La sicurezza in banchina

PORTO DI ANCONA
 
Progetto di sperimentazione per analizzerà le procedure di sicurezza sul lavoro fra le imprese dei servizi portuali e i loro addetti e creare un modello standard da applicare anche agli altri settori
 
Il presidente Giampieri, la sicurezza sul lavoro non è barattabile con niente
 
Ancona, 22 marzo 2018 – La sicurezza in banchina. Nasce per migliorare quello che deve essere considerato un dogma il progetto “Sperimentazione di un modello territoriale di intervento integrato in materia di salute e sicurezza sul lavoro rivolto alle imprese che lavorano in area portuale”, presentato in un seminario nella Sala Marconi dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico centrale ad Ancona. Un’azione condivisa da tutto il sistema che si occupa della sicurezza dei lavoratori nel porto, Area Vasta 2 dell’Asur Marche, Inail Marche, Vigili del fuoco, imprese, rappresentanti dei lavoratori e Autorità di sistema, per creare un modello standard basato sulle specializzazioni produttive portuali, che coniughi l’assistenza con la vigilanza. Uno studio i cui risultati saranno applicati nell’operato quotidiano di lavoratori e aziende coinvolgendo Ancona in un progetto di rete nazionale Inail che interessa anche i porti di Bari, Civitavecchia, La Spezia, Livorno, Ravenna, Trieste, Venezia. 
La sperimentazione, che incrocia il Piano mirato di prevenzione in area portuale dell’Asur Marche con il Progetto gestione integrata nel settore marittimo-portuale Inail, è appena iniziata. Viene portata avanti dal Nucleo tecnico del Sistema operativo integrato, composto da Autorità di sistema, Area Vasta 2 dell’Asur Marche, Inail, Vigili del fuoco, rappresentanti dei lavoratori e delle imprese. “Come prima fase – ha spiegato Roberta Piergili, referente scientifico Area Vasta 2 -, ci siamo confrontati con 11 aziende che si occupano di servizi portuali e con 110 dei loro lavoratori in banchina. L’obiettivo era fornire loro strumenti di autovalutazione e di riflessione sul proprio operato e sull’organizzazione per arrivare a definire, nei prossimi mesi, un modello standard di sicurezza da poter condividere anche con le aziende degli altri settori portuali”. Entro l’estate inizierà un percorso di formazione di otto ore per i lavoratori sui temi della sicurezza. Il progetto, che terminerà nel 2019, prevede poi azioni di assistenza e di supporto.

“La sicurezza sul lavoro non è barattabile con niente – ha detto Rodolfo Giampieri, presidente dell’Autorità di sistema -, il miglior piano di sviluppo del porto è quello che rispetta questa regola basilare. Sono proprio le aziende, insieme a tutti i loro dipendenti, a dover essere protagonisti di questo percorso di miglioramento e potenziamento della sicurezza. Già diverse imprese stanno organizzando corsi di formazione specifici per il proprio comparto. Ora è il momento di mettere a sistema tutte le iniziative autonome in un progetto unico e condiviso”. Per Ida Simonella, assessore al Porto del Comune di Ancona, “occorre guardare a questa materia sotto un punto di vista strategico, non solo tecnico. Il tema della sicurezza è, infatti, fondamentale non solo per la sicurezza delle persone ma anche per la competitività delle imprese portuali che si inseriscono in un contesto nazionale e internazionale”. Il direttore del Dipartimento prevenzione dell’Area Vasta 2 dell’Asur Marche, Giuliano Tagliavento, ha sottolineato “il valore di poter creare un modello sulle tematiche della sicurezza portuale, che possa magari diventare riferimento nazionale come già è avvenuto per le linee guida di sicurezza sui pescherecci che abbiamo realizzato tempo fa”. Anna Maria Pollichieni, direttore regionale Inail Marche, ha affermato come “uno scenario complesso come quello di un porto, con una pluralità di siti industriali con flussi tecnologici a cui sono collegati una serie di rischi, richiede un approfondimento che è quello che vogliamo realizzare con questo progetto”. Rischi, ha detto Aldo Pettinari, direttore Servizio prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro Area Vasta 2 Asur Marche, “legati, in questa realtà, alle attività di maestranze specifiche e all’interferenza fra le diverse dinamiche produttive”.

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