La pesca della Valdaso al centro di uno studio dell’Univpm
ORTEZZANO – Tipicità e qualità di un frutto, quale la pesca della Valdaso, sono i concetti chiave su cui la Confederazione Agricoltori di Ascoli e Fermo si focalizza da sempre. Valori che possono essere tutelati anche attraverso un’etichetta che renda immediatamente identificabile la pesca della Valdaso dalle altre, per questo è fondamentale individuare un sapore caratteristico. Nel corso della V° Festa della Pesca della Valdaso, svoltasi nei giorni scorsi ed organizzata dalla Cia provinciale, i Comuni di Ortezzano e Monte Rinaldo, l’Ecomuseo della Valle dell’Aso, Legambiente, e l’Assam – Agenzia per i Servizi nel Settore Agroalimentare delle Marche, è stato chiesto ad alcuni visitatori di degustare e poi selezionare le pesche. Hanno infatti compilato dei test di assaggio, realizzati dall’Università Politecnica delle Marche, che hanno poi compilato una volta assaggiato il frutto. Hanno dovuto scegliere tra tre tipologie di pesche dal sapore diverso tra loro quale acido, equilibrato e sub acido. Al test dell’assaggio sono stati coinvolti anche i più giovani con un campione di assaggiatori di età compresa tra gli 8 e i 13 anni.
“E’ importante conoscere cosa preferisce il consumatore medio – spiega Irene Medori dottoranda dell’Università Politecnica delle Marche Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali – ma è fondamentale anche coinvolgere i più giovani, farli sentire partecipi ed educarli al consumo ed al gusto. Solo in questo modo è possibile orientare il consumo verso un prodotto che sia davvero di qualità” . Ecco che diventa necessario individuare un sapore caratteristico che identifichi la pesca della Valdaso, in modo da aiutare il consumatore nella scelta ed è necessario capire anche dove si sta orientando il gusto del consumatore. Su cinquantasei test effettuati la pesca che ha ricevuto più preferenze, ovvero il 55,4 per cento, è stata quella sub-acida quindi una pesca in cui la componente acida è molto bassa e si percepisce molto bene il sapore dolce. Le altre due pesche sono arrivate parimerito con il 25 per cento di preferenze per la pesca dal sapore equilibrato e il 19,6 per cento per quella acida.
“I risultati che abbiamo ottenuto sono perfettamente in accordo con le ricerche di mercato mondiale – prosegue la dottoranda Irene Medori – che indicano il gusto del consumatore spostarsi verso un frutto dal sapore più dolce”. I più piccoli hanno invece preferito la pesca equilibrata. Un’iniziativa, dunque, che ben si è inserita all’interno di una festa nata per focalizzare l’attenzione sull’importanza di un’agricoltura sostenibile anche attraverso la gestione attenta ed intelligente delle risorse naturali.
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