Ascoli Piceno. Le torri, la storia, il travertino
Ascoli Piceno. Le torri, la storia, il travertino è un ambizioso progetto teso alla valorizzazione della nostra città, per comunicarla in modo elegante ad un pubblico eterogeneo e appassionato del bello.
È un libro, il primo mai realizzato su una città storica, che parte dal basso, attingendo cioè dal lavoro di bravissimi fotografi ascolani e non da nomi di richiamo. Questo espediente di approccio al progetto ci ha permesso di lavorare sulle passioni e sulle forti emozioni dei fotografi, elemento fondamentale per raccontare Ascoli con lo sguardo di chi la ama ogni giorno e ogni giorno esce a cercarne quella luce, o meglio quei tagli di luce, che ne descrivono la bellezza. Potrebbe definirsi, a ragione, il primo esperimento di social book, o anche libro condiviso, che fa della sinergia il suo punto di forza e il suo valore aggiunto.
Il libro, patrocinato dal Comune di Ascoli Piceno, con più di 130 foto scattate da 12 fotografi ascolani, è arricchito da scritti e testi di importanti storici e personalità cittadine ed è tradotto in 2 lingue (italiano e inglese).
Il progetto nasce da due esigenze fondamentali: la prima è quella di dare ad Ascoli Piceno un libro fotografico che ne esalti la bellezza, che sia in grado di mettere in risalto quel dialogo continuo tra la sua pietra, il travertino, e la luce; la seconda ha un valore di testimonianza, perché se una parte dei fotografi valorizzerà la bellezza di Ascoli, un altro gruppo sarà impegnato a documentarne le ferite e le cicatrici causate dal sisma del 2016, che ne ha segnato la millenaria pietra, ma non ne ha scalfito lo spirito di rinascita e di resilienza. Sarà quindi un documento completo che, per dirla con le parole di L. Cohen, vuole dimostrare come dalle ferite, dalle crepe, possa passare la luce.
Il lavoro di condivisione e stretta collaborazione con i fotografi e con gli autori dei testi, difatti, ci ha spinti a non fermarci alla realizzazione e alla diffusione del volume, ma a far sì che si creasse un circuito virtuoso di “circolarità” e “restituzione”. Ritenendo che le energie messe in campo dovessero tornare alla città stessa, dopo attente valutazioni, la CE ha pensato di adottare un dipinto murario del ‘400 presente nella splendida chiesa di San Pietro Martire e di destinare parte dei proventi derivanti dalla vendita del volume al restauro dell’opera.
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