Perchè ha vinto Trump

La paura di un “Obama ter”.
 
di Raffaella Milandri
 
Mezzo mondo allibito e le Borse in ginocchio con la vittoria di Trump. Come con la Brexit.
Eppure tutti davano la Clinton vincente. Come mai?
Fondamentalmente, questa è la denuncia del popolo americano a un establishment che non funziona più. A un sistema che sradica la identità dei cittadini per collocarli come consumatori e come numeri in un mercato globale che non rispetta nessuno. Diceva Pier Paolo Pasolini : “Il potere ha bisogno di un tipo diverso di suddito, che sia prima di tutto un consumatore”. I cittadini si sentono estranei e non partecipi alla politica, alla economia, bensì vittime impotenti.
Un sistema che va avanti come un caterpillar incurante della tragedia della Siria e dell’Iraq, della perenne questione palestinese, che non sa trovare una soluzione giusta alla emergenza dei migranti e tantomeno alla minaccia dell’Isis. Aggiungerei anche un sistema che permette a un Juncker, Presidente della Commissione Europea, di dire “me ne frego” a Renzi senza essere capace di un piccolo messaggio di cordoglio per la nostra tragedia del terremoto. I soldi sempre prima di tutto, in America, nell’Unione Europea, nel mondo. E mentre il sistema che mette borse e mercati al primo posto si allontana sempre più, irrimediabilmente, dai cittadini, la stampa crea un quadro che non rispecchia più il volere del popolo, un quadro irreale, come gli exit poll che ormai non hanno più affidabilità. Perchè? I cittadini si sentono soli e abbandonati, mentalmente disturbati dai media che rilanciano sempre immagini e opinioni distorte, che appoggiano le contraddizioni dei potenti. Agli exit poll i cittadini mentono. Alla fine, la Clinton ha incarnato un buonismo dilagante incanalato verso un “Obama ter”. L’appoggio sfegatato dei media, delle star della musica e del cinema, dell’establishment, la condanna su tutti i giornali di Trump, hanno scatenato una reazione opposta negli elettori americani. Il “Tutti contro Trump” ha fatto sperare agli americani-speriamo giustamente- che Trump fosse una alternativa. Una svolta. Trump è sessista e molesta le donne? Beh, tutto sommato non è il male maggiore. Quante donne sanno, oggi come oggi, che il sessismo dilaga? Che non è certo una battaglia vinta? E la lotta alla immigrazione clandestina di cui parla Trump, non è alla radice anche della vittoria della Brexit? Sono spesso gli stessi immigrati che diventano sostenitori delle “frontiere chiuse”, per difendere ciò che hanno conquistato con immensi sacrifici? Dopo questo 2016, forse nulla sarà come prima. Un grosso segnale allarmante oggi, è anche la morte dei referendum: il mondo è diviso in due grosse fazioni, di cui una non rispetta le opinioni e il voto dell’altra. Con i dovuti appoggi della politica economica. E’ il caso della Brexit, il cui risultato ha avuto violente proteste con minacce: la Scozia di uscire dalla Gran Bretagna-rifiutando i risultati del recente referendum, Londra di uscire dallo Stato, con la Spagna che ha subito annunciato di riprendersi Gibilterra, con Juncker e Merkel che tuonano all’infinito di pesanti sanzioni. E’ il caso del referendum in Ungheria, dove si è arrivati ai ferri corti con Orban che ha cercato di andare oltre il risultato-nullo-del referendum. E ora cosa succederà in America? Scoppieranno proteste e contestazioni contro Trump? Temo di sì. Perchè la democrazia è in crisi, la accettazione reciproca è in crisi, e il rispetto tra opposte fazioni vacilla. E’ l’epoca della intolleranza della differenza di opinioni. Staremo a vedere. Di certo, la vittoria di Trump è dovuta alla rabbia e alla frustazione degli americani, ansiosi di cambiamento, che di fronte a un Obama grande sostenitore della Clinton, si sono visti di fronte a un bivio che li ha, evidentemente, spaventati ed esasperati, e indirizzati verso il “cambiamento”. In un mondo ideale, sarebbe ora che i “signori dell’establishment”, in Europa e in America, si facessero un esame di coscienza. E’ ora di cambiare rotta e di tornare alla dimensione umana, di dare spazio e incremento alla cultura, alla società, all’individuo. Alla economia civile. Prima che sia troppo tardi.
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