Okkervil River “In The Rainbow Rain”
Etichetta: ATO Records
Brani: Famous Tracheotomies / The Dream And The Light / Love Somebody / Family Song / Pulled Up The Ribbon / Don’t Move Back To LA / Shelter Song / How It Is / External Actor / Human Being Song
Gli Okkervil River tornano due anni dopo la rinascita di Away con l’intenzione di alleggerire la tensione e di proporre musica che faccia stare bene l’ascoltatore. Ci riescono parzialmente, perché In The Rainbow Rain alterna grandi brani a momenti meno efficaci. Quando funziona, però, la scrittura di Will Sheff è tra le migliori in circolazione, così letteraria, verbosa, mai ammiccante o consolatoria, invece intransigente e disturbante nella sua idea di lasciare un solco di verità e purezza. Succede, per esempio, con il brano d’apertura Famous Tracheotomies, in cui Sheff racconta della tracheotomia subita quando era poco più che un neonato con questi versi: “I was one and a half/I was my parents’ only kid, and they had lost two before that/And growing up, I always knew how close I’d come/Well, that must have been scary, mom”. Ma succede anche che ci sia dell’ironia a spazzare vie le nubi, come quando, in Don’t Move Back To LA, Sheff spiega nel dettaglio le ragioni per non vivere a Los Angeles: “You got a mountain song, just sing it out/I got a East Coast song, I’ll sing it out/Don’t move back to LA/I won’t move back to LA, my baby”. Quando rincorrono i War On Drugs (nell’eccessiva Pulled Up The Ribbon) o i National (nell’elettronica discreta di How It Is) gli Okkervil River sembrano momentaneamente perdere la bussola, ma l’impressione generale è che la classicità del suono americano trovi in Sheff e soci alcuni dei più autorevoli depositari. Probabilmente In The Rainbow Rain non sarà ricordato come il miglior capitolo della loro discografia, è nondimeno difficile trovare un altro gruppo capace della stessa intensità, della stessa densità emozionale e dello stesso coraggio. Con i suoi pregi e i suoi difetti, In The Rainbow Rain merita almeno un sette pieno.
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