Eva Cantarella e Lucia Tancredi per concludere la rassegna “Non a Voce Sola”
NON A VOCE SOLA 2017
DICIOTTESIMO E ULTIMO APPUNTAMENTO
05 OTTOBRE 2017 – H 18.00
ARENA SFERISTERIO (ex-sala cinema) MACERATA
EVA CANTARELLA E LUCIA TANCREDI
Macerata – La gloriosa Rassegna Non a Voce Sola, che mai come nel 2017 ha avuto una partecipazione di pubblico così ingente, dopo 18 tappe in altrettanti Comuni delle Marche, dal Nord al Sud della Regione, avrà la sua degna conclusione all’Arena Sferisterio di Macerata, giovedì 05 ottobre, alle ore 18 con due ospiti autorevoli ed illustri come la storica e archeologa Eva Cantarella e la scrittrice Lucia Tancredi. Saranno le due note intellettuali a dialogare sull’ultima fatica letteraria di Eva Cantarella titolata “Come uccidere il padre”. In un’epoca dove tanto si paventa l’evaporazione della figura del padre, da Lacan a Recalcati, Eva Cantarella ci offre una prospettiva differente. La nota studiosa attraverso un viaggio nella storia ci rivela le radici conflittuali della nostra cultura familiare. Dopo aver indagato con Non sei più mio padre il mondo greco, con gli strumenti del diritto e della storia ricostruisce i costumi e le abitudini delle famiglie romane risalendo fino alle origini della civiltà che ha creato i fondamenti della nostra cultura giuridica. Dimostra così che, a partire dai Sette re di Roma, a metà dell’ottavo secolo a.C., fino al sesto secolo d.C., il potere di vita e di morte dei padri sui figli è assoluto e l’uccisione del padre appartiene con impressionante frequenza alla realtà sociale di ogni famiglia romana. Le famiglie infelici o dialettiche non sono solo appannaggio dell’età moderna e contemporanea, ma un’eredità mutuata dall’antica Roma.
Con una ricerca che guarda al passato per parlare del presente, la studiosa racconta le norme che regolavano l’abbandono dei figli, la facoltà di venderli come schiavi o addirittura di ucciderli, evocando episodi di sconcertante violenza. Quella che svela è una storia tanto sconosciuta quanto decisiva per le nostre radici culturali, che ci spinge a riflettere sul carattere atavico e profondamente umano dello scontro tra le generazioni. Utilizzando lo stesso metodo e con la sagacia della storica, la nota studiosa, ha condotto opere di svelamento su aspetti differenti della relazionalità umana, primo fra tutti, il rapporto uomo-donna. Uno dei suoi saggi più famosi e divertenti, è sicuramente Dammi mille baci, titolo mutuato dal celebre carme catulliano, ove la scrittrice narra l’amore al tempo dei romani. E nel mondo romano non si comprende l’amore se non si ha contezza di come la virilitas fosse la virtù più inseguita dagli uomini romani. In guerra, in amore e nel sesso essi erano dei dominatori, del resto da una violenza, quella di Marte ai danni di Rea Silvia, nasce Romolo,il fondatore della città eterna. Connaturata alla sessualità romana era l’etica del vanto e il gloriarsi della propria virilità da cui nascono I Carmina Priapea, gioiosa celebrazione di Priapo, dio del fallo; ecco graffiti e iscrizioni di palestre, taverne, muri la cui crudezza sconfina spesso nell’oscenità, ecco leggende popolate da membri maschili che spuntano dal focolare per fecondare innocenti fanciulle. Quello del 05 ottobre sarà un’appassionata ricerca delle nostre radici culturali che tanto ci mostrano chi eravamo e quello che siamo diventati. L’incontro è promosso dall’assessorato alla cultura di Macerata e dall’assessora Stefania Monteverde che ha voluto l’appuntamento con gioioso entusiasmo. A fare gli onori di casa la scrittrice e docente Lucia Tancredi, maceratese di adozione, ma oramai gloria dell’Italia tutta dopo i riconoscimenti a livello nazionale ricevuti grazie alle sue biografie, in modo particolare l’ultima sua fatica dedicata al Lotto che oltre ai favori del pubblico ha raccolto un unanime plauso dalla critica. In una sorta di circolarità sinusoidale si chiude il ciclo di Non a Voce Sola ed è la direttrice artistica Oriana Salvucci a commentare il lungo cammino di questa sorta di peregrinatio in terra marchigiana:
“Un appassionante viaggio aperto e chiuso a Macerata. Un percorso all’insegna della potenza intesa come forza attualizzata delle donne, come capacità di audodefinirsi, come libertà di pensarsi e pensare il mondo. Dalle Scandalose di Cristina De Stefano alla morte simbolica del padre di Eva Cantarella. Vi sono dei percorsi che recano un segno, lo è stato per me, spero lo sia stato per tutte le donne e gli uomini che ci hanno seguito. E speriamo sia un arrivederci”.
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