Inrca, ricercatori precari manifestano contro la riforma Madia
Iniziative in tutti gli IRCCS pubblici italiani
Ancona, 21 giugno 2017 – 40 ricercatori, circa il 50% del personale impegnato nella ricerca, assunti con forme contrattuali atipiche come co.co.co, co.co.pro, partite Iva e borse di studio, con punte di 15 anni di precariato. Professionisti grazie a cui l’Inrca (Istituto Nazionale Riposo e Cura anziani) ha partecipato a 123 progetti europei e nazionali dal 2008 ad oggi, per oltre 18 milioni di euro di finanziamenti ottenuti, di cui 4 milioni solo nel 2016. I dati sono stati illustrati mercoledì 20 giugno all’Inrca dai ricercatori Mirko di Rosa, del laboratorio di Epidemiologia geriatrica, e Marco Socci, del Centro ricerche socio economiche per l’invecchiamento dell’Inrca di Ancona, in occasione della giornata nazionale organizzata dal gruppo di coordinamento dei ricercatori precari della sanità pubblica. L’iniziativa è parte di una mobilitazione che si svolge nello stesso giorno in tutti i 21 Irccs – Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico – pubblici italiani, con l’obiettivo di accendere i riflettori sulle conseguenze della recente approvazione del Testo unico sul pubblico impiego (‘Riforma Madia’). La riforma prevede la stabilizzazione per i lavoratori precari della pubblica amministrazione, mentre esclude il personale impiegato nella ricerca sanitaria e non prevede alcuna soluzione contrattuale alternativa.
L’iniziativa è stata appoggiata dalla direzione strategica: “Non è solo un problema di stabilizzazione, ma di riconoscimento del ruolo del ricercatore e delle figure a supporto alla ricerca nel Servizio Sanitario. L’impegno dell’Istituto – ha fatto sapere il Direttore scientifico Fabrizia Lattanzio – è di sostenere i ricercatori per non perdere le competenze ed il know-how acquisito nel corso degli anni, che rappresenta il valore aggiunto di ogni ente di ricerca”. Il punto sulla situazione attuale è stato fatto dal Direttore amministrativo Riccardo Paoli, che ha ribadito l’impegno della Direzione nell’affrontare le prossime evoluzioni normative, con l’esigenza di una ‘certezza di prospettive’, che non deve essere vista come la stabilizzazione comunemente intesa. Per Andrea Gioacchini, del Consiglio di Indirizzo e Verifica dell’Inrca, l’attenzione delle istituzioni per la ricerca deve rimanere alta, poiché ha al centro l’anziano e risponde alle nuove fragilità sociali, oltre ad essere l’unico centro a carattere geriatrico in Italia, inserito in una delle regioni più longeve.
L’iniziativa ha visto la partecipazione di Aldo Tesei e Franco Tiraboschi, dell’Associazione ‘Amici del Geriatrico’ e Fiorella Marcellini, Presidente SIGG – Società Italiana Gerontologia e Geriatria Marche. In rappresentanza dei sindacati sono intervenuti Alessandro Pertoldi, Segretario regionale Ggil Marche, Rossano Moscatelli, UilFpl e Alessandro Mancinelli, Cisl, che porterà la questione al congresso nazionale della prossima settimana.
In mancanza di una soluzione sono 3500 in Italia le figure specializzate tra cui biologi, chimici, fisici, medici, psicologi, a cui si affiancano ingegneri, statistici e amministrativi, che rischiano di restare senza lavoro dal 1° gennaio 2018. Figure che sono in grado di incidere anche sulla sostenibilità finanziaria degli enti grazie alla capacità di attirare fondi.
I ricercatori Inrca Mirko di Rosa e Marco Socci
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