Tutti Tuttologi… al bar di Facebook

 

di Raffaella Milandri
 
Oggi mi voglio soffermare sul fenomeno di una nuova scienza moderna: la Tuttologia. Cito testualmente il vocabolario Treccani. Tuttologo:  neologismo di coniazione scherzosa e di tono ironico riferito a chi pretende boriosamente di sapere tutto e di poter quindi parlare o scrivere di qualsiasi argomento vantando o attribuendosi conoscenze in ogni campo. Beh, i tuttologi sono sempre esistiti, per carità. Magari, prima dell’avvento di internet, erano i classici personaggi che nei bar, al circolo delle bocce, al dopolavoro ferroviario, si basavano principalmente sul loro modo di fare istrionico, sul tono della voce sicuro, sulla decisione delle loro affermazioni, per creare un circoletto di amici pronti ad ascoltare le loro boutade, i loro filosofeggiamenti, le loro opinioni su questo e su quello. Opinioni declamate ad alto volume e con enfasi, rafforzate dall’espressione del viso e da una ampia gestualità. Oggi, il “bar” dove tutti ci troviamo a parlare o ad ascoltare, invece, è il social network: facebook e twitter in primis. 
Tutti hanno diritto di parola, affidandosi alla frase roboante di un post, e celando spesso la propria personalità dietro l’immagine del profilo. Immagine che può essere vera e attuale, a volte un selfie, ma a volte la foto di un personaggio famoso, a volte la faccia di un personaggio dei fumetti, spesso anche la foto di un cane o di un gatto, oppure la icona di un simbolo. Di certo, ognuno ha la sua da dire, in attesa di “mi piace” e commenti degli amici, in sostanza in attesa di approvazione per dimostrare di non essere invisibili. La curiosità del popolo di facebook è tanta, e quindi sono pochi – e tristi – coloro che non racimolano nemmeno un commento, che sia contro o a favore. Già perché ci sono molti che gironzolano tra i post non per approvare, bensì per criticare e far cagnara. Beati loro che hanno voglia e tempo a disposizione. Sfoglio i post, e le digressioni in materia politica sono davvero numerose, come se la politica fosse un “bene comune” su cui apporre la propria orma con affermazioni lapidarie. In realtà, i commenti fuori luogo, o schierati irriducibilmente, sono molti, e la maggior parte dei tuttologi sfoggia una competenza che non ha. Poi ci sono tante condivisioni di link ad articoli delle news, con frasi stentoree e considerazioni varie sull’ambiente, sugli animali, su omicidi, femminicidi, su attentati, su questo o quel politico, sulla Brexit o sulle elezioni francesi, sul proprio sindaco o sulla vicina di casa. Argomenti che vanno ad ondate, un giorno è sotto mira Trump, il giorno dopo la legge sulla legittima difesa. E scorrendo i post veniamo a sapere spesso opinioni di cui non ci importa un tubo. O idee deliranti. In ogni caso, ognuno è libero di esprimersi senza – o quasi – filtri, e senza aver bisogno di quella presenza fisica di cui i tuttologi dei vecchi tempi avevano bisogno. Ognuno ha ragione sul suo post. Comunque, Vive la Liberté ! Continuo a sfogliare facebook, e scopro miriadi di persone che condividono la foto del loro pranzo, o di un piatto appena cucinato: un esercito di chef! Peccato che non sempre la foto mostri qualcosa di appetibile. Ma ci piace: mangiare ci piace. Una cosa che mi colpisce, guardando facebook, è l’armata di “artisti” tuttologi: poeti, fotografi, scrittori, pittori, attori. Improvvisati. La creatività è un conto, l’arte è tutt’altra cosa. Non solo tutti sanno tutto: tutti sanno fare di tutto in maniera eccelsa. E giù tonnellate di foto-spazzatura, mastodontiche quantità di poesie-pattume, numeri ciclopici di libri-immondizia, per lo più autoprodotti, e dipinti-ciarpame. Ma per carità: i tuttologi vanno tutti incoraggiati, uno per uno; magari però, non illusi. E in questo mare che è facebook, in questo “bar” globale, cosa scarseggia spesso è proprio l’amicizia. E’ il chiedere “come stai” invece di aspettare che qualcuno lo annunci con un post. E’ il leggere la solitudine fra le righe di un amico, e invitarlo a uscire per prendersi un caffè. Basta che quando poi si esce insieme, si parli e ci si guardi negli occhi, invece di controllare a testa bassa i post del popolo di facebook.
 
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