ho finito il caffè, dico che cinque minuti bastano giusto per un “gentili signore, cortesi signori, grazie di essere qui…ecco a voi in carne e ossa…” che suggerisco all’organizzatore di far dire al figlio ma lui puntualizza che “mio figlio coordina già la proiezione delle diapositive dei dipinti. Quindici minuti? ”.
Così accetto la proposta, ci diamo la mano ma lui non molla la mia, si avvicina per chiedere piano “ e il suo compenso?” ; rispondo “niente”: sorride più del figlio (è senza baffi anche lui); “almeno un presente” ribadisce; “ una copia del libro” dico. Paga lui i caffè. Ce ne andiamo.

Auditorium comunale, gremito in ogni spazio, ondeggiamenti da spinte. Sto sul palco dietro una scrivania con due microfoni, in attesa che arrivi l’istrione. Più discosto c’è il figlio dell’organizzatore, sorridente e pronto alle proiezioni che, in Sgarbi, scateneranno la libido dell’analisi pittorica e negli altri quella dell’audizione adorante. Almeno, così credo mentre arriva il primo e i secondi si spellano le mani.
Attivo un microfono, non sono emozionato (ho condotto numerose convention), parlo come mi sono preparato: a volo d’uccello, sul periodo rinascimentale; brevemente, di un paio di aneddoti poco noti; opportunamente, sull’attesa degli astanti di venire illuminati sul Rinascimento; e conclusivamente, col classico “gentili signore, cortesi signori…bla,bla…il professor Vittorio Sgarbi in… ” e qui, invece che ‘dal Buonarroti al Merisi’ preparato, mi esce un estemporaneo “ …da Michelangelo a Michelangelo!”.
Applausi forti, accompagnati da un ritmico Vi-tto-rio!, Vi-tto-rio! (forse più sillabato: Vit-to-rio, Vit-to-rio).
Dei quindici minuti, ne ho utilizzati tredici ma, mentre parlavo, ho avuto il preciso sentore che nessuno mi stesse a sentire e tutti interagissero a sguardi solo con Sgarbi aspettando che finissi d’ introdurre.

Tocca a lui. Mentre armeggia col secondo microfono mi bisbiglia “però, bello quel suo da Michelangelo a Michelangelo…”. E parte ! Come sa fare! Battute salaci extra Storia dell’Arte e gran risate degli astanti: bene, penso, prepara la scena per poi colpire con le presentazioni storiche e le analisi pittoriche. Invece, lui continua sul versante comico. Cinque, dieci, venti minuti: ilare, sarcastico, dissacrante, boccaccesco. Trenta, trentacinque, quaranta: sardonico, pungente, imbarazzante, scurrile. Quarantacinque, cinquanta, sessanta : impensabile, triviale, spregiudicato, virulento… e la platea lo segue, lo osanna, gradisce, si sbellica! Comincio a capire: tutto questo era nelle attese primarie di chi è venuto qui e questo, esattamente, ha avuto: un’ora di Ambra-Jovinelli a Santomartire del Tronto!
E quando Sgarbi – un cenno al figlio dell’organizzatore – finalmente inizia a parlare della ‘Maniera Pittorica’ rinascimentale, tutti possono recedere dal riso sfrenato al sorriso, quasi a predisporsi , ormai soddisfatti, all’atterraggio da un volo entusiasmante. L’atterraggio, serenissimo, dura un’altra ora e, per chi ama la Storia dell’Arte come me, la trattazione è splendida, innovativa, poliedrica, emozionante…

A evento terminato, con il mio compenso nuovo di zecca in mano, vado a cena con Sgarbi e altri invitati: l’atmosfera è frizzante, , le voci alte , il vino aiuta. Ai saluti finali, mentre mi stringe la mano, Sgarbi mi fa “da Michelangelo a Michelangelo, eh, me ne devo ricordare!” e, preso il libro che tengo nell’altra, scrive in quinta pagina ‘A Francucciovostro, che ha le idee chiare e il cuore forte’ e firma da amanuense .
Un mago: proprio quanto rilevato dal controllo ecografico cui mi ero sottoposto tre giorni prima.
Sorrido sotto i baffi (che ho).
Francucciovostro, Santomartire del Tronto 01 ottobre 2016
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