Leonard Cohen “Il modo di dire addio”
Ad un anno dalla morte del grande cantautore canadese, Il Saggiatore porta in libreria un volume quantomai prezioso, “Il modo di dire addio”, raccolta di conversazioni e interviste mai pubblicate in Italia che toccano tutto lo scibile coheniano, dall’amore alla poesia, dal misticismo alla dipendenza, dalla depressione alla luce dei riflettori. Curato dal giornalista americano Jeff Burger, con una scritto di Francesco Bianconi dei Baustelle, “Il modo di dire addio” svela un mondo interiore composito e affascinante, fragile e ricco di bellezza, un mondo fatto di pensieri trasformati in grande letteratura applicata alla forma canzone. Perché in fondo Leonard Cohen è stato innanzitutto questo: un strepitoso poeta regalato alla musica, autore di alcuni dei più indimenticabili versi mai adagiati su quattro tristi accordi di chitarra acustica. Suzanne, Sisters Of Mercy, Bird On A Wire, Famous Blue Raincoat, Hallelujah, Anthem, Dance Me To The End Of Love sono soltanto alcuni dei suoi classici; Songs Of Leonard Cohen, Songs From A Room, Songs Of Love And Hate, I’m Your Man alcuni dei migliori album. E non si possono non ricordare le numerose raccolte di poesie e i due romanzi, Il gioco preferito e Beautiful Losers.
“Il modo di dire addio” è anche l’occasione per ripercorrere l’opera di Cohen accompagnati dalla sua stessa voce. E forse mai come nell’epoca buia che stiamo vivendo c’è bisogno di tornare a quelle ballate, ricetta antica e ancora viva di sublime bellezza. Lui aveva visto tutto e ci aveva avvertito: “I’ve seen the future, brother: it is murder (ho visto il futuro, fratello: è un massacro”) cantava nella profetica The Future. E per uno strano scherzo del destino, se n’è andato il giorno prima dell’elezione di Donald Trump.
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