Jeff Tweedy “Warm”

Etichetta: Dbpm Records
Brani: Bombs Above / Some Birds / Don’t Forget / How Hard It Is For A Desert To Die / Let’s Go Rain / From Far Away / I Know What It’s Like / Having Been Is No Way To Be / The Red Brick / Warm (When The Sun Has Died) / How Will I Find You?
Produttori: Jeff Tweedy & Tom Schick
 
Il Jeff Tweedy confidenziale è solo uno dei diversi Jeff Tweedy possibili ma, come tutti gli altri, è un autore e un performer di stellare bravura e ad ulteriore dimostrazione arriva Warm, il primo album vero e proprio firmato col suo nome. E’ vero che l’anno scorso c’era stato Together At Last, che raccoglieva però vecchi brani dei Wilco rifatti in chiave acustica, mentre nel 2014 aveva visto la luce Sukierae dei Tweedy, progetto condiviso da Jeff con suo figlio Spencer, ma Warm è un’altra cosa: è una raccolta, breve e fulminante, di undici brani che sono quanto di più intimo, profondo e sincero il musicista di Chicago abbia registrato nell’ultimo lustro. La poetica di Jeff è in primo piano con la sua innocenza sbilenca e i suoi cambi d’umore, sempre in bilico tra dignitosa depressione e arrendevole spavalderia. E’ in ogni caso su un ossimoro che si regge l’ecosistema di Jeff Tweedy, artista capace come pochi di suturare insieme i poli opposti dell’essere umano, di farli convivere in composizioni che somigliano a carezze, sia che suonino slowcore come How Hard It Is For A Desert To Die, sia che recuperino la rarefazione tipica di Yankee Hotel Foxtrot come From Far Away, sia che assumano un andamento velvetiano come The Red Brick.
Warm è un album in cui Jeff si guarda allo specchio e si parla in modo spudoratamente poetico. Per chi ascolta è impossibile rimanere indifferente alla grazia dei suoi versi, che presto assumono vita propria e si fanno universali. Uno dei temi maggiormente sviluppati è quello della morte, non potrebbe essere altrimenti visto che Jeff negli ultimi anni ha perso suo fratello e suo padre. “Don’t forget sometimes/We all/We all thing about dying/Don’t let it kill you”, canta in Don’t Forget, mentre in From Far Away dipinge un possibile scenario per quando sarà la sua ora: “If I die/Don’t bury me/Rattle me down/Like an old machine/Take my books/And my magazines/My photographs/Of you and me/Everything/I won’t need”, in assoluto il momento più struggente del disco. Quello di Warm è un Jeff Tweedy disilluso (“I know it’s a lie/When you say it’s ok/I know what it’s like/To not feel love”), che ciononostante si ostina a distillare bellezza e a non prendersi troppo sul serio (“I break bricks/With my heart/But only a fool/Would call it art”); un Jeff Tweedy che non vuole travolgere ma soltanto stordire con piccoli ricami di acustica e una voce che promette di far assaporare le lacrime. Promessa mantenuta.
 
 
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