Mam, Museo d’Arte sul Mare: la storia – 8

LE OPERE DEL MAM E LA LORO STORIA – 8
di Piernicola Cocchiaro
 
 
 
San Benedetto del Tronto, 2018-10-24 – Una nuova scheda contenente le foto delle opere del MAM realizzate durante la settima edizione di “Scultura Viva”, nel 2003 e la loro storia.

Le foto sono tratte dal catalogo del Festival dell’Arte sul Mare 2018, realizzato da Fabrizio Mariani, mentre la storia e’ tratta dal libro “Cercavo proprio te” di Piernicola Cocchiaro
Scultura Viva 2003

Il paesaggio “intimo” di Isa
Isa era Isa Bourland, una scultrice francese che quell’anno realizzò una scultura che lei voleva fosse un pò ambigua, ma che invece fu fin troppo esplicita. Isa era una bella donna e quella sua aria “francese” e quella sua romantica “erre moscia”, ne aumentavano il fascino, rendendola molto attraente. Anche Adriano, il fotografo “freelance” nostro amico, che ogni anno per quasi tutta la settimana di Scultura Viva, andava fotografando tutto e di più, rimase colpito dal fascino di Isa e ogni volta che veniva al molo sud, per fare foto da inviare ai giornali, passava gran parte del suo tempo a fotografarla.
Quell’anno c’era anche un’altra donna, la scultrice tedesca Ulrike Ahme, ma la sua presenza non fu così “notata” come quella di Isa. Il resto del gruppo dei partecipanti era formato da uomini dei quali due stranieri, l’olandese Jan Van De Pol e il bulgaro Kamen Tanev e quattro italiani, Francesco Panceri, Marino di Prospero, Piero Gensini e Francesco Santori, di Grottammare, che partecipò come artista locale.
Le sculture che ebbero più successo furono quella del bulgaro che si intitolava “Piece of time” e rappresentava una sorta di ingranaggio di orologio e dunque un pezzo di tempo, come appunto diceva il titolo e quella di Marino di Prospero, che realizzò una bellissima opera astratta a tutto tondo, molto elegante praticamente asportando la metà del blocco di travertino che aveva scelto e che aveva una forma tra quella di un fiore e di un uccello.
Anche il lavoro di Francesco Santori, piacque molto, soprattutto perchè leggibile da tutti, in quanto rappresentava conchiglie e frutti di mare dalle proporzioni giganti. La scultura della tedesca, come fu anche per quella della sua connazionale, che partecipò nel 2000, fu diciamo “tollerata” dal pubblico, in quanto molto, molto semplice e per lo più incomprensibile.
L’olandese non si spese molto e realizzò un bassorilievo un pò leggero che, anche se colorato, comunque sempre leggero era e che intitolò “L’olandese volante”.
Francesco Panceri scolpì una scultura interessante, basata sul gioco dei pieni e dei vuoti che nella sua parte centrale, dava l’idea di un passaggio, di un “Varco” esattamente.
La francese Isa Burland, invece fece una scultura astratta, che voleva richiamarsi un pò ambiguamente, ad una parte femminile “intima” e che si sviluppava su un grosso blocco adiacente la passeggiata, ma che all’insaputa dei più, compreso me, lei aveva continuato a piccoli tratti sulle creste degli altri blocchi allineati verso il mare. Nessuno si era accorto di quella continuità e tantomeno io. Lo schizzo che inviò Isa, da pubblicare sul catalogo di Scultura Viva, rappresentava infatti la sola scultura grande, quella sulla passeggiata.
Fu lo stesso Adriano Cellini a dirmi della cosa quando ormai Scultura Viva era finita e allora appena ebbi tempo, andai al molo sud per vedere più dettagliatamente quel “Paesaggio intimo” della Burland che mi descrisse nei particolari Adriano. Fu in effetti una sorpresa e non me ne sarei mai accorto se lui non me lo avesse detto. In pratica Isa, aveva continuato verso il mare la traccia, la memoria, di quella forma “intima” che aveva realizzato in grande, sul blocco adiecente la passeggiata, intaccando appena, con la mola, la cresta dei due blocchi successivi al primo verso il mare e finendo questa specie di “linea” sulla parte superiore di un terzo masso più lontano, ma comunque ben visibile, sul quale aveva riprodotto un piccolo sesso femminile.
Questo fu il lato artistico e, se vogliamo, ironico dell’edizione svoltasi nel 2003, ma purtroppo anche quell’anno dopo alcune settimane dalla sua chiusura, ci fu un nuovo atto vandalico e a farne le spese fu proprio la bella scultura di Marino Di Prospero. La sommità di quella specie di cono curvo che si ergeva al centro della sua scultura fino ad allinearsi con la sua sommità, fu brutalmente spezzata, probabilmente con una mazza di ferro e forse con la stessa che sfondò il vetro della bacheca realizzata dalla scultrice giapponese nella 4^ edizione del 1999. L’eroe nell’ombra aveva colpito ancora e gli atti vandalici erano così saliti a dieci.

 
 
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