Benvegnù, Rei, Lusenti e Galimberti: Rive fa il pieno

Il Festival viaggia tra emozioni e sentimenti, la città risponde con grande partecipazione
 
Civitanova 8 luglio – Mille persone hanno assistito fino oltre alla mezzanotte al concerto di Marina Rei e Paolo Benvegnù che ieri ha chiuso la seconda giornata di Rive. Musica che ha attraversato i classici della canzone italiana rivisti e i momenti più significativi dei rispettivi repertori. Finale con un inedito: Il più grande respiro del mondo, brano scritto a 4 mani.
In tanti hanno partecipato agli eventi del Festival, ideato da Giorgio Felicetti, fin dal tardo pomeriggio con l’inaugurazione della mostra fotografica di Claudio ColottiMicropolis, la città di provincia al tempo del melting pot
Nella terrazza della palazzina liberty del Lido Cluana è stata poi la volta di Natascha Lusenti, una delle voci radiofoniche più famose d’Italia, che ha presentato il suo primo romanzo Al mattino stringi forte i desideri. La sua protagonista, Emilia, è una ragazza di trenta anni che un giorno decide di battere le sue insicurezze e sceglie di far sentire la sua voce in qualche modo: ogni mattina appende sulla bacheca del condominio un foglio con poche righe in cui raccon­ta sensazioni, ricordi, speranze. Il primo ad accorgersi di lei, in un luogo dove ci si saluta frettolosamente senza prestare attenzione, è un bambino. “Ho scelto un bambino di 10-11 anni – ha detto la giornalista – perché quell’età è fantastica: immagini un mondo in cui tutto è possibile”. 
Di bambini, ragazzi e giovani ha parlato anche Umberto Galimberti, davanti ad oltre 500 persone. “I bambini si devono annoiare – ha affermato il filosofo e psicanalista -, la creatività nasce nel tentativo di superare la noia”. Galimberti ha affrontato il tema del cinismo che pervade la nostra società e che avvilisce le nuove generazioni. Quindi suggerisce di ascoltarli perché hanno bisogno di risposte, concedendo anche il lusso di commettere gli errori che fanno crescere. E offre a ogni genitore uno strumento per interrogarsi sui propri figli, per comprendere la profondità delle loro domande e per impedire che tutte le speranze si trasformino in delusioni.

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