al Cinema Margherita
Cupra Marittima –
American Pastoral di Ewan McGregor
Trolls di Anand Tucker, Mike Mitchell
Io, Daniel Blake di Ken Loach
FINE SETTIMANA
American Pastoral di Ewan McGregor
giovedì 3 novembre ore 21,15
venerdì 4 novembre ore 21,15
sabato 5 novembre ore 21,15
domenica 6 novembre ore 18,30-21,15
Trolls di Anand Tucker, Mike Mitchell*
sabato 5 novembre ore 18,30
domenica 6 novembre ore 16,30
Io, Daniel Blake di Ken Loach
lunedì 7 novembre ore 21,15
martedì 8 novembre ore 21,15
* Trolls ingresso unico € 5,00
Il Cinema Margherita di Cupra Marittima da giovedì 3 a martedì 8 novembre propone:
American Pastoral di Ewan McGregor, con Ewan McGregor, Jennifer Connelly, Dakota Fanning, David Strathairn, Uzo Aduba. Il film è basato sul romanzo Pastorale americana di Philip Roth.
Trolls di Anand Tucker, Mike Mitchell. Il film è proposto con un biglietto di ingresso a € 5,00 per tutti.
Io, Daniel Blake di Ken Loach, con Dave Johns, Hayley Squires, Dylan McKiernan, Briana Shann, Kate Runner. Il film ha vinto la Palma d’oro al Festival di Cannes 2016.
American Pastoral: Durante un ritrovo di ex compagni di scuola, lo scrittore Nathan Zuckerman incontra il vecchio amico Jerry Levov, che gli racconta la storia di suo fratello Seymour, detto “lo Svedese”, idolo sportivo del giovane Zuckerman. È la storia di un uomo che ha avuto tutto, la bellezza, la fortuna professionale, una moglie Miss New Jersey, e che ha visto il suo mondo andare in pezzi quando la figlia adorata, adolescente, compie un attacco terroristico, uccidendo un uomo e sparendo nella clandestinità. (www.trovacinema.it)
“Atteso al varco (primo script nel 2006) ecco il film da ‘Pastorale americana’, uno dei capolavori di Roth (…), lato della mirabile trilogia di odio amore sulla fine dell’american dream. (…) Gran profeta della società, noto al cinema (‘Lamento di Portnoy’, ‘La macchia umana’) Roth trova nel bravo attore-autore scozzese Ewan McGregor un fedele ma non banale illustratore, che incide senza paura nella carne viva della famiglia modello (l’esempio è ancora il ‘Commesso viaggiatore’ di Miller), orchestrando le voci del concerto-sconcerto dove ciascuno ha do di petto e stonature. Jennifer Connelly e Dakota Fanning, straordinarie, contribuiscono alla verità di un mito anche di cinema americano che s’accascia in diretta.” (Maurizio Porro – Corriere della Sera)
Trolls: Da vent’anni i Troll, le creature più felici mai viste al mondo, vivono in celebrazione della propria esistenza gioiosa, al riparo dai terribili Bergen che, non conoscendo la felicità, devono nutrirsi di Troll per provarne l’ebbrezza. L’ultimo incontro con i predatori è stato sventato dall’eroico re Peppy, convinto che nessun suo suddito dovesse essere lasciato nelle grinfie del nemico, nel giorno del Trolstizio: quello in cui i Bergen vanno a caccia di felicità. Col tempo re Peppy ha ceduto il posto a sua figlia, la principessa Poppy, che con contagioso entusiasmo guida le schiere dei Troll in infinite sessioni di canti, balli e abbracci. Solo Branch, l’unico Troll privo di colori vivaci, rifiuta la filosofia gaudente dei suoi simili, divorato dalla preoccupazione che i Bergen ritornino. E puntualmente, nel giorno della celebrazione della Festa più grande del mondo, i timori di Branch si avverano e i Bergen rapiscono un nutrito gruppetto di Troll per cibarsene nel giorno del Trolstizio. Sarà compito di Poppy e Branch andarli a salvare: lei con la sua forza trascinante, lui con la sua conoscenza approfondita di un nemico tanto a lungo studiato e temuto. (mymovies.it)
“C’è tutta l’energia DreamWorks dietro a questo progetto disegnato a tavolino per scatenare l’allegria nei più piccoli, che usciranno di sala canticchiando e sognando di possedere la capigliatura indomita dei Troll. La trascinante Poppy, sorella ideale della Joy di Inside Out, è l’ennesimo esempio di come il cinema di animazione stia raffigurando sempre più spesso una leadership femminile, così come il timoroso Branch rappresenta invece il maschile contemporaneo, paralizzato dalla preoccupazione per un futuro che vede denso di incognite e di pericoli. Loro alleata occasionale è una nuvola consigliera burlona e faceta, classico esempio di “comic relief” per alleviare l’occasionale tensione della storia.
Alla confezione pirotecnica che si avvale di split screen e montaggi veloci si alterna (saggiamente) un richiamo vintage all’artigianalità nella cucitura di album di ritagli di panno pop up che riassumono periodicamente la narrazione riportandola al passato: perché DreamWorks sa che nessuno deve essere lasciato indietro, compresi i genitori dei bambini che hanno ancora nel Dna un modo più tradizionale di raccontare le favole” (Paola Casella – mymovies.it)
Io, Daniel Blake: Per la prima volta nella sua vita, Daniel Blake, un falegname di New Castle di 59 anni, è costretto a chiedere un sussidio statale in seguito a una grave crisi cardiaca. Il suo medico gli ha proibito di lavorare, ma a causa di incredibili incongruenze burocratiche si trova nell’assurda condizione di dover comunque cercare lavoro – pena una severa sanzione – mentre aspetta che venga approvata la sua richiesta di indennità per malattia. Durante una delle sue visite regolari al centro per l’impiego, Daniel incontra Katie, giovane madre single di due figli piccoli che non riesce a trovare lavoro. Entrambi stretti nella morsa delle aberrazioni amministrative della Gran Bretagna di oggi, Daniel e Katie stringono un legame di amicizia speciale, cercando come possono di aiutarsi e darsi coraggio mentre tutto sembra beffardamente complicato. (www.trovacinema.it)
“È bello ogni tanto verificare che i registi si contraddicono. Era accaduto qualche anno fa con Ermanno Olmi che, presentando Centochiodi, aveva dichiarato che non avrebbe girato più film di finzione. Fortunatamente per noi ne ha già realizzati altri due. Lo stesso succede ora per Ken Loach che sembrava, a sua volta, rivolto al documentario e invece ci regala un film di quelli che solo lui può offrirci. Carico cioè di uno sguardo profondamente umano e al contempo con le caratteristiche del grido che invita a ribellarsi a quello che sembra uno status quo inscalfibile. Per farlo è ritornato, insieme al fido Paul Laverty, per documentarsi, nella sua città natale, Nuneaton, in cui partecipa all’attività di sostegno di chi si trova in difficoltà.
Già dal titolo ritorna alla necessità inderogabile di non cancellare la forza dell’identità individuale di coloro che stanno tornando ad assumere le caratteristiche di classe sociale dei diseredati come nell’800 dickensiano. I nomi di persona hanno segnato alcuni dei suoi film più importanti (La canzone di Carla, My Name is Joe, Il mio amico Eric e il precedente Jimmy’s Hall). Perché è la dignità della persona quella che si vuole annullare grazie a un sistema in cui dominano i ‘tagli’ alla spesa sociale e dove gli stessi funzionari che debbono applicarli si rendono conto della crudeltà (è questo il termine giusto) delle regole che debbono applicare.
Daniel e Daisy conoscono il senso della solidarietà e non intendono farlo dissolvere per colpa di chi ne ha volutamente smarrito qualsiasi traccia. La scena più intimamente toccante, in un film che provoca commozione senza però utilizzare alcun artificio, si svolge non a caso in un Banco alimentare. Si tratta di quelle realtà che un tempo si sarebbero definite caritatevoli e che oggi prendono il posto che dovrebbe spettare a uno Stato degno di questo nome, con tutta la precarietà che deriva dal volontariato. Non è necessario andare a Newcastle essendo sufficiente passare nelle prime ore del giorno dinanzi ai punti di distribuzione di associazione anche laiche come, ad esempio, Pane Quotidiano a Milano per vedere lunghe file di persone che attendono di poter ricevere la razione alimentare. Il numero di coloro che non sono extracomunitari aumenta ogni giorno. Allora in questo mondo libero Ken Loach continua a proporci le esistenze di persone qualunque con la forza di chi non descrive ma partecipa attivamente al dolore di chi subisce una delle umiliazioni più profonde (la perdita o l’impossibilità del lavoro). Daniel, Daisy e i suoi due figli si aggiungono alla galleria di persone di cui Loach ci ha mostrato una tranche de vie con la forza e la sensibilità di chi non ha alcuna intenzione di arrendersi alla logica del liberismo selvaggio.” (Giancarlo Zappoli – mymovies.it)
Anche per la stagione 2016-2017 il Cinema Margherita propone la Tessera Acec Marche. La tessera costa € 5, permette di avere 5 ingressi ridotti, più uno in omaggio, ed è utilizzabile in tutte le Sale Acec Marche.
Ingressi: € 6,50 interi, € 5,00 ridotti
Ingresso universitari: € 4,00
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Cinema Margherita
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