Mam, Museo d’Arte sul Mare: la storia – 5

LE OPERE DEL MAM E LA LORO STORIA – 5
di Piernicola Cocchiaro
 
San Benedetto del Tronto, 2018-10-12 – Un nuovo post contenente le foto delle opere del MAM realizzate durante la quinta edizione di Scultura Viva, nel 2000 e la loro storia.
Le foto sono tratte dal catalogo del Festival dell’Arte sul Mare 2018, realizzato da Fabrizio Mariani, mentre la storia e’ tratta dal libro “Cercavo proprio te” di Piernicola Cocchiaro.

Scultura Viva 2000
Il primo colore
“Pescatore” di Leonardo Cumbo, fu la scultura più ammirata della quinta edizione del simposio, sia per il fatto che era un’opera a tutto tondo e quindi si distingueva dalle altre che erano state realizzate perlopiù a bassorilievo e sia per il senso surreale e l’originalità che aveva. Rappresentava infatti due dita di una mano che uscivano da un parallelepipedo e stringevano, tiraldola, la punta del muso di un pesce che non riusciva a passare attraverso il parallelepipedo opposto.
Non che le altre sculture non fossero belle, ma indubbiamente avevano meno carattere. Addirittura, la giovane tedesca Petra Lange si limitò a “bocciardare”, cioè a rendere grezza, con uno scalpello speciale, l’intera faccia di un blocco di travertino, al centro della quale realizzò poi una piccola depressione circolare un pò più liscia. Il risultato finale fu interessante e a me l’opera piacque, ma molta gente ancora oggi la considera un blocco di travertino non scolpito, non riconoscendovi alcuna forma plastica e qualcuno ogni tanto ci scrive sopra frasi d’amore con la vernice spray.
Opere insomma comunque belle, senza dubbio, ma un pò deboli. Poi la fortuna volle che uno scultore piemontese, Mario Borgna, famoso per le sue sculture che rappresentavano per lo più pagliacci, rendendosi conto da solo della “debolezza” della sua opera, mi chiese di indicargli un negozio di colori perchè voleva “ravvivare un pò” la sua scultura con un fondo rossomattone. Vicino a lui c’era Umberto Corsucci, altro importante personaggio della scena artistica italiana, che sentito quello che stava dicendo Mario, gli chiese il favore, se fosse andato, di portargli del colore azzurro.
In effetti il bassorilievo di Mario cambiò letteralmente faccia e i suoi tre bianchi “pierrot” danzanti, che aveva realizzato, si staccarono con forza dal fondo colorato, regalando alla scultura quel ritmo che le mancava. Anche Umberto colorò di azzurro alcune parti del suo bassorilievo, che oltre a vivacizzarsi, acquisì così anche un maggior effetto prospettico e una maggiore profondità.
I due interventi cromatici piacquero molto al pubblico e anche al direttore artistico Carlo Melloni che si trovò di fronte al fatto compiuto quando presentò le opere realizzate, alle autorità convenute durante la cerimonia di chiusura del simposio. Le due opere furono le prime ad essere colorate tra quelle fino ad allora realizzate durante Scultura Viva, ma poi negli anni successivi furono diversi gli interventi cromatici aggiuntivi e sicuramente fu quel primo colore ad ispirarmi in seguito l’idea delle pitture murali nel terzo tratto del molo sud.
Durante la cerimonia di chiusura del simposio il pubblico applaudì tutte le opere, quella surreale di Cumbo, quelle colorate di Corsucci e Borgna, quelle del belga Luc Navet e della scultrice israeliana Anat Galandski, che, pur molto differenti tra loro, avevano in comune il fatto che interessavano non solo il fronte dei due blocchi, ma anche la loro parte superiore e quelle degli altri due scultori italiani Sandro Piermarini e Bruno Sodini che erano entrambe ispirate al mare, come dimostravano i loro titoli “Zooplancton” e “Fossili marini”.
Anche l’opera di Petra Lange fu applaudita dal pubblico, nonostante che Carlo Melloni dovette fare uno sforzo in più per sintetizzare e renderne comprensibile ai più il suo significato. Petra, dopo l’esperienza artistica sambenedettese, girò un po il mondo, prima di rifugiarsi cinque anni dopo, nel 2005 a Treia, nella vicina provincia di Macerata.
Rimanemmo sul molo per ancora un pò di tempo dopo la cerimonia e si continuò a parlare dei lavori, a fare fotografie a scambiarsi gli indirizzi postali e per chi già l’aveva, l’indirizzo e-mail. Poi ci trasferimmo tutti come succedeva da ormai quattro anni, nella vicina trattoria “Molo Sud”, alla radice del molo, dove Vincenzo ci aspettava per la cena di arrivederci a base di pesce.
Era finita anche la quinta edizione, “Scultura Viva” stava incominciando a diventare adulta ed era arrivata l’ora di cambiarle il titolo. Continua
MAM, Museo d’Arte sul Mare
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