Mam, Museo d’Arte sul Mare: la storia – 1

TUTTE LE OPERE DEL MAM E LA LORO STORIA – 1
di Piernicola Cocchiaro
 
San Benedetto del Tronto, 2018-10-08 – Postiamo in ordine cronologico, le schede contenenti le foto di tutte le opere presenti nel MAM e realizzate ogni anno a partire dal 1996.
In aggiunta, chi volesse, puo’ leggere di seguito, la storia dell’edizione a cui si esse si riferiscono.
Le foto sono tratte dal catalogo del Festival dell’Arte sul Mare 2018, realizzato da Fabrizio Mariani, mentre la storia e’ tratta dal libro “Cercavo proprio te” di Piernicola Cocchiaro.

SCULTURA VIVA 1996
LA PRIMA EDIZIONE ED IL CUSCINO SCOMPARSO
Carlo Melloni fece un ottimo lavoro come direttore artistico e subito, nel giro di un paio di settimane, contattò e invitò otto bravissimi artisti, differenti per stile e tecnica, ma tutti esperti di scultura in pietra. Tra gli otto c’erano anche due donne, Alessandra Porfidia, di Roma e Marisa Marconi di Castel di Lama, che partecipò insieme al marito Vittorio Amadio realizzando con lui un’unica scultura. Nella rosa dei partecipanti c’era anche uno scultore di San Benedetto, Marcello Sgattoni, molto conosciuto in città per le sue tante iniziative artistiche e anche perchè era diventato quasi una leggenda da quando viveva appartato, in una sorta di isola dell’arte che si era costruito sulle colline.
A dire il vero, la partecipazione di Marcello fu una mia precisa richiesta, che feci a Melloni per onorare e valorizzare la creatività dei tanti artisti della zona, che tra gli altri aveva dato i natali a Pericle Fazzini, uno dei più grandi scultori italiani.

Il resto del gruppo era composto da Claudio Perri, noto per le sue forme astratte essenziali, Giuliano Giuliani, allora emergente in campo nazionale, Luciano Dionisi uno scultore dell’anconetano e Yoshin Ogata, un giapponese nelle cui opere astratte ricorreva sempre il tema dell’acqua.
Nelle settimane successive io mi dedicai all’organizzazione dettagliata della manifestazione, non trascurando nulla, dal contratto ENEL, ai vari permessi, alla composizione del catalogo insieme a Fabrizio, fino alla visita preventiva dell’albergo che avrebbe ospitato gli artisti che quel primo anno era a Cupramarittima, a dire il vero un pò distante da San Benedetto, ma che onestamente, apprezzai comunque moltissimo.
La prima volta che ci incontrammo con tutti gli artisti selezionati fu intorno ai primi di maggio, quando organizzai un incontro preliminare con lo scopo di far vedere loro, di persona il molo sud, dove si sarebbe svolta Scultura Viva e permettere ad ognuno di scegliere il proprio blocco di travertino, pensando che questo li avrebbe aiutati nella fase di ideazione e progettazione dell’opera. Poi, verso l’una li portai a pranzo al ristorante “La nave al mandracchio”, che avevo appena ideato, progettato e realizzato, in qualità di architetto, per il mio amico Italo Bollettini e sua moglie Teresa.
Gli artisti arrivarono il 23 giugno mattina e dopo il nostro incontro in albergo, subito dopo il pranzo, ci recammo tutti alla Palazzina Azzurra per allestire, come da programma, una piccola mostra delle loro opere, una sorta di loro presentazione al pubblico di San Benedetto. “Scultura Viva” iniziò puntuale il 24 giugno mattina.
Nonostante fosse domenica, già alle 9,00 arrivarono i tecnici della Elettropneumatica che altro non erano che Paolo e Patrizio, i figli di uno dei proprietari e che collegarono con appositi tubi di plastica dura gli scalpelli pneumatici degli scultori ad un marchingegno verniciato di azzurro che avevano realizzato appositamente ed avevano battezzato “il clarinetto” e che a sua volta, era collegato con un tubo più grande al compressore elettrico già sul posto dal giorno prima. Sul clarinetto c’erano otto attacchi da cui partivano i tubi di plastica, otto manometri e otto rubinetti. Era bellissimo!
Intorno alle 10,00 dalle postazioni di lavoro, iniziarono ad alzarsi alti pennacchi di polvere bianca, generati dai dischi diamantati delle mole che tagliavano il travertino, mentre il loro rumore copriva le proteste della gente a piedi e in bicicletta, alla quale il fumo impediva di proseguire la passeggiata domenicale sul molo.
Comunque, tutto era iniziato per il meglio, anche se c’era stato un piccolo problema elettrico, prontamente risolto dagli elettricisti del Comune Rivosecchi e Piunti accorsi in un attimo. Le cose sembrarono aver preso il giusto verso e questo mi diede una grande soddisfazione, dopo i tanti giorni che avevo speso per curare ogni dettaglio organizzativo.
Yoshin Ogata arrivò tre giorni dopo, per impegni legati al suo lavoro di artista, quando già gli altri scultori avevano finito di adoperare le mole e stavano “scolpendo” con gli scalpelli pneumatici, ma questo non gli impedì di realizzare un’opera che anche se appena sbozzata, risultò molto piacevole ed armonica. Nello stesso giorno venne a visitarci anche Carlo Melloni, con il suo cappello panama chiaro che, come si conviene ad un direttore artistico, si intrattenne durante i lavori con i vari scultori, i quali, una volta riconosciutolo, si affrettarono a spolverarsi con l’aria compressa per salutarlo ed offrirgli i loro ultimi cataloghi freschi di stampa.
Vittorio Amadio e sua moglie Marisa “per scaldare” gli scalpelli, come aveva spiegato lo stesso Vittorio, invasero anche i blocchi di travertino adiacenti, mentre Giuliano Giuliani, stava lavorando ad un blocco che non era posizionato lungo la passeggiata, ma bensì più dietro rispetto agli altri, tra la passeggiata ed il mare aperto.
Giuliano stava facendo un lavoro particolare, riuscendo a modellare la parte superiore del blocco di travertino che aveva scelto in mezzo agli altri che componevano la diga foranea, fino a riprodurre su di essa l’effetto e la morbidezza di un asciugamano distesovi sopra. A parte aveva iniziato a scolpire un cuscino di dimensioni reali che, insieme all’asciugamano, sarebbe servito ad un possibile fruitore per prendere il sole.
Un’opera molto originale, che però fu vittima della troppa fiducia di Guliano verso gli altri. Infatti, la sera, prima di andar via, egli fissò appena, con un debole perno, il cuscino alla superficie levigata del blocco di travertino fatto ad imitazione dell’asciugamano e quando tornò la mattina del giorno seguente, che era l’ultimo, il cuscino era scomparso. Non si è mai saputo chi l’avesse preso, se era stato gettato in mare o se fosse diventato un elemento di arredo in qualche giardino privato, certo è che da allora la scultura di Giuliano Giuliani è rimasta senza il cuscino, nonostante le tante promesse dello stesso di farne un altro uguale.
Oggi infatti, sui cataloghi di “Scultura Viva”, nelle pagine destinate alle opere realizzate nelle precedenti edizioni, di quella di Giuliano c’è una foto ritoccata da Fabrizio Mariani, nella quale, si può vedere un cuscino in realtà inesistente, frutto della sua capacità grafica e dei nostri ricordi, virtualmente appoggiato sul famoso asciugamano di travertino.
Nonostante il cuscino scomparso, il 30 giugno era arrivato puntuale ed io tirai un respiro di sollievo. Tutto era andato bene e nel pomeriggio ci sarebbe stata la cerimonia di chiusura della prima edizione di Scultura Viva. Intorno alle sei del pomeriggio, arrivarono sul molo il Sindaco Paolo Perazzoli e l’Assessore al Turismo Ivano Pennesi e dopo qualche minuto, Melloni iniziò a presentare alla città, da loro rappresentata, le sette opere appena realizzate dagli otto scultori, mentre molte persone che si stavano recando a pesca sul molo, noncuranti di Carlo che parlava, continuavano a passare tra lui e le autorita’ con biciclette, motorini e canne da pesca a tracolla come se non esistessero.
Dopo l’ultima busta contenente il compenso per la partecipazione, consegnata in rigoroso ordine alfabetico all’ultimo scultore e i ringraziamenti a tutti gli artisti, gli sponsors e i collaboratori, un’applauso benedì quello che era stato l’indimenticabile numero uno di “Scultura Viva” ed io fui veramente felice. MAM, Museo d’Arte sul Mare

 
 
 

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