dalla Regione Marche

2016-12-27
Igp olio extravergine d’oliva “Marche”, la Commissione europea pubblica la richiesta di riconoscimento
Casini: “Chiudiamo l’anno con la tragedia del terremoto, ripartiamo con la speranza per il futuro”
Dopo 23 anni, i tentativi di riconoscimento della qualità dell’olio prodotto nelle Marche, attraverso una prestigiosa certificazione, raggiungono il traguardo atteso: il 17 dicembre 2016 la Commissione europea ha pubblicato sulla Gazzetta Ue la richiesta del Consorzio Marche Extravergine per ottenere il marchio Igp Olio “Marche”. Entro tre mesi, se non perverranno opposizioni da parte di altri Stati membri o Paesi terzi, verrà definitivamente adottato il regolamento di iscrizione dell’Igp nel registro europeo delle indicazioni geografiche. L’olio “Marche” verrà riconosciuto come un’eccellenza agricola e alimentare europea.  Con lo 0,4% di acidità massima e la presenza di polifenoli nella misura di 200 mg/kg, si pone al top tra i 45 oli italiani già registrati: 42 Dop (Denominazione d’origine protetta) e 3 Igp (Indicazione geografica protetta). Il punto è stato fatto nel corso di una conferenza stampa, in Regione, alla quale hanno partecipato l’assessore all’Agricoltura Anna Casini, i rappresentanti del Consorzio e numerosi produttori oleicoli. “Chiudiamo l’anno con la tragedia del terremoto, ripartiamo con la speranza per il futuro – ha commentato l’assessore Casini – Una cosa grandissima che si aspettava da tempo, è arrivata anche in un momento particolare per la nostra regione”. Si puntava alla registrazione di più Dop, ma l’ipotesi è stata subito accantonata in quanto le Marche rappresentano appena lo 0,5-0,7% della produzione oleicola nazionale. Non possono affrontare le sfide del mercato globale presentandosi divise in tanti piccoli marchi, per cui si è scelta la via dell’Igp, “che non va vista come un ripiego, ma come una scelta consapevole, in quanto strumento più adatto alla nostra realtà produttiva. Ogni varietà di oliva (cultivar) potrà esaltare le proprie particolari specificità”, ha detto l’assessore. “L’Igp è un prodotto valido per le Marche perché abbiamo circa 24 cultivar; era fatica assemblare il tutto in una Dop – ha sottolineato Antonio Di Maio, presidente del Consorzio – Abbiamo seguito una strategia che guarda avanti. Questo risultato valorizza le Marche perché puntiamo su un prodotto tipico della nostra regione”. Di un punto di partenza per qualificare le Marche agricole a livello internazionale, dove il mercato consuma solo il 3% di olio d’oliva, quindi con possibilità di crescita esponenziali, se si lavora su logiche di filiera, hanno parlato i vari rappresentanti presenti all’incontro. La strada è tracciata, hanno detto, dal riconoscimento che assegna alle Marche la qualifica di regione produttrice di un olio di qualità certificato. L’indicazione Igp “Marche” è riservata all’olio extravergine ottenuto da olive prodotte in una zona che comprende circa il 76% del territorio marchigiano, idoneo a garantire produzioni con le caratteristiche qualitative previste. Di colore “giallo/verde”, è un olio caratterizzato da un fruttato medio, verde, amaro, piccante medio, con piccole oscillazioni verso l’intenso o verso il leggero, legate a parametri agronomici, tecnologici e all’annata. Il fruttato è caratterizzato da note erbacee fresche, accompagnate da un tipico sentore di erba, a sua volta accompagnato o sostituito da sentori di mandorla e/o carciofo, in funzione della componente varietale prevalente. Le varietà di oliva che concorrono, in maniera predominante, all’Igp “Marche” sono dodici, di cui dieci autoctone (Ascolana tenera, Carboncella, Coroncina, Mignola, Orbetana, Piantone di Falerone, Piantone di Mogliano, Raggia/Raggiola, Rosciola dei Colli Esini e Sargano di Fermo) e due (Frantoio e Leccino) coltivate sul territorio regionale da circa un secolo. L’olio extravergine “Marche” va commercializzato con, in etichetta, il simbolo europeo Igp. Tutte le fasi di produzione (coltivazione, raccolta e oleificazione) devono avvenire nella zona geografica delimitata. In controtendenza rispetto ad altre colture marchigiane, l’olivo ha conosciuto, negli ultimi 30 anni un’espansione, passando da circa 6.500 ettari dei primi anni ’80 ai 13.515 del 2010 (dati Istat). Le aziende olivicole marchigiane (ultimo censimento) sono 25.458 – di cui 1.474 biologiche – sulle complessive 44.866. Non tutte le 25mila sono specializzate, ma tutte hanno l’olivo presente nei poderi, connotando in maniera peculiare il paesaggio agrario e rurale delle Marche. La produzione, in considerazione della forte alternanza che caratterizza questa coltura, oscilla mediamente tra i 250 mila e i 350 mila quintali di olive raccolte e tra i 35 mila e i 50 mila quintali di olio. Significativo anche il numero dei frantoi: 156 (nel 201), pari a circa il 3% del totale nazionale.
 

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Una forte azione in difesa del patrimonio culturale danneggiato dal sisma
 
Comunicazione  dell’assessore al Turismo-Cultura, Moreno Pieroni alla giunta regionale
 
“Una forte iniziativa in difesa del patrimonio culturale gravemente ferito nei territori colpiti dal sisma.” E’ quanto ha proposto l’assessore regionale al Turismo-Cultura, Moreno Pieroni nella comunicazione che ha svolto nella recente riunione di giunta, “condividendo le preoccupazioni e le ansie dei sindaci dei comuni colpiti” perchè si mantenga l’integrità delle collezioni d’arte e i capolavori conservati nei luoghi che da sempre li ospitano e, dove non sia possibile, nei comuni limitrofi. 
“L’intento – spiega Pieroni – è quello di assicurare le necessarie condizioni di cura, di tutela e anche di valorizzazione, nonostante le note difficoltà.”  
“Il rischio di danneggiamento e dispersione del patrimonio culturale è rilevante – ha proseguito – e per questo, all’indomani degli incontri con gli amministratori locali, ci siamo messi al lavoro per elaborare un programma operativo che tenesse conto principalmente di un fattore essenziale: la consapevolezza che il patrimonio culturale ha valore strategico per affermare l’identità locale, che resta una leva fondamentale per la ripartenza della normalità, sia in termini prettamente di vita culturale, sia in termini sociali ed economici, convinti anche che la “ricostruzione” dei danni immateriali sia altrettanto importante per il recupero della quotidianità. Vogliamo mettere in atto una serie di azioni, interventi e iniziative per arrivare ad obiettivi concreti. ”
Il programma proposto, infatti, prevede tra le finalità, in primo luogo, di costituire un coordinamento regionale permanente in materia di beni culturali con la presenza di rappresentanti del MIBACT, della Regione Marche, dell’ANCI e delle Diocesi. Necessario, inoltre, definire i tempi e le modalità di intervento per la gestione della fase di emergenza, imprimendo un’accelerazione alla messa in sicurezza del patrimonio monumentale, architettonico e delle opere mobili. Nella proposta è prevista anche l’individuazione di luoghi dei depositi attrezzati per le opere d’arte e le modalità di gestione, regolamentando uno standard omogeneo di fruizione. 
“Fondamentale sarà, inoltre – ha sottolineato l’assessore –  definire  criteri e modalità di intervento che siano la struttura portante di un piano condiviso di ricostruzione del patrimonio architettonico e artistico pubblico, privato d’interesse pubblico ed appartenente alle Diocesi marchigiane ed agli Ordini religiosi. Inoltre – ha concluso Pieroni – la quantificazione di un adeguato sostegno finanziario a programmi ed iniziative di valorizzazione del patrimonio culturale e dei territori, considerate misure strategiche e determinanti per il rilancio dell’offerta turistica ed economica locale.”
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