Piano del Parco: sospendere no, integrare si
L’ambiente protetto è una risorsa, non un ostacolo, ed è il motivo per cui i turisti vengono sui Sibillini
Visso, 2018-01-22 – Il Piano del Parco è un documento fondamentale per il corretto sviluppo del territorio di un’area protetta e nasce da una legge approvata dal Parlamento. Quello del Parco dei Monti Sibillini è stato condiviso, sin dalla sua gestazione, da tutti i soggetti che rivestono un ruolo nelle strutture “politiche” dell’Ente, anche quelle consultive: parliamo dei Sindaci soprattutto e, non a caso, i vari Piani Regolatori adottati dai Comuni che fanno parte del Parco negli ultimi anni hanno tenuto conto del Piano, a significare il valore della condivisione delle regole contenute in questo documento. Il fatto che il Piano abbia svolto, pure in una fase ancora di non approvazione definitiva ma comunque adottato dalle Regioni Marche ed Umbria, il suo ruolo nella pianificazione delle politiche di gestione del territorio dei Sibillini, è testimoniato anche dalle quasi 1.300 osservazioni presentate dai Comuni e da vari portatori d’interesse, e su cui l’ufficio tecnico dell’Ente è stato chiamato a rispondere. Un numero elevatissimo di segnalazioni, che hanno richiesto tempo per la loro definizione, e approfondimenti.
È chiaro che la situazione venutasi a determinare con il terremoto ha creato nuove esigenze e priorità per le comunità; per questo motivo il Consiglio Direttivo del Parco nel dicembre 2017 ha approvato un percorso che porterà all’approvazione del Piano integrando nell’esame delle osservazioni, da svolgere ovviamente in collaborazione con i Sindaci dei Comuni interessati, gli aggiornamenti che saranno proposti. Questo processo è già iniziato nell’ultima assemblea della Comunità del Parco, che ha anche discusso l’ipotesi di una sospensione del Piano e di una sua nuova elaborazione, ipotesi che, però, non è stata approvata.
Da parte del Parco continua ad esserci la più ampia disponibilità a costruire insieme un percorso di progettazione condivisa per uno sviluppo sostenibile ed integrato del territorio, in considerazione anche della necessaria ripartenza post sisma su cui l’Ente si è posto come strumento di supporto non certo ostativo alla ricostruzione, bensì come garante degli obiettivi nazionali e comunitari in tema di tutela ambientale.
Ecco perché, ad esempio, relativamente all’area di Castelluccio, si è proposto di attivare un Piano di Azione per la Mobilità Sostenibile (PAMS) che ha indicato, come soluzione, una mobilità dolce ed una serie di parcheggi di limitata estensione e ben inseriti per consentire una migliore fruibilità del sito. Tali parcheggi, è bene precisare, non sono quelli cui ha fatto riferimento il presidente della Comunanza agraria di Castelluccio in alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa, che invece sono stati bocciati, prima che dal Parco, dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, dal Ministero dell’Ambiente e dall’Ispra. Quelli bocciati sono i parcheggi previsti per la struttura nota come “Deltaplano”, per i quali il Parco ha comunque indicato una proposta alternativa, e di maggiore capienza, suggerendo l’adeguamento della strada (detta “delle cavalle”) che circonda il centro abitato e che, utilizzata a senso unico, consentirebbe la sosta di oltre 250 vetture.
Il Parco non può rappresentare il capro espiatorio per i disagi che vivono le popolazioni colpite dal sisma; bisogna stare attenti a strumentalizzazioni che utilizzano il terremoto per invocare la deregulation del territorio. Come bene ha sottolineato in un suo intervento il Presidente della Comunità del Parco, Domenico Ciaffaroni, affermando che “se la gente va a Castelluccio è perché è conservato così” e “non è che perché c’è stato il sisma adesso si può fare di tutto: l’ambiente è una risorsa che appartiene a tutti e dobbiamo conservarla per i nostri figli”.
Questo è il punto: l’ambiente protetto è una risorsa, non un ostacolo. È il motivo per cui i turisti vengono sui Sibillini. Inoltre, invocare la sospensione del Piano non comporta il venir meno delle normative di tutela dell’ambiente e del paesaggio che derivano anche da direttive comunitarie, e la possibilità di poter avere in questo modo una maggiore facilità di uso del territorio è una pia illusione. Chiedere di sospendere il Piano significa invece ignorare il lavoro di anni, concertato con le istituzioni rappresentative delle comunità che vivono i Sibillini, e significa ignorare provocatoriamente la volontà dichiarata dal Consiglio Direttivo, di integrare nello stesso Piano le nuove priorità dettate dal sisma.
© 2018, Redazione. All rights reserved.