Ritorno ad Arquata: Vittorio Camacci pronto a incatenarsi per protesta
di Raffaella Milandri
Arquata del Tronto, 2017-11-09 – Ho incontrato e intervistato Vittorio Camacci la prima volta l’anno scorso. Lui, poeta e podista, aveva da poco indossato tristemente i “panni” del terremotato, e da allora, fino adesso, è stato ospite di una delle strutture alberghiere di San Benedetto del Tronto, impaziente di tornare al suo paese, in attesa della famosa casetta SAE. Ha trascorso un inverno, poi una primavera, poi una estate sulla riviera adriatica. Nella mente sempre il ritorno a casa per sé ma soprattutto per la anziana madre. Lo ho reincontrato qualche giorno fa, avvilito, affranto, e mi sono fatta raccontare cosa è successo. Perché bisogna dare voce a chi è passato attraverso il tragico terremoto, e non bisogna abbandonarlo, per capire cosa sta succedendo adesso a più di un anno dal sisma. La casetta è stata assegnata a Vittorio finalmente, ma le cose non sono andate secondo lui nel verso giusto.
Vittorio, quanto tempo hai aspettato per la famosa casetta e dove e come hai vissuto nel frattempo?
Per avere la casetta ho dovuto attendere un anno, nel frattempo io e la mia anziana madre abbiamo alloggiato in pensione completa presso un hotel di Porto d’Ascoli, trovando nello staff dell’ albergo cortesia e gentilezza così come in tutta la città di San Benedetto che ci come ha adottati per l’intero anno.
Quali sono i tuoi progetti: rimanere ad Arquata? E per la tua casa, si potrà un giorno ricostruire oppure no?
Sono molto legato alla mia terra ma sono altresì deluso ed in contraddizione con le scelte ed i comportamenti dei miei concittadini nel dopo-sisma, per quanto mi riguarda preferirei vivere da “dissidente” qui in Riviera ma mia madre morirebbe di crepacuore lontano da casa, quindi ho l’obbligo morale di riportarla sui nostri amati monti. Con importanti e sofisticati interventi mirati la mia vecchia baita potrebbe essere ristrutturata ma la burocrazia rallenta l’inizio delle procedura di progettazione ed intervento per cui ogni giorno perso rappresenta un pericolo di crollo definitivo per l’intera struttura.
Raccontami come è la casetta che è stata assegnata a te e tua madre, nei dettagli.
La casetta prefabbricata è delle dimensioni di 40 mq, consta di tre stanze in tutto: un ingresso-salotto-cucina, una camera da letto matrimoniale ed un bagno. E’ completamente arredata ed è corredata anche di utensili da cucina, elettrodomestici e di biancheria. Le casette sono abbastanza dignitose ma costruite in tutta fretta, e presentano molte difettosità, e l’arredo e gli accessori sono di pessima qualità. Nella zona del sisma sono già tante le segnalazioni e i problemi per casette che devono affrontare il duro inverno sui monti e avere quindi un buon isolamento, un buon riscaldamento, una posizione che protegga da acqua e neve.
Ritieni dopo tutta la pazienza nella attesa della famosa casetta, che ci sia stato un trattamento iniquo nei tuoi confronti, e perchè?
Ritengo che ci sia stato un trattamento iniquo perché alcune famiglie con una situazione familiare migliore della mia hanno ricevuto casette di dimensione più grande 60 mq con due camere da letto. Inoltre nel mio Comune sono in corso una cinquantina di indagini per ” residenze fittizie ” quindi si ipotizza che alcune casette siano state assegnate a famiglie che non hanno l’effettiva residenza nel Comune, e che forse abiterebbero queste casette solo a scopo turistico nei week -end o durante le vacanze estive e questa è un’ingiustizia nei confronti di quelli come me che per restare aggrappato alla mia terra hanno consumato in 30 anni da pendolare 7 autovetture, o di quelle braccianti agricole come mia madre che hanno strappato l’ avara terra di montagna con le unghie per sopravvivere in quelle dure valli d’altura.
Quando dovresti trasferirti nella casetta? Visto che non la ritieni adatta alla tua situazione familiare, cosa pensi di fare?
Dovrò trasferirmi nella casetta entro la fine del mese di novembre ed ho intentato tutte le azioni possibili per avere una sistemazione più adeguata anche perchè le condizioni di salute di mia madre nell’ultimo anno si sono aggravate ed ha bisogno di assistenza. In via estrema se le mie richieste non saranno accettate farò un sit-in davanti al Comune di San Benedetto dove mi incatenerò in maniera simbolica per protesta.
In tutta la organizzazione post-sisma, in base al tuo punto di vista e alla tua esperienza cosa sarebbe stato da fare, in meglio, e cosa sarebbe stato da evitare?
Innanzi tutto si doveva intervenire caso per caso, non imponendo le scelte ma offrendo ad ogni nucleo familiare la soluzione migliore. Le abitazioni agibili dovevano essere subito messe in sicurezza e gli abitanti riportati a casa. Per le abitazioni lievemente danneggiate si doveva intervenire celermente in modo che anche in questo caso le famiglie potessero già essere a casa. Per coloro che hanno invece perso tutto bisognava accordarsi sull’ autonoma sistemazione o sulla casetta senza forzature di sorta.
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