Terrorismo: abbiamo paura?

 
di Raffaella Milandri
 
 
 
Non è una riflessione: è un dato di fatto. Gli atti terroristici che colpiscono il mondo occidentale hanno un peso diverso da quelli che accadono in Medio Oriente, in Africa, ovunque altro. Anche gli attentatori, e le vittime ovviamente, hanno un peso diverso, e vengono identificati con un nome, un volto, una famiglia. I media ci nutrono con mille dettagli, e in breve, dopo un terribile attacco come quello al cuore di Londra del 22 marzo 2017, le foto dell’attentatore, e le informazioni su di lui e sulla sua famiglia, sono diffuse ovunque, insieme a una miriade di speculazioni. Il numero delle vittime, e la loro identità, rimbalzano su tutti i giornali e telegiornali.
In realtà, la quantità di attentati e vittime di attacchi terroristici nel mondo è enorme e tale da lasciare senza nome migliaia di vittime e tanti carnefici: nel 2015 vi sono stati oltre 29.000 morti di cui circa il 72% totale concentrato in cinque Paesi, ovvero  Iraq, Afghanistan, Nigeria, Pakistan, e Syria (fonte: Global Terrorism Index GTI). A seguire lo Yemen. Paesi in cui è inimmaginabile poter vivere, e i cui orrori spesso ricoprono un trafiletto sul giornale, lontani –ma non così tanto-dalla nostra Europa.

 
Noi sediamo affranti, giustamente, davanti al televisore, e con sgomento ci immedesimiamo invece in quei turisti ignari che a Londra, sul Tamigi, si stavano godendo il panorama, facendosi foto e selfie, quel pomeriggio sul Westminster Bridge, prima di essere falciati da un SUV. Sono la nostra cultura, la nostra identità, il nostro stile di vita ad essere colpiti. Sono i nostri simboli occidentali a richiamare la nostra attenzione, il nostro dolore, la nostra condivisione, fino a farci piangere davanti al televisore, davanti a una serie di particolari e immagini che i media divulgano senza sosta. Per chi segue attentamente le news, c’è anche da dire che ultimamente, dopo gli attacchi più tristemente famosi del 2016 di Bruxelles, Nizza e Berlino, i Governi europei e i media stessi sono diventati molto prudenti e prima di annunciare che un attacco è di origine terroristica, e di matrice islamica, ci pensano due volte. Anzi, tre o quattro. Addirittura in molti casi la prima ipotesi è stata che il terrorista –sempre più spesso un “lupo solitario” sulla scena dell’attacco- fosse una persona ubriaca, psicopatica, con problemi mentali o turbe familiari. Possibilità che non viene mai contemplata negli attacchi terroristici in Iraq, in Siria, in Afghanistan, in Nigeria e Pakistan. Viene il dubbio che ci si voglia indorare la pillola, o ci si vuole forse instillare il dubbio che ogni persona con disagi mentali possa diventare un terrorista? Pericolosissimo. Forse si cerca di contrastare, in Europa, la crescente convinzione che, se la popolazione non è adeguatamente protetta, se ci sono vittime, se ci sono terroristi in libertà, la colpa è dei Governi che non fanno il loro dovere, e che non spingono affinchè le forze dell’ordine indaghino e facciano prevenzione in modo severo. E’ una convinzione giusta? E’ vero, come dice anche Papa Bergoglio, che in Europa si salvano le banche ma non le vite umane? Guardiamo insieme il budget delle spese in bilancio della UE per il 2016. Totale previsto: 155.000 miliardi di euro. Una cifra colossale.* La voce al fanalino di coda è proprio la spesa della sicurezza e cittadinanza, con 4052 miliardi di euro, che nel 2017 sono stati portati a 4284 su un totale di 157.858 miliardi di euro in bilancio previsionale. In questa voce, il 46,65% è per fondi destinati ad asilo, immigrazione e integrazione, mentre solo il 15,98% , ovvero 634, 14 miliardi, sono destinati alla sicurezza dei cittadini europei, includendo anche le misure antiterrorismo. Un 4% delle spese totali sostenute dalla UE. Bastano? Gilles de Kerchove, dal 2007, è il coordinatore antiterrorismo dell’UE. A dicembre 2016, la UE annunciava un “giro di vite nella lotta al terrorismo“, proponendo di rafforzare la banca dati di Schengen, lo Schengen Information System (Sis ). Europol, Eurojust e la nuova Guardia di frontiera e guardiacoste Ue avranno diritto d’accesso al database. Ma la riflessione da fare è questa: quanti di noi, oggi, hanno paura? Quanti di noi hanno indelebili nella mente le scene del tir di Nizza, o di Berlino, o del Suv di Londra, che falciano vittime innocenti durante momenti di festa e di relax?
* La prima voce per uscite è la crescita intelligente e inclusiva : 69.841 miliardi di euro , che si divide nelle due voci
competitività per la crescita e l’occupazione (19.010 miliardi di euro)
coesione economica, sociale e territoriale (50.831 miliardi di euro).
Poi abbiamo la crescita sostenibile (62.484 miliardi di euro) ; Europa globale (9.167 miliardi di euro); spesa amministrativa (8.935 miliardi di euro); sicurezza e cittadinanza (4.052 miliardi di euro) e per finire strumenti speciali (0,525 miliardi). I dati completi si possono visionare, in inglese, tedesco o francese, e con la specifica delle varie voci qui a questo link
http://ec.europa.eu/budget/annual/index_en.cfm?year=2016
 
 
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