Nel “Teatro dell’assurdo”?

di Flavia Mandrelli
 
 
San Benedetto del Tronto, 2017-07-06 – Nel Teatro dell’assurdo (quello di Ionesco e Beckett per intenderci) si racconta la totale alienazione dell’uomo contemporaneo attraverso “ situazioni e dialoghi surreali, costituiti da squarci di quotidianità scomposti e rimontato in modo da creare un effetto comico e tragico al tempo stesso…le vicende sono apparentemente senza senso, l’azione e il dialogo sono ridotti al minimo” . Le sconclusionate azioni poste in essere da questa Amministrazione sembrano percorrere (beatamente incoscienti , come è ovvio) la stessa strada, solo che San Benedetto non è un teatro e i cittadini non sono spettatori.
L’ordinanza emanata dal Sindaco la scorsa settimana volta a scongiurare le conseguenze peggiori della vendita e del consumo di alcol , fa riferimento ad una notevole giurisprudenza, tra articoli di legge, decreti, circolari ecc., si dilunga in una miriade di premesse , considerazioni i, prese d’atto per arrivare poi ai divieti e agli obblighi. Nei punti 3 e 4 si fa obbligo di “ prevenire o impedire la consumazione di dette bevande al di fuori del locale di vendita…” e di “promuovere una campagna di sensibilizzazione sull’educazione al bere …attraverso l’esposizione di idonea cartellonistica sulle norme di convivenza civile”. Si conclude affermando che “È altresì vietato, dalle ore 24:00 alle ore 6:00il consumo di bevande alcoliche nelle aree pubbliche o aperte al pubblico….”
Quello che suscita stupore però e che, appena due giorni dopo, il centro cittadino si è riempito di “punti di ristoro” , (chiamiamoli cosi) in cui , ogni pochi metri era possibile consumare bevande alcoliche dentro e fuori il perimetro assegnato. Il “bello della musica” si è trasformato nello “sballo alcolico”. Ora, leggo che ci sarà anche la manifestazione itinerante “Campari” aperitivi non so cosa . Ma come si fa?
E va bene. In sostanza la tanto pubblicizzata lotta al malcostume, alla movida molesta, all’eccessivo e distruttivo consumo di alcol che doveva avere come strumenti la formazione, l’illuminazione, le video camere ecc. si riduce ad una serie di divieti e obblighi che coinvolgono esclusivamente i gestori dei locali affidando loro un compito che, in buona parte, non solo non gli compete ma che non possono porre in essere non avendo nessuna autorizzazione a seguire i clienti o impedire loro di bere al di la dei confini stabiliti dall’ordinanza.
Così, con quell’effetto tragicomico di cui dicevo nell’incipit, il primo cittadino si appella pubblicamente alla “ collaborazione dei gestori” che, “come si è capito, è fondamentale: a loro spetta il compito di svolgere un ruolo di collaborazione attiva, nel loro stesso interesse e soprattutto della comunità in cui operano”.
Teatro dell’assurdo.
Flavia Mandrelli (Articolo 1 mdp)

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