“Tonya” di Graig Gillespie

La vita della pattinatrice statunitense Tonya Harding in un riuscito biopic firmato dall’australiano Graig Gillespie che ha ottenuto tre candidature all’Oscar e una statuetta per la migliore attrice non protagonista all’eccezionale Allison Janney.
 
Tonya racconta una storia che in America fece enormemente scalpore, mentre da noi forse in pochi la ricordano. Tonya Harding è una pattinatrice sul ghiaccio di Portland, Oregon, che nel 1994 finisce coinvolta nel cosiddetto scandalo Kerrigan. Il 6 gennaio, un mese prima dei Giochi Invernali di Lillehammer, l’amica rivale Nancy Kerrigan viene aggredita con una spranga sul ginocchio destro. Si scopre presto che il mandante dell’aggressione è Jeff Gillooly, ex marito della Harding, che avrebbe agito per togliere di mezzo una pericolosa avversaria di Tonya (ad oggi non è ancora ben chiaro se con il beneplacito di lei o meno). Dopo le Olimpiadi, alle quali la Kerrigan riesce comunque a partecipare aggiudicandosi la medaglia d’argento, la Harding, che a Lillehammer non va oltre l’ottavo posto, accetta di pagare una multa di 160000 dollari per non essere processata e finisce in questo modo la carriera, visto che la Federazione americana le revoca il titolo nazionale appena conquistato e la bandisce a vita dalle competizioni.
Il film di Graig Gillespie mette naturalmente questa torbida vicenda al centro del racconto, ma sa andare per fortuna oltre. La prima parte mostra allo spettatore l’infanzia di Tonya, la sua vita complicata, priva di amore, il rapporto con una madre anaffettiva prima e un compagno violento poi. Mostra anche la stima mai sbocciata da parte dei giudici e della Federazione americana, che vogliono che a rappresentare il loro Paese nel pattinaggio artistico sia un’atleta completamente diversa da Tonya, più elegante, più aggraziata, più educata. Tonya è lontana da questi standard, è una fumatrice e odia la parola femminile, ma non è una cattiva persona, o di sicuro non è una persona peggiore di quelle che la circondano, e come atleta vale le migliori: è la prima pattinatrice statunitense ad eseguire il triplo axel in una competizione ufficiale (la seconda al mondo dopo la giapponese It?). Ma chi è nata sotto una cattiva stella a volte è destinata unicamente a precipitare, e il regista è bravo a dettare i tempi della discesa con intelligente ironia, in alcuni casi degna dei fratelli Coen, come nelle scene dell’aggressione della Kerrigan, ai limiti del comico.
Aiutano la resa del film l’ottima sceneggiatura di Steven Rogers, basata sulle interviste fatte a alla Harding e a Gillooly e sul documentario della ESPN The Price of Gold, e le eccezionali interpretazioni di Margot Robbie nel ruolo di Tonya e di Allison Janney nel ruolo di sua madre LaVona (ruolo che le ha fatto vincere l’Oscar come migliore attrice non protagonista).
 
 
 
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