Con gli occhi di Bizzarri

Libero Bizzarri – un’osmosi di fluidi continua

San Benedetto del Tronto – La pretesa persistente dei circuiti accademici di catalogare sotto etichette predefinite ogni cosa, è un piano inattuabile per restituire un’immagine compiuta di Libero Bizzarri. L’unico modo, per definirne la figura, è considerare la sua vita come fosse un’osmosi di fluidi continua, un territorio le cui soglie fisiche sono stabili, ma mutevoli a seconda del punto di vista con cui le si guarda.
“Chi è Libero Bizzarri?” Possiamo affermare che Libero Bizzarri fu molte cose: maestro, giornalista, regista, imprenditore, critico d’arte, sociologo, ma tra i tanti appellativi che gli si possono attribuire forse il più adatto rimane quello di “pittore della società”, perché prima di tutto egli fu un grande scrutatore del tempo che visse.
Il confluire di multi-saperi, derivanti dalla sua personalità, vuol dire dare vita a congegni audiovisivi che custodiscono una memoria storica, la memoria di un passaggio epocale, come quello avvenuto tra gli anni ’50-’70 (le conseguenze del secondo conflitto mondiale, il neorealismo, i nuovi assetti politici e culturali), che attraverso il racconto viene esorcizzata, resa più accettabile e meno traumatica.
Che si tratti di arte, o di raccontare le conseguenze del secondo conflitto mondiale, o il progresso industriale, i documentari di Libero Bizzarri non sono che la somma, e quindi il confluire armonioso, di un background composito influenzato dalla politica, dalla cultura personale, dagli affetti, dalla sua curiosità, ma soprattutto da uno spirito democratico di condivisione del sapere. Come un moderno Socrate, Bizzarri educava i suoi alunni e chi ne fruiva i lavori, non solo alla storia o alla filosofia, ma alla vita.
A questo punto, la domanda “Chi è Libero Bizzarri?” diventa del tutto superflua, sarà più giusto chiedersi: “Cosa ci ha lasciato Libero Bizzarri?”.
Una grande eredità: uno sguardo analitico sulle radici, sul territorio che abitiamo, sulle persone che non abbiamo conosciuto e sulle loro tradizioni; un’eredità dal grande potenziale, perlopiù nota agli addetti ai lavori, che merita di ricevere nuovi sguardi, soprattutto da parte dei giovani cinefili e cineasti oltre che dagli ambienti accademici.
Biografia
Nel 1949 si trasferisce a Roma. Inizia ad interessarsi di cinema, partecipando all’attività del Circolo Italiano del Cinema, che raccoglie le personalità più rappresentative della cultura e del mondo dello spettacolo.
Collabora a diverse riviste specializzate, appassionandosi soprattutto ai problemi economici e strutturali del settore. Insieme a Libero Solaroli è autore del volume L’industria cinematografica italiana. Lavora alla redazione de l’Avanti!, di Mondoperaio e di Lavoro
Ha svolto intensa attività di documentarista, ottenendo premi e riconoscimenti ai Festival di Venezia, di Berlino, di Mosca, di Karlovy Vary.
Con Boccioni e i futuristi fu candidato al premio Oscar per il cortometraggio.
Con un gruppo di altri registi prese parte alla realizzazione del film I misteri di Roma di Cesare Zavattini.
Nel 1976 entra in RAI: per la quale realizza lavori significativi: una serie di di Di tasca nostra, inoltre Le repubbliche partigiane, La vera storia del Generale Custer, Enrico Mattei, Badoglio, oltre alla regia di varie rubriche, tra cui una serie di Di tasca nostra. Al momento della scomparsa, il 31 marzo 1986, stava lavorando alla serie I protagonisti del nostro tempo, incentrata sugli italiani  che hanno raggiunto posizioni di rilievo nel mondo.
Ha insegnato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma ed era docente di Teorie e Tecniche del Linguaggio cinematografico e televisivo all’Istituto Superiore di Giornalismo.

Premio “Libero Bizzarri”, al via la 25ma edizione

 
 
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