dalla Regione Marche

2017-10-09
CENTRI PER L’IMPIEGO: APPROVATA CONVENZIONE PER 15 MILIONI DI EURO
 
 
Oltre 15 milioni di euro alle Province destinati ai 13 Centri per l’impiego marchigiani per coprire i costi del personale relativi al 2017 e per i nuovi progetti di riorganizzazione del servizio. E’ quanto prevede lo schema di Convenzione tra Ministero del Lavoro e Regione Marche relativa alla regolazione dei rapporti per la gestione dei servizi per il lavoro e le politiche attive approvato oggi dalla giunta su proposta dell’assessore al lavoro e alla Formazione Loretta Bravi.   Il provvedimento fa seguito  al riparto delle risorse, effettuato dal Ministero del Lavoro  tra le Regioni, finalizzato al contributo, pari a 2/3, sui costi 2017 del personale a tempo indeterminato, giuridicamente dipendente dalle Province, impegnato nei Centri impiego. Per la nostra Regione l’importo previsto è pari a 10.130.241 euro. L’assegnazione e la successiva erogazione di tale importo sono subordinate alla sottoscrizione della Convenzione approvata oggi. La Regione, attraverso progetti di potenziamento, dal canto suo, sostiene i centri per l’impiego con un primo investimento pari ad 5.065.120,50 euro a valere sul POR Marche FSE 2014/2020.
“In questa fase di transizione molto delicata – spiega l’assessore Bravi –   vanno tenuti in considerazione alcuni aspetti fondamentali: il potenziamento dei servizi, la stabilizzazione del personale ed il rispetto della territorialità. Ora, garantita la certezza delle risorse nazionali e regionali con questa Convenzione, l’impegno è quello di migliorare l’efficienza e l’efficacia dei servizi territoriali pubblici per l’impiego semplificando e uniformando le procedure amministrative. Vanno inoltre garantite l’uguaglianza e l’imparzialità di trattamento attraverso l’applicazione di standard uniformi di servizio ed è essenziale promuovere un rapporto continuo e strutturato, omogeneo a livello regionale, tra le categorie del mercato del lavoro, le scuole e le università”.

Primo impianto nella regione Marche di pace maker/defibrillatore in grado di curare lo scompenso cardiaco dotato di soli due cateteri
Agli Ospedali Riuniti Lancisi-Salesi-Umberto I di Ancona è stato installato, nei giorni scorsi, il primo defibrillatore con funzione di Resincronizzazione Cardiaca (CRT) con soli due elettrocateteri anziché tre. I defibrillatori con funzione di stimolazione cardiaca sono utilizzati nella terapia dello scompenso cardiaco “non responder” alla sola terapia medica e qualora i due ventricoli non si contraggano in modo sincronizzato. Questi dispositivi salvavita permettono la stimolazione contemporanea sia del ventricolo destro che del ventricolo sinistro, ristabilendo così una contrazione più omogenea e naturale del cuore con conseguente miglioramento della funzione contrattile. Questa tecnologia, nota ormai dalla fine degli anni ‘90, richiede un intervento complesso sul paziente, in quanto bisogna posizionare tre elettrocateteri nel cuore: uno in atrio destro, uno in ventricolo destro e il terzo in ventricolo sinistro (posizionato nel seno coronarico). Il posizionamento nel cuore di questi elettrocateteri avviene tramite puntura di accessi venosi (vena succlavia o vena cefalica). “Questa è una procedura che è divenuta ormai  routinaria e viene svolta da anni con ottimi risultati nel nostro reparto, tuttavia l’inserimento di molti cateteri si può accompagnare a complicanze quali sposizionamenti degli elettrocateteri o infezioni, ciò che richiede poi un eventuale reintervento sul paziente”, riferisce il prof. Alessandro Capucci, direttore della Clinica di Cardiologia e Aritmologia degli Ospedali Riuniti. Il 21 settembre il dr. Silvano Molini e il Dr Mario Luzi, medici dell’equipe di Aritmologia guidata dal prof. Capucci, hanno impiantato, per la prima volta, in regione, all’ospedale Torrette di Ancona, un defibrillatore di nuova generazione con funzione di Resincronizzazione cardiaca, sviluppato dalla società BIOTRONIK, leader nella tecnologia medica cardiovascolare ed endovascolare, Tale apparecchio  necessita di soli due elettrocateteri anziché tre. Non è presente l’elettrodo in atrio destro. Ciò è possibile grazie alla presenza di un sensore sull’elettrocatetere del ventricolo destro e a un sofisticato sistema elettronico nel dispositivo che permettono di rilevare l’attività atriale senza avere quindi la necessità di posizionare un catetere all’interno dell’atrio. “Avere questo innovativo dispositivo per alcuni pazienti è fondamentale”, racconta il dr. Molini, “Infatti l’anatomia estremamente complessa in alcuni soggetti non avrebbe mai permesso di posizionare tutti e tre gli elettrocateteri; avremmo comunque dovuto rinunciare al catetere atriale e questo avrebbe fatto si che il dispositivo non avrebbe potuto funzionare al 100% delle sue possibilità e il paziente non ne avrebbe tratto il massimo giovamento possibile. Grazie a questa nuova tecnologia abbiamo potuto risolvere il problema e il paziente può cosi sfruttare al massimo le capacità del suo pace maker/ defibrillatore”. “Oltre a questi casi particolari” aggiunge il prof. Capucci, “in generale avere la possibilità di garantire la Terapia di resincronizzazione con due elettrocateteri anziché tre è molto vantaggioso; infatti da studi internazionali si evince come la presenza del terzo elettrocatetere aumenti il rischio di infezione procedurale di quasi cinque volte. Inoltre ogni elettrocatetere impiantato ha un rischio, generalmente molto basso, ma pur sempre un rischio, di sposizionarsi o di danneggiarsi negli anni, costringendoci poi a dover reintervenire chirurgicamente sul paziente; quindi l’utilizzo di meno cateteri ci aiuta a ridurre ulteriormente questo rischio”. Il dispositivo impiantato, come di prassi per il nosocomio anconetano, è anche compatibile con eventuali esami di Risonanza magnetica e può esserne controllato il funzionamento in remoto, grazie al trasmettitore che il paziente ha sempre con se.
 
Pari opportunità: la Regione Marche allestirà uno “Spazio nursery” a Palazzo Leopardi per le dipendenti, le consigliere e le utenti dei servizi regionali, senza oneri a carico dell’ente. Adottato il regolamento
Rendere effettiva la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, consentendo alle dipendenti e alle consigliere regionali, che lo ritengano opportuno e che vogliano usufruire della opportunità, di allattare al seno, sul posto di lavoro, all’interno di un locale idoneo e appositamente attrezzato. Le Marche sono la prima Regione ad avviare uno “Spazio Nursery” che sarà ricavato a Palazzo Leopardi, dove hanno sede diversi uffici regionali e l’Aula dell’Assemblea legislativa. Un’operazione a costo zero per l’ente. Il locale potrà essere utilizzato anche dalle utenti dei servizi regionali quando si recheranno presso le strutture della Regione. L’esecutivo ha autorizzato l’allestimento dello spazio e approvato il regolamento di utilizzo del locale che verrà predisposto, è stato chiarito in delibera, “con una dotazione standard del mobilio tra quello già disponibile, senza procedere a nuovi acquisti, procurandosi le restanti necessità da donazioni e altre opportunità, senza oneri per la Regione”. La Giunta regionale, viene sottolineato, intende organizzare lo spazio nursery “nell’ambito delle varie azioni positive che le pubbliche amministrazioni sono inviate a sostenere per le pari opportunità e la tutela della maternità”. Il regolamento prevede un utilizzo gratuito e un accesso limitato alle sole ore in cui le neo mamme svolgono gli impegni professionali o istituzionali – nell’ambito dei giorni e degli orari di lavoro – o che, pur usufruendo dei congedi di allattamento, ritengano necessario, per motivi di servizio, garantire la loro temporanea presenza in ufficio. Il locale non sarà presidiato da operatori regionali: chi ne usufruirà dovrà garantire che il bimbo sia sempre accudito da un adulto o un familiare, il cui accesso verrà autorizzato dalla portineria. L’utilizzo andrà annotato su un apposito registro.
 
RISORSE PER IL LUNGOMARE NORD DEL COMUNE DI ANCONA. IL 12 OTTOBRE LA SIGLA DELL’ACCORDO DI PROGRAMMA
 
Due milioni e 800 mila euro sugli interventi contro il dissesto idrogeologico ed erosione costiera sul lungomare nord del Comune di Ancona per la “Realizzazione della scogliera di protezione della linea ferroviaria Bologna-Lecce, interramento con gli escavi dei fondali marini, rettifica e velocizzazione della linea ferroviaria”. La Giunta regionale, riunita questa mattina, ha approvato inoltre lo schema dell’Accordo di programma, che verrà siglato il 12 ottobre prossimo tra Regione Marche, Comune di Ancona, Rete ferroviaria italiana Spa, Autorità di sistema Portuale del mare Adriatico centrale (AdSP) e Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. I fondi messi a disposizione della Regione sono Fondi europei (Por Fesr) propedeutici alla stipula dell’Accodo di programma.
“Un’operazione che mette insieme diverse opportunità per il territorio – spiega l’assessore Angelo Sciapichetti – come la difesa di quel tratto di costa, la velocizzazione della linea ferroviaria e la sua protezione dal moto meteo-marino. Un provvedimento molto atteso per il capoluogo perché consentirà ai cittadini di poter usufruire di un vero e proprio lungomare costiero nell’area della frana”.
 
 
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