dalla Regione Marche

2017-10-05
La ricostruzione degli immobili della ditta Unimer di Arquata del Tronto, questa mattina la presentazione del progetto
 
Un’azienda che riprende l’attività nello stesso luogo dove ha operato per quasi trent’anni. La ditta Unimer Spa, operativa ad Arquata del Tronto dal 1989 per la produzione di fertilizzanti a valenza ecologica e chiusa a seguito dei gravi danni subiti a causa del terremoto, ricostruirà lo stabilimento di produzione di Arquata con i fondi assegnati per gli edifici danneggiati dal sisma 2016, con decreto firmato il 28 settembre scorso, per un importo  totale di 2.715.632,78 euro.  Grazie al contributo, unito ai fondi dell’assicurazione dell’azienda, si avvia il primo step per il rientro dell’attività produttiva nel territorio di Arquata. Il contributo consentirà infatti di dare il via alla demolizione delle strutture inagibili  e alla ricostruzione dell’immobile nello stesso luogo dove è sorto e dove è rimasto operativo, occupando 23 dipendenti.
Il nuovo fabbricato sarà realizzato secondo le normative antisismiche nella sagoma delle strutture esistenti, ma razionalizzato nelle forme e dimensioni,  al fine di ottimizzare la produzione. Gli stabili da ricostruire sono due: uno principale di circa 9 mila metri quadrati, adibito alla produzione,  e una cabina elettrica di circa 110 metri quadrati. Il nuovo edificio sarà, tra l’altro, adeguato nei colori e nei materiali al paesaggio in cui è inserito, in prossimità del fiume Tronto. Avrà forma rettangolare ed occuperà una quantità minore di suolo rispetto al precedente.
Questo primo step sarà seguito da un secondo passaggio che prevede l’acquisto di impianti e macchinari e il ripristino scorte per circa quattro milioni di euro, e da un terzo step, per circa un milione di euro, che prevede la delocalizzazione definitiva della ditta per la ripresa effettiva dell’attività produttiva ad Arquata.
Al termine del progetto i dipendenti marchigiani di Unimer potranno dunque tornare a lavorare vicino casa, nella zona industriale di Arquata, nello stesso posto in cui lavoravano prima del sisma. Questi dipendenti sono al momento impiegati a turno nello stabilimento Unimer di Treviso, alloggiando a spese dell’azienda in una struttura ricettiva vicina alla fabbrica. Lo stabilimento veneto è infatti attivo h24, su tre turni, per coprire temporaneamente la produzione che in precedenza era nelle Marche.
Il progetto è stato presentato alla stampa questa mattina dal presidente Luca Ceriscioli, insieme con il presidente di Unimer  Roberto Di Majo e l’amministratore delegato Alessandro di Majo.
“Anche oggi riconfermiamo le nostre priorità: scuole e lavoro – ha detto Ceriscioli – Attraverso questo binomio le persone restano sul territorio con i loro progetti di vita. La Unimer ci ha creduto, ha fatto scelte importanti anche con sacrifici e proprio questi ultimi sono stati ripagati attraverso la realizzazione di un nuovo stabilimento ancora più competitivo, che garantirà occupazione nel territorio di Arquata del Tronto. Con le zone franche e le aree di crisi complessa abbiamo ulteriori risorse da impiegare per chi volesse creare un’impresa in queste zone colpite dal sisma. Un ringraziamento va alla direzione dell’Unimer che in maniera tenace ha scelto di rimanere e  testimonia che con l’impegno di tutti quanti possiamo guardare  con serenità al futuro”. Il presidente Unimer Roberto Di Majo ha aggiunto: “Possiamo dire che iniziamo a mettere la prima pietra per ricostruire il fabbricato della nostra azienda. Ho espresso sin dall’inizio la volontà di rimanere ad Arquata del Tronto, in primo luogo per i dipendenti e per il territorio. Ringrazio la Regione e l’Ufficio speciale per la ricostruzione che ha in maniera speditiva effettuato la pratica del progetto di ricostruzione dello stabilimento che al suo interno avrà macchinari di ultima generazione, tecnologicamente avanzati e rispettosi dell’ambiente visto che produciamo fertilizzanti a valenza ecologica”. “Ho visto nascere questa azienda trenta anni fa  e sono convinto che la Unimer insieme alla Tod’s saranno utili motrici per portare sul territorio altre imprese” ha concluso il sindaco di Arquata Aleandro Petrucci.
 
 
Scheda azienda
UNIMER è una società italiana che produce e commercializza fertilizzanti dal 1969, protagonista nello sviluppo di soluzioni ecocompatibili per la nutrizione delle colture, con due moderni stabilimenti strategicamente dislocati nelle province di Treviso e Ascoli Piceno dove, da quasi 30 anni è una realtà ben inserita e conosciuta nel tessuto economico e sociale.
Il complesso industriale UNIMER sorge su un appezzamento di terreno ricadente nel Comune di Arquata del Tronto (AP). L’accesso avviene lungo la Strada Statale n. 4 ” Salaria” (Roma-Ascoli) Km 145, in corrispondenza del confine tra i Comuni di Arquata del Tronto ed Accumoli.
Il sisma del 24 agosto dello scorso anno ha causato gravi danni all’unità produttiva di Arquata del Tronto e per quanto, già all’indomani del terremoto, l’Azienda si impegnasse a renderla agibile in tempi brevi, le violente scosse successive non hanno reso possibili ulteriori interventi. Oggi, grazie al contributo pubblico stanziato a favore di UNIMER, la ricostruzione dell’impianto produttivo di Arquata è diventata una realtà. I lavori di ricostruzione cominceranno quanto prima, anche atteso che le rimanenti domande di finanziamenti riguardanti macchinari e spese di delocalizzazione della produzione, sia pur formalmente autonome, fanno parte di un progetto unitario e inscindibile.  Il risultato sarà la nascita di uno stabilimento industriale innovativo, rispettoso delle più severe norme antisismiche, attivate per rispondere a criteri di massima sicurezza e produttività, con grande attenzione all’impatto ambientale: un’eccellenza del settore, in grado di collocare UNIMER non solo come società leader del mercato globale dei fertilizzanti ecologici, ma anche come motore di traino per l’economia del territorio. L’obiettivo è rivedere lo stabilimento di Arquata del Tronto funzionante entro la fine dell’anno prossimo.
 
 
GRUPPO FORMENTINI: TAVOLO IN REGIONE CON L’ASSESSORE BRAVI
 
Cassa integrazione in deroga fino  al 30 novembre 2017 per consentire eventuali manifestazioni di interesse all’acquisizione delle due aziende Zefiro e Maestrale  e formazione professionale a favore della ricollocazione dei lavoratori.
Sono queste le misure proposte dalla Regione e condivise questa mattina dall’assessore al Lavoro e alla formazione Loretta Bravi,  prima al tavolo con i vertici del Gruppo Formentini i rappresentanti dei sindacati e di Confindustria e poi insieme ai lavoratori in presidio a Palazzo Leopardi (foto).
“Abbiamo incontrato le parti – spiega  l’assessore Bravi –  approfondito tutte le questioni e  apprezzato la volontà espressa dall’azienda di collaborare. La Regione ha messo in campo le misure che potrebbero andare in aiuto dei lavoratori. Ad oggi la Formentini prosegue con la cassa integrazione straordinaria.  Per quanto riguarda invece  Zefiro e Maestrale, la Regione, previa verifica con Inps,  garantirà la cassa integrazione in deroga fino al 30 novembre 2017 per i 60 dipendenti. In questo periodo si verificheranno eventuali manifestazioni di interesse per le due aziende. In caso di esito positivo, la Regione potrà continuare con la cassa integrazione in deroga fino al 31 dicembre. Oltre,  in base alla normativa non si può andare. L’azienda da parte sua si è impegnata a  favorire le manifestazione di interesse anche con un vincolo per almeno una parziale ricollocazione dei dipendenti. Allo stesso tempo la Regione Marche metterà in campo anche con un’altra misura a cui tengo in particolar modo e che considero un volano per poter ripartire: una riqualificazione dei lavoratori attraverso una formazione professionale ad hoc con i fondi europei per favorire al massimo la loro rioccupazione.  Nel corso dell’incontro – conclude l’assessore – abbiamo raccolto anche le preoccupazioni espresse dai sindacati per il futuro del settore del calzaturiero del fermano e le indicazioni sulla necessità di fare un approfondimento più generale sullo stato di salute del settore,  sulle necessità e sulle prospettive coinvolgendo anche il MISE”.
dalla Regione MarcheFORMENTINI, presidio a Palazzo Leopardi
 
BORSE DI STUDIO: DALLA REGIONE MARCHE MAGGIORI FONDI
 
 
In merito agli articoli usciti sulle cronache locali la Regione Marche precisa che questa giunta regionale non ha tagliato risorse alle borse di studio, ma al contrario ha stanziato maggiori fondi. Mai come nel mandato di questa giunta l’amministrazione in merito al diritto allo studio ha dato tante risorse e certezza dei fondi. Nel 2015, anno in cui questa giunta si è insediata, infatti, il capitolo di bilancio non prevedeva risorse. Questa giunta non solo ha immediatamente appostato un milione di euro ma, per gli anni successivi, ha stanziato 3 milioni l’anno, 9 milioni in totale del bilancio regionale. La giunta ha dunque sanato il pregresso e dato garanzie e certezze per il futuro, un dato palese che si evince dallo stesso bilancio consolidato dell’amministrazione scaricabile dal sito. L’assessore Bravi convocherà tutte le associazioni studentesche per spiegare il percorso e dare informazioni su tutti i fondi regionali, nazionali messi a disposizione per il diritto allo studio. Per quanto riguarda infatti le risorse statali, alla Regione Marche si aggiungeranno 2.235.800 di euro in più, per l’a.a. 2016/2017, rispetto all’ammontare di € 8.070.043,14, quale “quota integrativa di solidarietà” per le Regioni colpite dal sisma.
 
La biodiversità agraria delle Marche entra a scuola con un nuovo bando e una pubblicazione sugli orti scolastici.
Casini: “Formiamo consumatori responsabili”.
Bravi: “Guardare alla realtà”
L’orto come laboratorio permanente, a cielo aperto, per fare scuola, per promuovere l’agricoltura biologica, per salvaguardare la biodiversità agraria regionale. È il format marchigiano dell’esperienza di orticoltura didattica, con alle spalle oltre 20 anni di attività e più di mille progetti realizzati nelle scuole d’infanzia, primaria e secondaria della regione. Il punto è stato fatto nel corso di un incontro con le scuole marchigiane, invitate a Palazzo Raffaello per la presentazione del nuovo bando che finanzia l’iniziativa anche per l’anno scolastico 2017-2018 e del volume “Evviva l’orto che ci fa sporcare”. Due opportunità per diffondere nei ragazzi la conoscenza dei prodotti della biodiversità e accrescere la consapevolezza della qualità sostenibile. “Partiamo dalla scuola per formare consumatori responsabili, utilizzando gli strumenti e le occasione offerte dai finanziamenti destinati all’agricoltura sociale – ha detto la vice presidente Anna Casini, assessore all’Agricoltura – Vogliamo far comprendere ai bambini che l’agricoltura è un mondo vicino a noi: dalla colazione al paesaggio, all’ambiente, molto lo dobbiamo all’agricoltura. Lo vogliamo spiegare ai bambini con atteggiamenti ed esperienze virtuose. La pubblicazione, edita con l’Assam, costituisce un nuovo passo in avanti poiché dota tutte le scuole della regione di uno strumento guida che coniuga la libertà progettuale dei singoli istituti scolastici con un orientamento capace di costituire un vero e proprio format regionale. Una particolare attenzione è stata posta nell’orientare gli orti scolastici verso l’agricoltura biologica e la salvaguardia delle specie e varietà inserite nel Repertorio regionale della biodiversità agraria, oltre che favorire sinergia con le fattorie didattiche e le attività dell’agricoltura sociale”. Secondo l’assessore all’Istruzione , Loretta Bravi, “dobbiamo sporcarci le mani, non allontanare la mente dalle mani per abituare i nostri bambini a guardare alla realtà. È necessario recuperare il senso del lavoro, per non creare analfabeti della realtà. L’orto è un ottimo strumento didattico per allineare lo sguardo dei ragazzi alla reale, cioè al domani”. Nel corso dell’incontro con gli insegnati, i referenti dell’Assam hanno detto che il volume verrà recapitato a tutte le scuole marchigiane: “L’orto può fornire spunti a tante tematiche e approfondimenti delle diverse materie di studio”. Il volume è stato poi presentato dall’agronomo toscano Emilio Bertoncini che ha collaborato alla stesura: “Le Marche sono pioniere di un’esperienza che l’Italia intera dovrebbe guardare con attenzione. In questi vent’anni hanno svolto un lavoro lungo che ha dato frutti importanti e semi per il futuro. L’orto scolastico rappresenta non uno spazio fisico, ma un luogo e uno strumento di sperimentazione agronomica, sociale e didattica. La pubblicazione non è un manuale di coltura agraria, ma fornisce indicazioni per progettare l’esperienza nell’ambito del processo educativo scolastico”.

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