Parte da UniMc il confronto sugli indicatori del benessere per le future politiche economiche del Governo

 
 
“Siamo qui a Macerata perché il ruolo dell’accademia è fondamentale”, ha detto Francesco Felici, del Mef durante il convegno “Crescita economica e benessere equo e sostenibile”. Guido M. Rey, ex presidente Istat, ha richiamato l’attenzione sul peso dell’economia criminale nella distribuzione del benessere.
 
Macerata – E’ stata scelta l’Università di Macerata per il convegno di oggi al Polo Pantaleoni dedicato agli indicatori di benessere equo e sostenibile – Bes – inclusi per la prima volta dal Governo nel ciclo di programmazione economico-finanziaria, attraverso un primo esercizio sperimentale all’interno del Documento di economia e finanza – Def di circa un mese fa.
“Siamo qui a Macerata perché il ruolo dell’accademia è fondamentale”, ha detto Francesco Felici, dirigente del Ministero per l’economia e la finanza, dipartimento del tesoro, intervenuto al posto del Consigliere del Ministro Federico Giammusso, impossibilitato all’ultimo istante a partecipare all’incontro. Lo stesso ha ricordato come da anni l’Ateneo ha un rapporto di collaborazione con il Mef per l’elaborazione del modello Computazionale di Equilibrio Economico Generale, Cge, sviluppato sulle caratteristiche del sistema economico italiano per quantificare l’impatto delle politiche fiscali e degli scenari di riforma ipotizzati. Inoltre, come ha sottolineato il rettore Francesco Adornato durante il suo saluto di benvenuto, Unimc ha attivato corsi di dottorato sui metodi quantitativi per la politica economica, offrendo un canale fondamentale di formazione sulla modellistica.  “Per mettere a regime gli indicatori di benessere – ha aggiunto Felici – sarà necessario modellizzare tante banche dati, il che richiede tanta ricerca e accademia”. Nel corso del suo intervento, il dirigente ha ricordato come l’inserimento della dimensione del benessere nella programmazione economica rappresenti un passaggio storico per l’Italia, che è il primo Paese in Europa ad attribuire agli indicatori un ruolo nell’attuazione e nel monitoraggio delle politiche pubbliche. Il prossimo passaggio prevede l’istituzione del “Comitato per gli indicatori di benessere equo e sostenibile” composto da Ministero dell’Economia, Istat e Banca d’Italia, che dovrà definire gli indicatori di benessere equo e sostenibile da collegare al ciclo di programmazione economico finanziaria.
Guido M. Rey, ex presidente Istat e professore emerito S’Anna di Pisa, ha richiamato l’attenzione sul peso dell’economia criminale nella distribuzione del benessere. “Questo fattore – ha detto – non è stato ancora inserito nel Bes. C’è, invece, una notevole intrusione dell’economia criminale nell’economia legale e non si può far finta che sia problema secondario. L’economia criminale porta redditi e profitti mutevoli derivanti dall’acquisto e dalla vendita di servizi criminali. Una volta questi venivano investiti in Italia, perché era più semplice. Poi con la legislazione Rognoni-La Torre, che ha precostituito la confisca delle attività appartenenti alla criminalità, e la contemporanea globalizzazione si portano e si investano i profitti all’estero. Quindi, la distribuzione del reddito percepita dal Def è molto vaga, perché non tiene conto dei profitti derivanti dell’economia criminale derivanti dal traffico droga, di armi e di uomini. Dobbiamo cercare di tenere insieme economia legale, sommersa e criminale, da cui deriva un prodotto distribuito che, a sua volta, dà luogo a spese assolutamente legali”.
Al convegno, moderato dei docenti Maurizio Ciaschini e Claudio Socci, sono intervenuti anche Luigi Campiglio, Federico Perali, Giulio Salerno, Fabio Bacchini, Cristina Davino, Stefania Taralli, Giorgio Garau e Matteo Ricci.

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