Leonard Michaels “Il club degli uomini”
Molti avevano amato Sylvia, romanzo autobiografico di Leonard Michaels pubblicato da Adelphi due anni fa. Ora Einaudi riporta in libreria (con la nuova traduzione di Katia Bagnoli) l’esordio dello scrittore ebreo-americano scomparso nel 2003, Il club degli uomini. Si tratta di un romanzo del 1981 che all’epoca fu finalista al National Book Award e che racconta di un gruppo di uomini borghesi che, nella California degli anni Settanta, decidono di vedersi a casa di uno di loro per chiacchierare in libertà delle proprie scappatelle e dei propri desideri, al riparo dalle orecchie di mogli e compagne. Sono professionisti rispettabili, chi medico, chi psicoanalista e così via, ma di fronte al confronto con altri esemplari di maschio l’unica attività in cui spiccano è quella di pavoneggiarsi. Le imprese (erotiche) raccontate assumono spesso i tratti dell’assurdo e non mancano mai di mostrare in filigrana l’enorme paura del fallimento che li attanaglia. Altro che le accuse di antifemminismo che qualcuno aveva rivolto al libro alla sua uscita, le centoquaranta pagine de Il club degli uomini sono semplicemente spietate nel mettere in luce le miserie del maschio di mezza età e l’incapacità di fronteggiare la sua crisi epocale.
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