Non solo parole…

 
IL LIBRO IN PENSIONE
 
 
di Gaia Di Bonaventura e Matteo Di Girolamo dell’I.I.S. “A. Capriotti” *
 
 
San Benedetto del Tronto, 2017-03-25 – È indubbio che la concezione del libro sia cambiata nel tempo. Pensiamo al Medioevo, il “periodo buio”, quando i manoscritti erano opere preziose, che pochi potevano possedere o maneggiare. Le biblioteche dei monasteri erano luoghi sacri, inaccessibili, dove gli amanuensi lavoravano con fatica e con raffinata perizia artistica. La chiusura di quei luoghi la dice lunga sul valore dei codici antichi.
Ci sono stati libri che hanno sconvolto il modo di pensare, che hanno fatto paura, con la forza delle parole; libri “galeotti”, che hanno scatenato emozioni, fino a far innamorare, segnando il destino di personaggi diventati leggendari, come Paolo e Francesca.
Ci sono stati libri che non potevano essere letti, perché avrebbero aperto le menti e sovvertito un ordine stabilito e non discutibile. Così è nato l’Indice dei libri proibiti, con cui dall’alto si controllava la cultura e ciò che poteva essere detto o taciuto.
Per lo stesso motivo, nei roghi nazisti sono finiti i libri che risvegliavano lo spirito critico dell’uomo, rivendicandone la dignità. Non è un caso che Primo Levi, nel campo di Auschwitz, cercasse di ripetere a memoria il XXVI canto dell’Inferno, trovando nel racconto di Ulisse qualcosa di miracolosamente umano e aggrappandosi a quei versi come ad un motivo di salvezza (Fatti non foste a viver come bruti […]).
Eppure oggi il libro sembra essere invecchiato, ritenuto superato e forse inutile: ci sono i dispositivi elettronici a sostituirlo, distraendo le menti, a volte per annullarle.
L’immensa comunità virtuale affascina molto più di una piccola e polverosa biblioteca: tutti commentano, pochi pensano. Ma quanta libertà perduta dietro un libro che va in pensione…
 
 
* I.I.S. “A. Capriotti” di San Benedetto del Tronto
 
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