Lombalgia e dintorni

 
 
di Maurizio Massetti*
 
PREMESSA
L’evoluzione della specie umana ha subìto un’enorme accelerazione quando, centinaia di migliaia di anni fa, l’homo divenne “erectus”. L’assunzione della posizione eretta, resa necessaria dalla scarsità di cibo sugli alberi della foresta tropicale africana, portò immediatamente a indiscussi vantaggi sul piano pratico: gli arti superiori poterono essere utilizzati per prendere oggetti, raccogliere frutti o maneggiare armi e il campo visivo aumentò di molti gradi. Grazie a queste nuove possibilità il nostro lontano antenato potè alimentarsi meglio, cacciare-raccogliere, muoversi con maggiore agilità: la sua dieta si arricchì di proteine e il suo cervello raddoppiò di peso. Il resto è quasi storia di oggi: una intelligenza nettamente al di sopra degli altri animali, la scoperta del fuoco, l’agricoltura, etc….
Insomma, scendere dagli alberi aiutò la scimmia a diventare uomo ma il prezzo da pagare fu enorme: la colonna vertebrale, predisposta per una postura “a quattro zampe” non era pronta, e non lo è ancora adesso, ad una postura eretta. La natura, o meglio le leggi dell’evoluzione, favorirono l’allungamento della colonna da quattro vertebre lombari (tipiche dello scimpanzè e del gorilla) a cinque vertebre: il risultato fu una colonna lombare più flessibile con ampia libertà di movimento ma anche una notevole instabilità e un carico eccessivo da sopportare. Il passaggio epocale da primate ad homo erectus è avvenuto troppo recentemente (migliaia di anni), quindi l’evoluzione non ha ancora preso adeguati provvedimenti. E mentre la natura escogita qualcosa di innovativo per rendere più forte la colonna lombare, la schiena dell’uomo moderno è soggetta a dolori frequentissimi…
Dunque se la lombalgia, cioè il classico “mal di schiena”, è legato a processi evolutivi tuttora in corso, mettiamoci l’anima in pace: bisogna convivere con la naturale debolezza della nostra colonna e abituarsi a trattarla un po’ meglio. Qualunque terapia ci sarà proposta in caso di mal di schiena bisogna ricordare che una educazione posturale e una buona fisioterapia saranno sempre il trattamento di prima scelta per rinforzare la colonna e impedire le recidive.
DEFINIZIONE DI LOMBALGIA
Il termine “lombalgia” ha molti sinonimi: mal di schiena, colpo della strega, rachialgia, dolore lombare… Gli anglosassoni la chiamano “low back pain”, cioè “dolore nella parte bassa della schiena”. In ogni caso è bene chiarire subito un punto fondamentale: la lombalgia è il dolore alla schiena, più o meno intenso e invalidante, che non si irradia alle gambe. L’irradiazione alle gambe prende il nome di “sciatalgia” o “cruralgia” a seconda della localizzazione (spesso inizia con una normale lombalgia) ma è quasi sempre dovuta ad un’ernia del disco lombare. Nella maggior parte dei casi la lombalgia rimane tale, pur causando dolore intenso e menomazione transitoria; in una piccola percentuale di casi il quadro di sofferenza lombare è così ingravescente e compromesso da evolvere in una erniazione del disco intervertebrale e quindi al suo “contatto” con una radice nervosa che causerà la classica sciatalgia: debolezza dei muscoli della gamba, dolore intenso, formicolii. Vista la differenza tra i due quadri dedicheremo alla sciatalgia e alle ernie del disco una trattazione a parte.
 
I FATTORI DI RISCHIO
Scarsa attività fisica, generalmente più si è sedentari più si avrà mal di schiena
Lavori pesanti e ripetitivi (camionisti, muratori, operai, etc.). Tuttavia è bene sottolineare che anche i lavori meno stressanti dal punto di vista fisco sono a rischio
Postura scorretta (soprattutto durante l’attività lavorativa)
Debolezza muscolare: la muscolatura lombare-addominale non riesce a sostenere il peso e ha difficoltà ad assecondare i movimenti, tende ad irrigidirsi e a gerare dolore. Tale muscolatura deve essere “tonificata”, questo è il motivo per cui si sconsiglia il riposo prolungato aletto
Riduzione della mobilità articolare: una mancanza di mobilità delle articolazioni della colonna è una causa importante di dolore lombare
Sovrappeso: tutto il rachide lombare, nelle sue componenti ossee, articolari, legamentose e muscolari risente dell’eccesso ponderale che contribuisce degradare i dischi intervertebrali e affaticare i muscoli della colonna
Disidratazione: i dischi intervertebrali sono costituiti da oltre l’80% di acqua che rende tali strutture elastiche ed “ammortizzatrici”; i dischi disidratati sono più sottili e meno elastici, quindi assolvono con difficoltà il loro compito
Fumo: influisce negativamente sull’ossigenazione dei tessuti e del disco intervertebrale
Quadri patologici acuti: come l’ernia del disco, le fratture vertebrali o la spondilolistesi (che possono essere causati da eventi traumatici e non)
Fattori psicologici: come un eccesso di stress, ma anche l’ansia, la paura o la depressione; anche l’insoddisfazione lavorativa è da considerare come una causa psicologica primaria (gli autori americani chiamano queste componenti “yellow flags, cioè bandiere o semafori gialli).
Alle cause sopra descritte vanno aggiunte altre situazioni “multidisciplinari” che possono costituire il territorio fertile per una lombalgia acuta o cronica: ad esempio le alterazioni dell’articolazione temporomandibolare e della masticazione, le anomalie anatomiche del piede, la scoliosi, etc.
 
CAUSE DI LOMBALGIA
La lombalgia può presentarsi con un quadro acuto e fortemente invalidante oppure in una forma cronica-continua che presenta un dolore meno intenso ma costante. La lombalgia cronica è di solito l’evoluzione di una forma acuta non adeguatamente trattata.
Le cause di lombalgia sono numerose: la degenerazione dei dischi intervertebrali, l’artrosi delle vertebre, l’infiammazione delle articolazioni intervertebrali, la fisiologica degenerazione dei tessuti che compongono il rachide, la stenosi del canale spinale, la spondilolistesi, la sacroileite. Tuttavia, a causare lo scompenso acuto di un labile equilibrio a livello della colonna vi è quasi sempre un recente movimento brusco o uno stress fisico: questi sono la causa della forma del mal di schiena più comune e benigno, la lombalgia “meccanica”.
In altri casi, per fortuna molto più rari, il dolore lombare è secondario a situazioni piuttosto preoccupanti (gli americani le chiamano “red flags”, cioè bandiere o semafori rossi): malattie neurologiche, infezioni acute del disco, tumori, fratture della colonna, aneurisma aortico. Spesso, in questi casi, la diagnosi può essere difficoltosa ma può essere facilitata da indagini strumentali come la Risonanza Magnetica e la TAC. Nelle forme “maligne” il dolore lombare si presenta insieme ad altri sintomi che il medico deve sempre indagare: febbricola, perdita di peso, storia di tumore, etc.
 
IL DOLORE NELLA LOMBALGIA
Il dolore nella lombalgia è di solito di tipo trafittivo e molto intenso; la sua durata può variare da 48-72 ore fino a oltre 2 settimane. Naturalmente, nel caso esso si manifesti oltre questo periodo di tempo, sarà opportuno procedere ad una diagnosi più approfondita con esami strumentali.
L’esordio della sintomatologia è acuto, spesso correlato ad uno sforzo fisico o ad un movimento maldestro (solitamente è lo stesso paziente a collegare l’evento scatenante alla sintomatologia dolorosa). Il dolore è intenso, in una scala da 0 a 10 esso viene quasi sempre riferito con i numeri più alti; impedisce i movimenti e le normali attività quotidiane, obbliga a posture “antalgiche” (assunte anche per la notevole contrazione dei muscoli), si accompagna a riposo notturno compromesso o nullo. Il paziente comincia ad assumere i farmaci che ha nel cassetto, di solito antinfiammatori, e poi assume terapie più idonee grazie al Medico di famiglia (decontratturanti, tachipirina, antinfiammatori, etc.). In genere la situazione migliora dopo alcuni giorni, ma in alcuni casi la sintomatologia persiste (specie se sono presenti i fattori di rischio descritti sopra). Nel caso il dolore sia ingravescente, refrattario alla terapia, accompagnato da sintomi neurologici (formicolii alle gambe, sensazione di bruciore, affaticabilità durante la deambulazione) è giustificata l’esecuzione della Risonanza Magnetica lombo-sacrale.
 
EVOLUZIONE DELLA LOMBALGIA
La lombalgia meccanica benigna è destinata a migliorare gradualmente; il primo episodio, tuttavia, dovrebbe allertare il paziente e spingerlo a cambiare stile di vita, eliminare se possibile i fattori di rischio e intraprendere un percorso di riabilitazione per evitare recidive e cronicizzazioni.
Infatti, una lombalgia non adeguatamente trattata è un fattore di rischio per “mal di schiena cronico”.
 
COSA NON FARE
Riposare a letto: nella fase iper-acuta è ovvio che i movimenti sono difficili e dolorosi, tuttavia bisogna ricordare che uno dei fattori che causano il mal di schiena è proprio l’ipotonia della muscolatura. Non esistendo un vero e proprio impedimento è bene fare comunque, non appena possibile, una minima attività fisica senza “caricare” la colonna
Risonanza magnetica o TAC: nella lombalgia benigna è assolutamente inutile eseguire questi esami nelle prime 3-4 settimane. In mancanza di “semafori rossi” le indagini sono superflue. Naturalmente sarà il Medico che esegue la prima visita a valutare i segni sospetti: la lombalgia non irradiata (senza sciatalgia) non necessita di approfondimenti diagnostici.
Eseguire massaggi o fisioterapia: sono da considerarsi come la vera terapia della lombalgia “dopo” la fase acuta. Se eseguite nella fase acuta possono essere dannose, oltre al fatto che con il dolore è molto difficile eseguire qualsiasi tipo di esercizio
Automedicazione: in questa fase sono indicati paracetamolo, antinfiammatori e decontratturanti. Molto dubbia l’utilità del cortisone se non c’è anche una sciatica. In ogni caso è il Medico che deve suggerire la terapia più appropriata, non è indicato prendere i farmaci “che ha preso il vicino di casa”…
 
COSA FARE
Tranquillizzarsi: la lombalgia acuta è una patologia assolutamente benigna che può essere adeguatamente trattata
Visita medica: bisogna sempre affidarsi al proprio medico curante. Nella fase acuta è esagerato arrivare al neurochirurgo, ortopedico, fisiatra, reumatologo, terapista del dolore, etc… Il medico di famiglia saprà fare diagnosi differenziale, valutare i sintomi e indicare la terapia più idonea
Minima attività fisica: nei limiti del possibile è necessario mantenere una certà tonicità della muscolatura che sostiene la colonna
Assumere i farmaci raccomandati nella fase acuta: di solito gi antinfiammatori e i decontratturanti sono i più indicati. Sono anche utili farmaci ad azione locale (spray, cerotti, pomate)
Alcuni farmaci possono essere somministrati localmente con aghi corti e sottili (mesoterapia): la cute farà da “serbatoio” e rilascerà le sostanze lentamente
 
2017-10-22,  (1° puntata)
* dott. Maurizio Massetti
Responsabile S.O.S.D. “Terapia Antalgica”
Area Vasta 5 – Asur Marche
 
 
 
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