Alzheimer, quando la medicina non basta
Da potenziare servizi di riabilitazione, counseling e volontariato
Ancona – Con terapie farmacologiche solo in parte efficaci contro l’Alzheimer è necessario promuovere azioni per ridurre lo stress e dare sollievo ai familiari, oltre che per rallentare o limitare gli esiti invalidanti della malattia. Sono gli “interventi psicosociali”, che includono incontri di formazione e counseling per i familiari, l’aiuto di volontari a casa, fino alla “riabilitazione occupazionale”, per il recupero delle abilità quotidiane del malato tramite semplici attività manuali. Delle potenzialità e prospettive di sviluppo in campo assistenziale se ne parla giovedì 26 gennaio (ore 9:00 Auditorium Inrca della Montagnola, Ancona) all’incontro promosso dall’Inrca, l’Istituto Nazionale di Riposo e Cura per Anziani, nell’ambito dell’attuazione del Piano Nazionale Demenze.
“Poiché vi sono evidenze cliniche incomplete sul reale effetto delle terapie farmacologiche – spiega Giuseppe Pelliccioni, responsabile Unità operativa Neurologia – negli ultimi anni si è incrementata la ricerca su attività orientate a promuovere il benessere e la qualità della vita delle persone con demenza e dei loro familiari, oltre a facilitare il graduale adattamento alla disabilità e alle conseguenze della malattia”. Nelle Marche, grazie alle recenti linee guida, è previsto il potenziamento di tali interventi, con l’Inrca nel ruolo di coordinatore.
L’incontro prevede così un approfondimento sulle iniziative di maggior successo, come il progetto Inrca My Mind, uno studio che ha coinvolto più di 300 persone over 65 con l’obiettivo di sperimentare l’effetto di un piano di “allenamento mentale” sul mantenimento e recupero delle abilità intellettive negli anziani. Il programma ha incluso tecniche mnemoniche, metodi per utilizzare la scrittura in modo efficace, ma anche passatempi comuni come parole crociate e sudoku. I risultati sono stati positivi: nella maggior parte dei soggetti con malattia di Alzheimer si è avuto un significativo miglioramento delle performance e dello stato psicologico, in particolare memoria, linguaggio e orientamento. “Con l’aumentare dei casi di demenza – conclude Fabrizia Lattanzio, direttore scientifico – è fondamentale educare ad uno stile di vita fisicamente e mentalmente attivo anche nello svolgimento delle semplici attività quotidiane”.
L’invecchiamento è il maggiore fattore di rischio per le malattie neurodegenerative. Il World Alzheimer report stima oltre 9.9 milioni di nuovi casi di demenza ogni anno nel mondo. Una cifra superiore di quasi il 30% rispetto a quella effettuata dall’Oms nel 2010.
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