Remo Croci sul post terremoto: “Meno burocrazia”

Il giornalista Mediaset Remo Croci, sambenedettese, fin dal 24 agosto 2016 è presente sulle zone del terremoto, per raccontarci storie di vita, per divulgare richieste di aiuti, per puntare i riflettori sui problemi della ricostruzione. Un lavoro continuo il suo, su quanto la popolazione di Amatrice, Accumoli e Arquata prima, e del resto del Centro Italia colpito dalle scosse del 26 e 30 ottobre poi, deve affrontare. Attivissimo, ha speso la sua notorietà a favore della gente e delle zone terremotate, sempre presente con i suoi post seguitissimi su facebook all’insegna de: “Io i fari non li spengo”. Ha anche dedicato un libro al terremoto, “3.36 La scossa assassina”, colmo di informazioni, di racconti e di foto. Il suo coinvolgimento nella catastrofe è genuino, e trasmette le forti emozioni di chi, come lui, è stato in prima linea con la gente e tra la gente vittima del sisma. Dai suoi reportage sul terremoto emerge, oltre alla indiscussa professionalità, un animo profondamente colpito dalla tragedia. In questa intervista, Remo Croci punta il dito sulla burocrazia, che rallenta la ricostruzione e affanna e avvilisce gli animi.

Remo, impegnatissimo sul fronte dell’aiuto ai terremotati: puoi fare un punto della situazione, ad oggi, sulla situazione del post-terremoto, dal tuo punto di vista?
Il mio impegno e’ solo una goccia nel mare. Ho speso e spendo le mie energie per sostenere persone che hanno poca voce per cause che ritengo giuste. Il post terremoto e’ più devastante di ogni scossa; il disagio che provoca dura molto di più, lungamente, perché viene assorbito e soffocato dalla burocrazia e spesso da comportamenti poco dignitosi da parte di coloro che hanno ruoli istituzionali.

Cosa pensi che sia stato fatto di buono finora, e cosa pensi che sia stato fatto male, o non sia stato fatto per aiutare?
Stilare graduatorie di merito o demerito lo lascio ad altri; personalmente credo che riguardo all’emergenza del dopo scossa, le operazioni di soccorso restano la parte più funzionale del sistema di Protezione. Per il resto direi che il nostro Paese e’ sempre vittima del Sistema, che ingabbia anche la più semplice pratica amministrativa che un cittadino deve eseguire. Ogni domanda, procedura o pratica diventa una corsa ad ostacoli che, invece, diversi imprenditori e affaristi non incontrano mai perché a loro sono riservate le corsie preferenziali.

Qual è, tra i tanti incontri nelle zone del terremoto, l’episodio che ti porti nel cuore?
Non riesco a citare un episodio che mi abbia colpito più di un altro. Però posso dirti che sono rimasto davvero male quando ho saputo della recente scomparsa di un ragazzo di Force, Francesco Simoni, che avevo conosciuto nei giorni del terremoto. Era uno di quei giovani che hanno scavato con le mani sulle macerie e non voleva essere di fronte ai riflettori. Teneva un profilo basso, così come i suoi amici. Lui non era per l’apparire, era per il fare. Lui, ecco, lo porto come esempio di altruismo vero!

Se tu avessi i poteri per decidere cosa fare subito, a vantaggio delle popolazioni terremotate del centro Italia, cosa faresti?
Chi pensa di avere dei poteri per risolvere la situazione è qualcuno da temere, e dunque da tenere lontano. Non si può cedere all’improvvisazione e operare con la ‘pancia’. Bisogna seguire un Piano, un Modello che finora in Italia non c’è mai stato, nonostante il Paese sia a rischio sismico in più territori. I Governi dovrebbero iniziare ad investire nella prevenzione più che intervenire dopo, con molto ritardo e male. Lo Stato deve fare lo Stato prima, e non solo dopo gli Eventi. Se proprio potessi intervenire lo farei restituendo la credibilità del Sistema. Chi promette altro e’ solo un mascalzone

Hai progetti, dopo il tuo libro “3.36 La scossa assassina” , che riguardino il post-terremoto?
Quel libro e’ stato un mio modo, un mio bisogno di reagire a ciò che ho visto con i miei occhi. Ho voluto trasmettere la mia testimonianza e affidarla ad un libro che resta sempre un fedele amico nei momenti di assoluto bisogno. E sentivo la necessità di raccontare. L’ho fatto e adesso mi fermo qui.

Remo Croci, nato a San Benedetto del Tronto, è un giornalista Mediaset. Ha iniziato la sua attività nella televisione privata Tvp, successivamente ha lavorato al TgRai delle Marche e a Il Messaggero. Dal 1994 è a Mediaset, dove ha cominciato come collaboratore nella redazione sportiva. Nel 1999 è stato assunto da Enrico Mentana al Tg5, per cui ha seguito importanti avvenimenti di cronaca, dagli sbarchi degli immigrati alla guerra in Kosovo, ai terremoti in Marche e Umbria, e quello a L’Aquila. Ha intervistato l’attentatore del Papa, Ali Agca. Per anni inviato del Tg5, inviato della trasmissione di cronaca e approfondimento “Quarto Grado” di Rete 4, dove ha seguito i processi degli omicidi di Angelo Rizzo, quello di Meredith Kercher a Perugia e quello di Sarah Scazzi a Taranto. adesso conduce la trasmissione “Il Giallo della Settimana” di TgCom 24. Ha scritto diversi libri sul mondo della pesca e del calcio, legati alla sua amatissimo San Benedetto dalla quale non ha mai voluto separarsi. E’ sposato con la collega Alessandra Borgia. 
 
 
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